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Bivio ricapitalizzazione| Il liquidatore La Bianca rischia

Il giorno dopo la sentenza del tribunale, il comune di Palermo si trova di fronte alla scelta di ricapitalizzare o meno l'azienda. Intanto continua lo scontro con il liquidatore Giovanni La Bianca, che Palazzo delle Aquile potrebbe però presto silurare.

LA VERTENZA GESIP
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PALERMO – È scontro aperto, ormai, tra il comune di Palermo e il liquidatore della Gesip Giovanni La Bianca. Non che il rapporto fosse mai stato idilliaco, ma dopo la sentenza del tribunale che ha negato il fallimento dell’azienda, chiesto dal socio unico, è ormai giunto ai minimi termini e Orlando sarebbe pronto a silurare La Bianca.

Già ieri sera, qualche ora dopo la comunicazione della decisione del giudice, il sindaco aveva provveduto a diramare una nota per puntare il dito contro la “documentazione incompleta” presentata dall’azienda e dare mandato all’avvocatura comunale di verificare eventuali responsabilità. E il dispositivo del tribunale parla chiaramente della mancanza di alcuni documenti, tra cui pare anche il bilancio. Insomma, il tribunale avrebbe accertato la natura “pubblica” della Gesip, con la conseguente negativa al fallimento o all’amministrazione straordinaria, anche a causa della documentazione lacunosa fornita da via Maggiore Toselli.

Il liquidatore ha già smentito la circostanza e sarebbe pronto a diramare una nota di fuoco all’indirizzo del primo cittadino, che già nei giorni scorsi lo aveva accusato di non aver fatto tutto il possibile per perorare la richiesta di fallimento della Gesip. Un atteggiamento che aveva fatto pensare, a Palazzo delle Aquile, a una manovra del liquidatore per restare al suo posto nonostante l’invio dei commissari ministeriali.

E la tensione è salita vertiginosamente ieri, con l’ufficialità della sentenza che mette e non poco nei guai il Comune. Il liquidatore ha già convocato l’assemblea dei soci per il 30 e 31 gennaio per chiedere al socio di procedere alla ricapitalizzazione, ma il vicesindaco Cesare Lapiana è stato categorico: “Potremmo convocare un’assemblea straordinaria anche prima, proprio per procedere alla sostituzione del liquidatore”.

Una sceta che da tempo era nell’aria, ma che pone all’amministrazione comunale il problema di trovare qualcuno che accetti di guidare un’azienda in liquidazione e dal futuro incerto. La sentenza del tribunale, infatti, ha sancito la non fallibilità della Gesip, che a questo punto resta in liquidazione: al Comune toccherà scegliere se ricapitalizzarla o meno, utilizzando il patrimonio aziendale. Il presidente del collegio sindacale, Salvatore Cottone, ha però già detto che servirebbero 60 milioni di euro, ben più dei 27 di passivo iscritti in bilancio. Se il sindaco decidesse di non procedere alla ricapitalizzazione, anche per la mancanza delle risorse necessarie, a quel punto l’azienda dovrebbe provare a saldare i suoi debiti con i soldi e i beni a disposizione che, a dire il vero, sono ben pochi. Al tfr, invece, penserebbe il fondo nazionale di garanzia secondo la normativa del 1982.

Per i lavoratori dovrebbe cambiare ben poco: sospesi erano e sospesi resteranno, così come resterà in piedi la richiesta di nuova Cig anche se il tavolo regionale convocato per oggi è saltato per l’assenza del governatore Crocetta. La procedura di mobilità in deroga, già avviata, non subirà rallentamenti anche se la riassunzione nella consortile, senza un concorso, potrebbe invece rappresentare un ulteriore intoppo.

Ma a sorprendere, della decisione del tribunale, è anche il merito: per l’Amia infatti la stessa sezione aveva decretato la natura “privata” dell’azienda, con pagine e pagina di argomentazioni che, in tutte le salse, ribadivano come l’Amia fosse una società privata a tutti gli effetti. Decisione invece ribaltata proprio ieri dallo stesso tribunale.

Il prossimo appuntamento sarà per il 15 gennaio, quando il sindaco incontrerà i sindacati. “Il nuovo scenario determinatosi dalla posizione espressa dal Tribunale di Palermo per Gesip, che non può essere dichiarata fallita né può accedere al commissariamento giudiziale, non giustifica il ricorso alla sospensione per i lavoratori. – dichiara Monja Caiolo, segretario generale Filcams Cgil Palermo – ragione per cui chiediamo il ripristino delle attività svolte dall’azienda, con l’immediato rientro di tutto il personale. Contestualmente, ovviamente, dovranno essere accelerate le operazioni per la costituzione della nuova consortile, in cui dovrebbero transitare i lavoratori Gesip. Tale passaggio, inoltre, avverrebbe alle stesse condizioni previste per i lavoratori delle altre partecipate, ancora in attività e con i lavoratori in servizio”.


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