Fondi Ue, il "pasticcio" | dell'assistenza tecnica - Live Sicilia

Fondi Ue, il “pasticcio” | dell’assistenza tecnica

A luglio il governo non ha rinnovato il contratto con Ernst & Young per le attività di controllo e rendicontazione della spesa comunitaria. "Se ne occuperà Sviluppo Italia Sicilia" aveva annunciato il presidente Crocetta. Ma quella società non avrebbe potuto, a causa di un evidente conflitto di interessi. Così, è partita la caccia a nuovi professionisti. Che verranno selezionati dal governo nazionale. I Cobas Codir: "Questa è 'manciugghia'"

PALERMO – “Se ne occuperanno i dipendenti regionali”. Il governatore ne era sicuro. Non serviva una grande azienda privata per la cosiddetta “assistenza tecnica” sulla spesa dei Fondi europei. Ci riferiamo, per intenderci, a tutte le attività di monitoraggio, controllo e rendicontazione che accompagnano l’utilizzo dei fondi comunitari. “Se ne occuperanno i dipendenti regionali”, decise Rosario Crocetta. Strappando (o meglio, lasciando “scadere”) il contratto con la multinazionale Ernst & young.

Via i privati dalla Regione, insomma. “Costano troppo”. Anche se qui soldi erano già destinati dall’Europa a quelle specifiche attività. L’assistenza tecnica, nelle idee del governo, sarebbe stata svolta da una delle società partecipate della Regione: Sviluppo Italia Sicilia. Ma oggi, la Regione si è accorta che quella società non può fare quello che facevano i privati. Così, adesso, il governo è costretto a correre ai ripari. Cercando una ventina di esperti esterni alla Regione. E più in fretta possibile.

Il paradosso è raccontato tutto in un breve avviso pubblico: “Si rende noto – si legge – che il Dipartimento regionale della Programmazione, nella sua qualità di Autorità di Gestione del P.O. FESR Sicilia 2007-2013, nel mese di ottobre procederà ad inoltrare alla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Funzione Pubblica – Ufficio per la Formazione del Personale delle Pubbliche Amministrazioni apposita richiesta di estrazione di figure professionali dalla Bde”. La “Bde” è un’apposita banca dati degli esperti della Pubblica amministrazione, istituita nel 2008. Da lì bisognerà pescare per conferire “incarichi di assistenza tecnica nei settori del monitoraggio e dei controlli di primo livello del suddetto Po Fesr Sicilia 2007-2013, secondo le procedure previste dal regolamento sull’organizzazione e sul funzionamento della banca dati”.

Gli esperti, quindi, dovranno fare parte del lavoro che prima veniva compiuto da altri “esperti esterni”: quelli della società che aveva sottoscritto un contratto con la Regione. Il governo, insomma, si è accorto che Sviluppo Italia Sicilia non avrebbe potuto mai agire come soggetto responsabile dei controlli, essendo, per semplificare, una società della Regione (la società è pubblica al 100%) che avrebbe dovuto verificare la regolarità delle procedure portate avanti dalla Regione stessa.

L’alternativa era quella della pubblicazione di un nuovo bando, alla ricerca di altri privati pronti a fare quel lavoro. Ma i tempi sarebbero stati lunghissimi, e adesso il tempo stringe. E l’avviso, a dire il vero, non è altro che una sorta di passo preliminare: gli esperti che vogliono entrare nella banca dati potranno ancora farlo. Poi sarà il governo nazionale, nello specifico il ministero della Funzione pubblica a “pescare” i professionisti esterni necessari. Ne serviranno circa una ventina. E verranno selezionati direttamente dal ministero della Funzione pubblica.

E così, viene archiviata l’idea del governatore di gestire tutta l’operazione “in famiglia”. Cioè tramite il lavoro dei dipendenti regionali. Un’idea sorta lo scorso luglio, quando Crocetta, dopo la segnalazione dell’ex capo dipartimento della Programmazione Felice Bonanno, decideva di interrompere il rapporto con la Ernst & Young. I privati avevano sottoscritto un contratto “tre più tre”. Ovvero, dopo tre anni, era previsto il rinnovo. Rinnovo che, appunto, non è arrivato. A luglio, però, la Regione delibera una “mini-proroga” di tre mesi in vista del passaggio delle “consegne”, appunto a Sviluppo Italia. Tre mesi scaduti il 21 settembre scorso. Quando il governo ha inviato una lettera all’ormai ex presidente di Sviluppo Italia Sicilia, Cleo Li Calzi. Nella lettera, una sorta di richiesta di disponibilità a mettere a disposizione il personale per l’assistenza tecnica. Dopo l’ok della società, però, si è fermato tutto. E lo stop repentino della Regione è in qualche modo spiegato da quest’ultimo avviso.

L’Europa, infatti, avrebbe sottolineato la necessità che il controllo venisse operato da soggetti “terzi”. Il rischio sarebbe stato quello della perdita dei Fondi, anche dopo la rendicontazione. E allora, ecco la repentina marcia indietro. Anzi, l’inversione “a U”. Dopo la cacciata degli esterni, e le promesse di affidare tutto agli interni, la Regione va alla ricerca affannata di una ventina di nuovi esterni. Che si insedieranno, verosimilmente, non prima dell’anno nuovo. Intanto, da due mesi esatti, l’assistenza tecnica è completamente ferma. E il rischio di perdere qualcosa come un miliardo di euro è sempre più forte.


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