PALERMO – E’ un muro d’omertà che sembra insormontabile quello che gli investigatori si trovano davanti, nel corso delle indagini allo Zen. Nella zona periferica della città, sabato, la giornata è stata più che turbolenta e i carabinieri vogliono vederci chiaro, soprattutto sugli spari che hanno raggiunto un’intera famiglia. Marito, moglie e figlia, sono stati feriti alle gambe in via Costante Girardengo, poco dopo avere aperto la porta a due uomini che hanno fatto fuoco.
Si tratta di Paolo Romito di 49 anni, la moglie Giuseppa Savasta di 43 anni e la ragazza, Valentina Romito, di 21 anni. Giuseppa Savasta è una parente di Carmelo Savasta, l’uomo di 64 anni arrestato in via Rocky Marciano, alla fine di un processo per violenza sessuale ai danni di un minore: i suoi parenti si sono scagliati contro le due testimoni chiave del processo durato nove anni che aveva portato alla condanna. A una di loro hanno occupato la casa, dopo mesi di minacce ed intimidazioni, compresa una lettera che avrebbe dovuto firmare in cui dichiarava di ritirare la denuncia.
E alla parente che abita a pochi isolati da lì, in via Giarardengo, non è andata meglio: la sua famiglia è infatti finita sotto i colpi di pistola calibro 9, ma non si sa ancora il perché. Nonostante la parentela, stando a quando hanno accertato i carabinieri, i due episodi di violenza non sarebbero collegabili. La famiglia gambizzata non avrebbe infatti nulla a che vedere con le ritorsioni messe in atto dai figlie e dai cognati dell’uomo arrestato.
Quella che prendono in considerazione i militari, è una spedizione punitiva provocata da rancori o liti pregresse. Potrebbe trattarsi anche di una discussione con il vicinato finita male. Finita in ospedale, per la precisione, dove sono stati ricoverati con prognosi dai venti ai trenta giorni. Romito ha dichiarato ai militari dell’Arma di essere un musicista e di non avere mai visto i due aggressori prima di quella sera.
Una versione confermata dalla moglie e dalla figlia, che hanno definito i due uomini “degli sconosciuti”. Ma cosa avrebbe provocato tanta furia? Cosa o chi avrebbe istigato i due uomini a sparare col chiaro intento di ferire la coppia e la ragazza? Di certo, infatti, c’è che coloro che impugnavano la pistola non volevano uccidere, ma nello stesso tempo resta da capire perché la “vendetta” abbia riguardato l’intera famiglia.
E i conoscenti, i parenti e vicini di casa della famiglia non sarebbero stati d’aiuto alle indagini. I carabinieri che stanno indagando sulla vicenda, coordinati dal pm Sergio Demontis non sono riusciti ad ottenere, al momento, alcun elemento utile: i vari interrogatori si snodano tra silenzi e parole pronunciate col contagocce. Nessuno sembra così conoscere chi ha sparato e chi è stato interpellato dagli investigatori è stato vago. Una ventina, fino ad adesso, le persone ascoltate.