Dieci verità scomode | nella Formazione - Live Sicilia

Dieci verità scomode | nella Formazione

E' un collaboratore di Livesicilia e non fa mancare mai il suo pensiero domenicale su uomini, cose e circostanze. Stavolta, Mario Centorrino prende posizione sul mondo della Formazione, che conosce bene per essere stato assessore al ramo. E dice la sua sulle (tante) cose che stanno capitando.

1. L’intreccio tra corruzione e formazione professionale può riscontrarsi in tutte le regioni d’Italia, evidentemente per le caratteristiche di questa attività (reclutamento docenti, collegamento tra iscrizione e frequenza, difficoltà di controlli, assenza di selezione in entrata ed in uscita degli allievi). Non per indulgere al benaltrismo ma il lucro politico-affaristico sulla formazione professionale equivale a quello sulle spese per la salute, per l’agricoltura, per gli incentivi alle imprese, per la gestione dei rifiuti. Ben pochi, tra i novanta deputati dell’Assemblea, non risultano direttamente o indirettamente interessati alla formazione professionale. Non è vero che negli ultimi dieci anni, come si ripete meccanicamente, la formazione professionale sia costata alla Regione tre miliardi ma una cifra relativamente inferiore. Si tenga presente che una parte consistente della spesa ha fini sociali imposti dallo Stato.

2. La “criminalizzazione” della formazione professionale inizia nel 2010 con l’attivarsi di Corte dei Conti e Procura della Repubblica. Eppure l’inizio della formazione professionale sotto l’aspetto giuridico risale al 1974. Negli anni precedenti, per ragioni che nessuno spiega, questa area era rimasta off limits rispetto a provvedimenti giudiziari.

3. Al 2008, risultano 8 mila addetti nel settore, alcuni assunti per concorso, altri a chiamata diretta, la maggior parte con un titolo di studio inferiore alla laurea ed addetti all’Amministrazione. Tutti soggetti che, in base alla legge prima citata, invocavano e continuano a richiedere continuità di salario. L’assurdo sta nel fatto che alla prescrizione della continuità salariale non si accompagna alcun appostamento fisso di risorse finanziarie.

4. Attorno alla formazione professionale, oltre che i politici, gravitano professionisti, consulenti, sindacalisti. Ognuna di quelle categorie partecipa alla distribuzione di risorse.

5. Le associazioni di interesse economico manifestano grande interesse per i fondi della formazione professionale ma sino a questo momento non hanno mai presentato proposte concrete per una loro gestione alternativa.

6. Le difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro nascono certo da una per lo più cattiva qualità dell’offerta formativa ma anche da più generali difficoltà di occupazione. Se un allievo della formazione professionale trovasse lavoro in tempi brevi si spopolerebbero le Università.

7. E’ assai difficile disegnare un fabbisogno formativo senza creare interessi contrastanti tra gli enti. In ogni caso non si è mai verificato che un’azienda non trovasse il lavoratore qualificato che gli serviva. Certo, se occorrono al tempo dieci operai fresatori si può organizzare un corso di supporto. Ma una volta concluso si rischia, nei successivi corsi simili, di creare lo stesso potenziali disoccupati sia pura con una qualifica di prestigio. Va annotato che molti corsi offrono preparazione di base (inglese, informatica) utile alla massa dei cosiddetti neet (giovani cioè fino al momento dell’iscrizione ai corsi non impegnati in occupazione, educazione, formazione).

8. I corsi per estetiste, parrucchieri, massaggiatori, che rientrano nella cosiddetta area del benessere, suscitano ilarità e ironia, e probabilmente vanno affidati ad altri enti che non ai corsi di formazione. Al momento della redazione di un piano formativo sono però i più richiesti dalle famiglie e dai sindacati. Tra i dipendenti dei corsi di formazione esiste – con le dovute eccezioni – molto doppio lavoro, stipendi gonfiati per qualifiche dirigenziali, impostazione clientelare del rapporto di lavoro. Tutti fattori che finora hanno determinato interessati silenzi sulle disfunzioni del settore.

9. Nella formazione professionale si manifesta l’effetto riflettore, si illuminano oggi cioè le truffe. Esistono anche casi di buona formazione che risultano oscurati. Così come negli Assessorati di competenza operano onesti e valorosi funzionari. In presenza di presunte truffe tutti innalzano lai al cielo ma non si pensa a riorganizzare sistemi di controllo periferici che pur sulla carta esistono e dovrebbero reprimere, nella fase iniziale, filiere di corruzione.

10. Oggi la formazione professionale è una spesa assistenziale. La si può rendere più efficiente, la si può allineare con micro modelli di formazione professionale di eccellenza, la si può ridurre attraverso una politica degli esuberi. Però non si può valutare una spesa assistenziale (lo stesso vale per i precari) unicamente ricorrendo ai parametri di nuova occupazione. Attivare una “regionalizzazione” dei formatori è la riproposizione di una politica assistenziale per di più a costi amministrativi crescenti rispetto all’alternativa del mercato

 

Mario Centorrino


Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI