"Laura uccisa per punire la madre" |Il Pg: "Conferma ergastolo a Russo" - Live Sicilia

“Laura uccisa per punire la madre” |Il Pg: “Conferma ergastolo a Russo”

Il Pg Nicastro, nella sua requisitoria, ripercorre quella maledetta notte d'estate del 2014.

femminicidio
di
6 min di lettura

CATANIA – Ergastolo. Il Pg Antonio Nicastro ha chiesto alla Corte d’Assise d’Appello la conferma della sentenza di primo grado che ha condannato al carcere a vita Roberto Russo, accusato del brutale omicidio della piccola Laura. La figlia è stata accoltellata, anzi massacrata, da suo padre una mattina di agosto del 2014. La sorella Marika nel tentativo di difenderla è rimasta ferita gravemente. “Roberto Russo ha ucciso con uno scopo di vendetta – dice il pg – ma non nei confronti delle figlie ma della moglie. Perché vuole punirla. E quale punizione più atroce può esserci per una madre che uccidere i propri figli?”, si domanda il magistrato. E poi guardando i giudici chiede: “Quale delitto più grave esiste se non quello di un padre che ha deliberatamente ucciso la propria figlia ed ha attentato alla vita dell’altra?”.

È un viaggio all’inferno. Il Pg Nicastro, nella sua requisitoria, ripercorre le indagini, le confessioni, le perizie mediche, il dibattimento. Prima però fotografa la situazione familiare. Da qualche tempo qualcosa si era rotto nell’armonia di Roberto Russo e la moglie Giovanna Zizzo. Qualcosa aveva minato la fiducia nella coppia. Roberto aveva perso il lavoro e i ruoli si erano capovolti. Perché chi portava i soldi a casa era Giovanna. Quattro figli da mantenere erano un costo considerevole. Giovanna usciva presto la mattina e si spaccava la schiena per portare lo stipendio. Tutto il suo mondo restava la sua famiglia.  Non conosceva altro. Anche perché lei e Roberto si erano conosciuti da giovanissimi. Poi la scoperta. La ricevuta di una vincita al lotto di 10 mila euro, che Roberto le aveva tenuto nascosta. Le certezze della moglie iniziavano a vacillare. E tutto precipita per un messaggio di un’altra donna lasciato sul profilo Facebook del padre e scoperto dalle figlie Marika e Laura. “Maledetti social network”, dice più volte il Pg Nicastro nella sua requisitoria. Le due ragazzine hanno raccontato tutto alla madre. Ed ecco che ancora una volta la fiducia ha vacillato. Giovanna ha avuto la possibilità di allontanarsi da casa e vivere in un’altra abitazione vicina. E così ha fatto, portandosi dietro i quattro figli. Ma Giovanna non voleva allontanare il marito dai quattro ragazzi. Non voleva negare ai figli un padre. A Ferragosto Roberto ha parlato con la moglie. Ha ammesso la sua relazione con l’altra donna, negando ogni rapporto intimo. Poi Roberto Russo ha organizzato la serata con i suoi quattro figli. “E qui c’è la pianificazione”, evidenzia il Pg. Cena e poi insieme a casa. Addirittura ha chiesto un prestito di 200 euro per quell'”ultima cena”. Laura ha postato la foto di quella sera insieme: “Bella serata con Roberto Russo e my sister”. Un messaggio, però, che ha fatto infuriare Roberto.

Il Pg Nicastro descrive con una memoria plastica quella notte maledetta. Appena, papà e figlie (Laura e Marika) hanno finito di mangiare un panino fuori hanno fatto rientro a casa. Gli altri due fratelli, più grandi, sono rimasti fuori con gli amici. La serata è continuata guardando un film e poi le due bambine si sono addormentate. Roberto Russo ha chiesto alle figlie di dormire tutti insieme nel lettone (“Ancora una volta la pianificazione del delitto”., evidenzia il pg). Poi l’imputato si è svegliato ed è andato in cucina a pensare e ripensare.

Roberto Russo ha rimuginato in quella cucina. Ha fumato una sigaretta. Poi è accaduto il femminicidio. Ha preso i due coltellacci da cucina. “Due coltelli che erano nascosti”, evidenzia il Pg alla Corte d’Assise d’Appello. Con in mano i coltelli si è scagliato contro Laura come una furia. “Guardate le foto di Laura – dice il pg rivolgendosi ai giudici popolari – vedrete un corpo martoriato con crudeltà”. Marika ha cercato di fermare il padre, ma è stata presa per i capelli è colpita anche lei. Solo l’intervento del fratello Andrea ha evitato la doppia tragedia.

Mentre il Pg racconta quella notte maledetta del 20 agosto 2014 seduta in aula c’è mamma Giovanna con gli occhi lucidi. Mentre Roberto Russo, in gabbia, ha un volto imperturbabile. Roberto Russo è lucido, è consapevole dell’atto che ha compiuto. Lo ha anche scritto nel messaggio ritrovato dai carabinieri nella casa di San Giovanni La Punta. “Si tratta di un atto d’accusa – dice il Pg – Roberto Russo dà la colpa alla moglie della tragedia. Se tu mi avessi perdonato, scrive, non mi avresti portato a fare quello che ho fatto”. In quello stesso bigliettino l’imputato annunciava l’intenzione di togliersi la vita, ma “non ha il coraggio necessario”, evidenzia il Pg.

Non c’è spazio per l’incapacità di intendere e di volere. E nemmeno per il riconoscimento delle attenuanti secondo il pg Antonino Nicastro. Le due ipotesi avanzate in fase di ricorso dal difensore di Roberto Russo, l’avvocato Mario Brancato. Le due consulenze psichiatriche, quella effettuata in fase di incidente probatorio e quella nel corso del dibattimento, portano alla stessa conclusione: Roberto Russo è una persona strutturata. L’imputato ha ricordato tutto fino a un attimo prima dell’efferato omicidio. Dalla sua memoria è stato cancellato quell’attimo di crudeltà e violenza. Troppo poco per parlare di una patologia che ha portato all’incapacità di intendere e di volere. La perizia di parte? Per il Pg si tratta di un tentativo di contrapporsi alle conclusioni dei consulenti nominati dal Gip e dalla Corte d’Assise. Un tentativo che però non scalfisce le motivazioni della sentenza di primo grado: Non ci sono dubbi che Russo era capace di intendere e di volere. “Parole scolpite nel marmo”, dice il pg.

Parla di “sentenza ineccepibile” l’avvocato Giuseppe Lo Faro, che assiste la mamma di Laura che si è costituita parte civile nel processo. “Questo processo nulla ha omesso”, dice il legale. Anche per l’avvocato Lo Faro non c’è spazio per parlare di incapacità dell’imputato. Roberto Russo ha agito con “glaciale freddezza”. Lo Faro parlando alla Corte d’Assise d’Appello pone l’accento su alcuni dettagli. Fondamentali forse. Il primo è la lunghezza delle lame dei coltelli: 26 centimetri uno, 12 l’altro. Ventisei centimetri che hanno massacrato il corpicino di Laura. E poi quei commenti che “rappresentano un’anticipazione del delitto”. Due giorni prima Roberto Russo guardava il Tg e con il figlio commentava alcuni casi di femminicidio, quasi giustificando il gesto di violenza. E poi poche ore prima dell’omicidio: uno dei figli quando è rientrato in casa ha trovato il padre davanti al computer ed ha subito capito che qualcosa lo aveva fatto innervosire. Roberto Russo aveva davanti il post della figlia. E il fatto di essere stato chiamato “Roberto Russo” e non papà lo ha fatto sentire ancora una volta messo da parte. Non considerato. “Me ne hanno combinata un’altra. Ne parliamo domani”, avrebbe detto al figlio. L’avvocato Lo Faro poi parla anche del contenuto di quel messaggio scritto da Russo in quella notte maledetta. È lui stesso nel bigliettino che parla di “follia” del gesto. “Quindi Roberto Russo è consapevole che quello che sta per compiere è una follia. E nessun folle è cosciente di compiere una follia”.

Si torna in aula il prossimo 31 ottobre. Toccherà alla difesa discutere. E poi la Corte d’Assise d’Appello si ritirerà in camera di consiglio. Poi il verdetto.

 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI