Gli atti "illegittimi"? | Ci pensa Lombardo... - Live Sicilia

Gli atti “illegittimi”? | Ci pensa Lombardo…

Dopo quattro anni di commissariamento, l'Istituto per è guidato da un commissario ad acta. Mentre un ordine di servizio del dirigente generale e il rinnovo di una convenzione senza alcun bando pubblico fa infuriare assessorato, sindacati e politici. Dopo le dimissioni di Venturi, però, il governatore assume l'interim alle Attività produttive. E scrive: "Si approvi tutto".

POLEMICA ALL'IRCAC
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PALERMO- La creazione di nuovi uffici, l’attribuzione di nuove mansioni ad alcuni lavoratori, il rinnovo di una convenzione e una serie di atti considerati “illegittimi”. Sindacati e politica puntano l’indice contro l’Ircac, l’Istituto regionale per il credito e la cooperazione. Le polemiche riguardano soprattutto l’attività considerata un po’ troppo “allargata” del commissario ad acta Antonio Lo Castro inviato a fine agosto, e quella del direttore generale Alfredo Ambrosetti, che replica: “Gli attacchi sono infondati. Io opero nel rispetto della separazione tra l’attività gestionale e quella politica”. Ma anche il Pd attacca: “All’Ircac la gestione commissariale si limiti all’ordinarissima amministrazione”. Un auspicio che in realtà va in controtendenza con quanto apparso oggi in Gazzetta ufficiale: “l’ampliamento dei poteri conferiti al commissario ad acta”. Voluto direttamente da Raffaele Lombardo.

Ma andiamo con ordine. Dopo quattro anni circa di commissariamento, il 28 luglio scade il mandato di Antonio Carullo. L’Ircac rimane senza commissario e senza cda per qualche giorno. Fino all’invio di un commissario ad acta: il dirigente della Regione Antonio Lo Casto. Dovrà occuparsi solo di alcune questioni indicate espressamente dal direttore generale Ambrosetti. Tra queste, ovviamente, il pagamento degli stipendi al personale, le bollette, le faccende riguardanti le cause in cui è coinvolto l’Ircac.

Il problema però esplode a fine agosto, quando il direttore Ambrosetti decide di diffondere un ordine di servizio col quale dispone alcune modifiche all’organizzazione degli uffici. E i sindacati insorgono. Cgil, Sinfub e Fabi, infatti attaccano su più punti il documento del direttore. Intanto sulla scelta di “spostare” alcuni dipendenti dalla qualifica di funzionario e vice capo ufficio a quella di “capo ufficio”. Ma le critiche sono diverse e riguardano, tra le altre, anche la decisione di assegnare ad alcuni funzionari la responsabilità di più uffici, la creazione di un ufficio nuovo per le “agevolazioni per l’Agricoltura e la pesca”, e ancora quella di non utilizzare il personale esperto in informatica per queste mansioni e contemporaneamente rivolgersi a una ditta esterna per un costo di 1.200 euro al mese. Infine, i sindacati puntano l’indice contro un’altra convenzione: quella per il responsabile della sicurezza. Una convenzione rinnovata senza alcun bando.

Ma ad attaccare non sono solo i sindacati. A fine settembre, infatti, è anche l’assessorato alle Attività produttive (ancora diretto, in quei giorni, da Marco Venturi) che scrive al direttore generale dell’Ircac. Il dirigente generale Rosolino Greco è molto duro: “Non si può sottacere il fatto – scrive in una nota rivolta al direttore Ambrosetti – che il comportamento tenuto dalla S.V. oltre che essere poco rituale, appare non conforme al principio di collaborazione a cui devono ispirarsi i rapporti tra Amministrazioni. Con l’ordine di servizio – prosegue Rosolino Greco – è stata fatta ‘una nuova organizzazione degli uffici’ compito, quest’ultimo che non è di competenza della S.V. che può dirigere e coordinare l’azione dei servizi, ma, nel sovrintendere al personale dell’Istituto, può, soltanto, formulare proposte al Cda. Per tali motivazioni – chiosa Greco – si ritiene l’ordine di servizio illegittimo, in quanto emanato da autorità non competente a farlo e, pertanto, la S.V. dovrà annullarlo”.

Ma Ambrosetti non lo annulla. “La creazione di uffici – spiega il direttore – non ha nulla a che vedere con la gestione degli organici. È su quest’ultimo punto che il direttore non ha competenza per intervenire: vale a dire sul numero e sui livelli retributivi dei lavoratori. Pertanto il mio ordine di servizio non fa che rispettare la separazione tra attività di indirizzo e attività di gestione. Sulla vicenda che riguarda la nomina di nuovi capiufficio – specifica – le figure di vice e quella di funzionario fanno parte tutte dei quadri direttivi. E sono figure fungibili: possono, cioè essere reciprocamente sostituite”.

E, come detto, le critiche non mancano nemmeno dalla politica. “La gestione commissariale dell’Ircac – ha detto il capogruppo del Pd Antonello Cracolici – dovrebbe limitarsi all’ordinaria amministrazione: invece si stanno producendo atti e impegni, anche di spesa, che segnano il destino dell’ente e dei dipendenti. L’assessorato alle Attività produttive intervenga e verifichi immediatamente cosa sta accadendo. Il commissario ad acta – ha aggiunto – ha avviato la riorganizzazione del personale, peraltro contestata dalle organizzazioni sindacali perché priva di alcuni requisiti, ed avrebbe disposto rinnovi contrattuali con relativi impegni di spesa. L’assessorato intervenga – conclude Cracolici – attivando tutte le misure necessarie a fare in modo che, specialmente in campagna elettorale, la gestione commissariale si limiti all’ordinaria, anzi all’ordinarissima amministrazione”. E tra gli “atti e impegni di spesa” denunciati da Cracolici, ecco anche quello riguardante la convenzione per il responsabile della sicurezza. Una convenzione rinnovata senza alcun bando: “Ma l’Istituto – ha detto Ambrosetti – ha solo l’obbligo di fare una comparazione di preventivi. Oltre a quella dell’azienda che ha ottenuto il rinnovo (la Secur, di Siracusa, ndr), ne era arrivato uno da parte di un ingegnere, più economico ma sprovvisto di alcune garanzie fornite dalla ditta. E comunque voglio precisare che questa azienda lavora all’Ircac da quattro anni, io l’ho trovata lì. E che il rinnovo della convenzione è stato solo trimestrale. Fino a dicembre. Costerà cinquemila euro, ma in quel periodo potremo preparare un avviso pubblico”.

Intanto, però, Venturi, il 4 ottobre, lascia il governo Lombardo. E il governatore assume l’interim alle Attività produttive. Tre giorni dopo ecco un decreto che amplia i poteri del commissario ad acta Lo Castro. Tra le altre cose, dovrà “vistare” il contestato ordine di servizio emesso dal direttore generale a fine agosto. Chi lo ha deciso? In calce al decreto c’è solo una firma “Assessore”. Ma fa rima con Lombardo.


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