Funziona il catenaccio dell'Mpa| Il bloccanomine si ferma ancora - Live Sicilia

Funziona il catenaccio dell’Mpa| Il bloccanomine si ferma ancora

In Aula spunta anche la bandiera della Trinacria sventolata da Rossana Interlandi: "Monti vuole ledere l'autonomia siciliana". Alla fine, però, manca il numero legale. Si tornerà a votare ad appena undici giorni dalle dimissioni di Lombardo.

ARS. Voto rinviato a venerdì
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Qualcuno potrebbe chiamarlo il “blocca-blocca nomine”. L’atteggiamento tenuto in Aula dall’Mpa in occasione del voto sul ddl per stoppare gli incarichi del governo è il più classico, in effetti, caso di ostruzionismo. Di catenaccio, utile a difendere quelle che sono, secondo i deputati lombardiani “le prerogative di un governo che ha tutto il diritto di fare le nomine che servono”. Una strategia che è riuscita a far slittare ancora il voto finale sul ddl, che tornerà in Aula venerdì. “I deputati dell’Mpa – ha confermato il capogruppo D’Agostino – evidentemente stanno imparando le sottili tattiche parlamentari. Evidentemente sappiamo fare catenaccio”.

“L’Mpa – scriveva nel frattempo su Facebook il segretario del Pd Lupo -. fa ostruzionismo contro la legge blocca nomine perché Lombardo vuole fare altre nomine a spese dei siciliani. Lo impediremo. W Monti!”.

“Opporsi con ogni strumento, compreso l’ostruzionismo, – ha detto il capogruppo dell’Udc Giulia Adamo – è diritto di ogni minoranza, ma la combattività sopra le righe dei deputati di Fli ed Mpa sarebbe degna di miglior causa. Di fronte al disastro finanziario, in un momento di crisi occupazionale ed economica senza precedenti, – ha aggiunto – vedere l’Aula impegnata per ore a sorbirsi poco credibili invettive di un manipolo minoritario, a difesa di posizioni di potere che si pretende d’imporre anche a chi verrà dopo, è uno spettacolo triste che i siciliani non dimenticheranno”.

Così, tra i voti ai subemendamenti che arricchiscono già numerosi emendamenti al testo, tra richieste di voto segreto e di verifica del numero legale che piovono ogni minuto, ecco spuntare persino la bandiera della Trinacria, sventolata in Aula dall’ex assessore Rossana Interlandi, per protestare contro “il tentativo dello Stato centrale di ledere l’autonomia siciliana”. Il riferimento, ovviamente, va alla lettera di Mario Monti al presidente Lombardo e al possibile commissariamento della Regione. Insomma, a Sala d’Ercole succede di tutto, persino la richiesta della restituzione dei “regali di nozze”, avanzata dal deputato autonomista Paolo Colianni al Pd: “Ridateci gli incarichi di sottogoverno che avete preso mentre eravate alleati con noi”. A dire il vero, questo intervento è solo uno dei tanti del deputato, seguito a ruota dal capogruppo D’Agostino, e dal collega Arena. Sul pulpito ad ogni voto, a ogni subemendamento. E alla fine di ogni intervento, come detto, ecco la richiesta di verifica di numero legale.

Che va a buon fine la prima volta quasi alle otto della sera. Suscitando l’ira di Santi Formica: “Cascio non ha considerato i deputati che hanno richiesto la verifica. Il numero legale c’era”. Al rientro, Cascio conferma l’errore, adducendolo alle apparecchiature per il conteggio. Ma l’ Aula intanto, era già stata sospesa per un’ora. È la seconda sospensione, dopo quella necessaria in seguito alla protesta a Sala d’Ercole di Rossana Interlandi, che ha sventolato una bandiera della Trinacria, “che i commessi mi hanno strappato dalle mani”, racconta.

“Ho solo voluto esprimere – racconta l’ex assessore e dirigente generale– un gesto di sostegno ai deputati dell’Mpa, D’Agostino, Arena e Colianni che si sono alternati sul podio per chiedere di mettere da parte il bloccanomine e al centro dell’attenzione dei deputati la lettera del premier Monti al presidente Lombardo. Ho sventolato la bandiera, ma sono stata strattonata dai commessi – ha detto Interlandi – che mi hanno sottratto la bandiera, strappandola e sequestrandola”. Per il deputato Mpa Giuseppe Arena “il fatto grave è che i tanti deputati della presunta maggioranza gridavano allo scandalo quasi che la bandiera fosse un simbolo neonazista, dimenticandosi che loro sono stati eletti in Sicilia e che quella era la bandiera del popolo siciliano. Non capisco questa reazione, non era mica la copertina di Playboy”.

E sull’argomento, non manca nemmeno il curioso attacco al veleno a Ivan Lo Bello, che giunge dal deputato siracusano dell’Mps Mario Bonomo: “Non è accettabile che un personaggio della mia provincia, che in passato faceva il disc-jokey per poi militare nel partito socialista, possa creare un allarme a livello nazionale e internazionale che poi s’è rivelato infondato. Chi ripagherà il popolo siciliano – ha aggiunto – dei danni all’immagine della Sicilia?”.

Al di là del passato musicale di Lo Bello, però, quello che conta è che anche oggi il bloccanomine si è arenato. La nuova richiesta di voto segreto su un subemendamento, giunta dal capogruppo del Pd Antonello Cracolici ha portato alla verifica dell’assenza del numero legale in Aula. Tutto rimandato a venerdì mattina, quando l’Assemblea riproverà ad alzare un muro contro le nomine del governatore. A undici giorni (festivi compresi e salvo sorprese) dalle sue dimissioni .


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