Fondi ai gruppi: come spenderli |I regolamenti da oggi online - Live Sicilia

Fondi ai gruppi: come spenderli |I regolamenti da oggi online

Dopo il caso "spese pazze", e anche grazie al recepimento del decreto Monti, i gruppi del parlamento regionale si danno una regolata. Come disposto dall'ufficio di presidenza, d'ora in poi le risorse messe a disposizione dall'Ars potranno essere spese solo secondo regole che - però - sono ancora molto vaghe.

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PALERMO – D’ora in poi, il “buon senso” non basterà più: i gruppi del parlamento regionale, prima di spendere anche un solo centesimo dei contributi elargiti dall’Ars, dovranno avere tutte le pezze d’appoggio. E anche questo potrebbe non bastare. Perché il consiglio di presidenza dell’Assemblea, sulla base dei principi contenuti nella legge sulla spending review, ha stabilito quali sono le spese ammesse e quelle vietate, e ha imposto ai gruppi di stilare un regolamento interno che – da oggi – è visibile anche sul sito web dell’Ars.

Una regola che finora ha ‘rispettato’ solo il Pid-Grande Sud, ma poco a poco (assicurano dagli uffici di Palazzo dei Normanni) arriveranno anche i documenti relativi agli altri gruppi parlamentari. Circa 700 euro al mese a deputato che dal primo gennaio l’amministrazione del parlamento mette a disposizione dei gruppi – al posto dei 2.400 erogati prima che venisse recepito il decreto Monti – e che potranno essere spesi solo con il benestare del capogruppo. Inoltre, tutte le spese dovranno essere rendicontate minuziosamente attraverso la presentazione di scontrini e fatture, e dovranno essere riconducibili “esclusivamente all’attività istituzionale del gruppo”.

Sulle modalità di spesa, però, le regole sono ancora molto vaghe. Come si legge nel regolamento del Pid, ad esempio, le risorse messe a disposizione dall’Assemblea non potranno essere utilizzate per finanziare le spese di funzionamento di partiti e movimenti politici, per “sostenere rapporti di collaborazione a titolo oneroso con i membri del parlamento nazionale, europeo o con i membri dei consigli regionali di altre regioni”, per finanziare spese di comunicazione relative all’attività politica svolta prima dell’elezione all’Ars, per spese personali del deputato, per l’acquisto di strumenti di investimento finanziario e per l’acquisto di automezzi. I gruppi avranno invece il placet di Palazzo dei Normanni per tutte le spese relative all’acquisto di materiale di cancelleria e di ufficio e, più in generale, per tutto ciò che potrà essere giustificato come spesa di funzionamento del gruppo, o spesa ‘istituzionale’.

E questo anche se – come previsto nella stessa legge sulla spending review – è compito dell’Assemblea mettere a disposizione dei gruppi tutto ciò che è necessario al loro funzionamento. La lista delle spese ammissibili continua: i fondi dell’Ars potranno essere utilizzati per acquistare libri, riviste, quotidiani e altri strumenti di informazione “anche su supporti informatici”, per spese telefoniche e postali, per la promozione istituzionale, per l’acquisto di spazi pubblicitari “esclusivamente per la promozione dell’attività istituzionale del gruppo”, e per spese di rappresentanza e che prevedono anche “ospitalità ed accoglienza per personalità e autorità”.

Tutte queste voci giustificherebbero molti degli acquisti contestati dalla guardia di finanza dopo l’indagine sulle “spese pazze” del parlamento regionale. L’ex capogruppo di Fli, Livio Marrocco, ha spiegato (ad esempio) che quei fumetti di Diabolik erano in allegato con un quotidiano, e altre spese – come l’acquisto di regali di nozze, le cene o la famosa Louis Vuitton di Giulia Adamo (ex capogruppo Udc) – , sono state giustificate come “spese di rappresentanza”. Se non è ancora chiaro, quindi, dove si trova la linea che separa le spese permesse da quelle vietate, è pur vero che tutto dovrà essere rendicontabile e tracciabile: nessun pagamento in contanti, nessuna spesa non registrata. Cose che, per la verità, i capigruppo dell’Ars assicurano non fare più già dall’inizio della nuova legislatura.


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