La gioia incompiuta di Tania | "Adesso non dimenticatela" - Live Sicilia

La gioia incompiuta di Tania | “Adesso non dimenticatela”

Una folla commossa gremisce la chiesa nel rione Falsomiele di Palermo per l'ultimo saluto a Tania Valguarnera, la donna travolta e uccisa mentre attraversava la strada sulle strisce pedonali. Le parole del sacerdote. VIDEO E FOTO.

PALERMO – La vita Tania è la più crudele delle incompiute. Ed incompiuto è l’edificio che ne accoglie il feretro nell’ora dell’ultimo saluto. La chiesa di San Giovanni Maria Vianney Curato d’Ars è un cantiere malandato che dà il senso della precarietà terrena. Eppure è in questa precarietà che bisogna trovare la speranza.

Ci prova la gente di Falsomiele, stringendosi – numerosa e commossa – attorno ai familiari di Tania Valguarnera. E ci prova don Sergio Mattaliano che dall’altare cita l’imperscrutabile disegno divino: “Perché accade tutto questo? Il Signore non ha promesso la felicità su questa terra e noi credenti dobbiamo andare al di là della giustizia terrena. Ho visto il volto sereno di questa giovane, esprimeva semplicità e onestà. Niente e nessuno potrà mai riempire questo vuoto, ma il Signore può dare consolazione”. Ed ecco l’invito rivolto alla comunità di “pregare affinché il signore dia consolazione alla famiglia”.

Nel primo banco sono seduti i genitori, la sorella e il fidanzato di Tania. Hanno lo sguardo fisso sulla bara ricoperta di fiori bianchi. C’è grande compostezza in loro. E don Sergio lo sottolinea: “La famiglia ha mostrato grande dignità nel dolore. Il pensiero di vendicarsi non gli appartiene. Dimostrano di avere solidi valori”. Gli stessi valori di Tania, “una ragazza acqua e sapone”. Ma don Sergio, oltre che prete è anche uomo pragmatico. La sua esperienza di direttore della Caritas diocesana di Palermo lo invita a chiedere ai presenti di partecipare alla colletta, il cui ricavato andrà alla famiglia di Tania. La stessa famiglia a cui offre il suo tempo. Lui ci sarà, ogni qualvolta qualcuno gli chiederà confronto perché sa bene che “quando tutto questo clamore scomparirà, il dolore sarà più forte”.

Accanto alla bara c’è Francesco, il fidanzato che si definisce “marito” di Tania perché “io oggi mi sono sposato”. È l’amore che sfida la logica della precarietà. La supera, rendendo eterno un sentimento che sfugge alle categorie spazio-temporali del ”qui e adesso”. È nel cuore di Francesco e di coloro che hanno avuto la fortuna di amare Tania che si può e si deve cercare la speranza. Compito arduo, ma non impossibile, dice don Sergio. Con un auspicio collettivo, raccolto nelle parole di uno zio della vittima e di un collega del call center di via libertà dove Tania lavorava. “Tutto questo non deve più accadere. Il vice sindaco – Emilio Arcuri è presente in chiesa – mi ha promesso che proverà a installare un semaforo pedonale”, dice lo zio. Mentre il collega affonda: “Non spegniamo i riflettori su quello che è accaduto perché può succedere a ciascuno di noi. Basta alla distinzione fra i morti di serie A e quelli di serie B. Morire per un colpo di pistola non può essere diverso che essere uccisi per strada, quando c’è qualcuno si mette al volante sotto l’effetto di droghe”.

 


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