La perizia al padre assassino| “Nessuna infermità mentale” - Live Sicilia

La perizia al padre assassino| “Nessuna infermità mentale”

E' ripreso il processo scaturito dal brutale assassinio della dodicenne Laura Russo.

Corte di Assise d'Appello
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CATANIA – Roberto Russo sarebbe stato in grado di intendere e di volere mentre accoltellava a morte la figlia dodicenne. Questa la conclusione a cui sono giunti i periti nominati dalla Corte di Assise di Catania, presieduta da Maria Concetta Spanto. Entrambi, lo psichiatra Domenico Micale e la psicologa José Maria Prezzemolo, sono saliti sul banco dei testimoni nel corso dell’ultima udienza del processo. Per i due periti nulla lascerebbe presupporre elementi di disturbo psichiatrico nell’imputato, tali da incidere sulle sue capacità mentali. Non ci sarebbe inoltre alcuna documentazione sanitaria su patologie psichiatriche sofferte prima di quella tragica notte del 2014.

Per i due testi la dinamica dei fatti dimostrerebbe che l’imputato è stato in grado, prima e dopo l’omicidio, di compiere valutazioni ed analizzare i fatti con assoluta aderenza alla realtà. Niente di ciò che l’uomo avrebbe fatto il giorno precedente al delitto farebbe rilevare indicatori patologici. Anzi. Russo, sempre secondo i periti, avrebbe dimostrato “una elaborazione di pensiero organizzato e finalizzato”. Anche dopo l’efferato omicidio l’imputato non avrebbe mostrato turbe dell’area psicotica. Roberto Russo avrebbe ucciso la figlia per vendicarsi della moglie che voleva separarsi. Le figlie sarebbero state dunque lo strumento per far soffrire la moglie.

Nessuna valutazione certa, hanno evidenziato i periti anche su sollecitazione del legale di parte civile Giuseppe Lo Faro, sarebbe stato possibile fare su un eventuale preordinazione del delitto. La decisione di colpire le figlie potrebbe anche essere maturata durante la notte, ma non in presenza di alterazioni psichiche. La difesa, rappresentata dall’avvocato Antonio Patti, in sostituzione del difensore di fiducia Mario Brancato, ha chiesto chiarimenti sui possibili effetti collaterali dovuti all’assunzione di ansiolitici, che Russo racconta di aver ingerito, in quantità non ben precisata, prima di aggredire e uccidere la figlia. Ma per i periti non si sarebbe manifestato alcuno degli effetti cosiddetti “paradosso” (collera, allucinazioni, psicosi, alterazioni del comportamento) né nei giorni precedenti al delitto, quando l’uomo già assumeva il farmaco, né durante la carcerazione, quando gli è stato somministrato un altro ansiolitico, addirittura con un dosaggio più elevato.

Una breve sospensione dell’udienza è stata disposta dalla Corte quando Roberto Russo, dopo aver chiesto di poter rendere dichiarazioni spontanee, è entrato nel merito dei contenuti della perizia, chiedendo come mai nessuna domanda gli fosse stata posta sul periodo di insonnia sofferto. Prontamente redarguito dalla presidente della Corte, l’imputato ha poi rinunciato alle dichiarazioni spontanee.

Il 19 ottobre il processo proseguirà con le discussioni di tutte le parti.

 

 


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