Francesco Foresta, l'eredità e il dovere di informare - Live Sicilia

Francesco Foresta, l’eredità e il dovere di informare

È impossibile parlare di lui senza la sacralità del mito, senza ricordare il suo sguardo, il suo sorriso

PALERMO – Sette anni dalla scomparsa di Francesco Foresta, il nostro direttore, maestro di giornalismo, fondatore di LiveSicilia, di I Love Sicilia, del mensile S. Ma soprattutto un amico magnetico e geniale. È impossibile parlare di lui senza la sacralità del mito, senza ricordare il suo sguardo, il suo sorriso, la sua capacità di essere rigoroso e affettuoso, determinato e divertente.

La lealtà

Francesco ha fatto il giornalista in un contesto difficile, ha lasciato un rapporto di lavoro a tempo indeterminato e ha inseguito il cuore. Conteso, attaccato, riverito, non si è mai consegnato alla politica e al potere. È stato leale e questo è il primo valore che lo ha contraddistinto anche, in alcuni casi, a caro prezzo.

La lealtà non è mai scontata, Francesco guardava le persone negli occhi, manteneva la parola data e gli impegni assunti. E non aveva colore politico.

Il genio

Vedeva la notizia dove molti neanche la immaginavano. Era brillante, non è facile spiegarlo, ma riusciva a far luccicare le cose, le parole, le notizie. Attraverso la titolazione, la scelta degli argomenti, la tempestività nel comunicare un particolare, la capacità di coniugare le regole scritte e non scritte del giornalismo, con l’interesse del lettore.

L’eredità

L’eredità di Francesco è la parte più difficile del racconto perché rappresenta un insieme di valori, di consuetudini, che non è semplice rispettare. C’è al primo posto un’eredità morale da portare avanti, frutto dei sacrifici che Francesco ha fatto e del suo esempio. La sua scuola ha formato alcuni dei più brillanti professionisti che lavorano nelle principali testate giornalistiche siciliane e non solo.

E poi c’è quel filo sottile che unisce tutti quelli che, lavorando con lui, sono entrati a far parte di un gruppo umano e professionale che resterà unito per sempre.

Infine c’è un’eredità professionale: il parametro più difficile col quale ciascuno di noi si confronta ogni istante. Ogni giorno, non solo il 10 di gennaio, come avviene da sette anni, proviamo a rinnovare quel patto di amore e lealtà: il dovere di informare, con la mano sulla tastiera e il cuore a quel giovane direttore che se n’è andato troppo presto.


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