Helg: "Palermo è allo sfascio | Anche per Libero Grassi..." - Live Sicilia

Helg: “Palermo è allo sfascio | Anche per Libero Grassi…”

Speciale elezioni
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Disoccupazione, lavoro nero, ambiente, stabilità politica, cattiva burocrazia, abusivismo. Sono tanti i temi che Roberto Helg, il presidente della Camera di Commercio di Palermo e della Confcommercio cittadina, propone per la campagna elettorale in vista delle prossime comunali. Palermo, secondo Helg, è una città degradata e abbandonata a se stessa in cui non si può nemmeno commemorare Libero Grassi perché un’amministrazione con 20.000 dipendenti, fra diretti e indiretti, non ha gli autisti per gli attacchini.

Presidente Helg, la campagna elettorale per le comunali è partita e si parla già di candidature più o meno ufficiali ma non ancora di programmi. La convince questo avvio?
“Io credo che, anzitutto, sarebbe indispensabile che chiunque si candidi avvii un confronto con le attività produttive della città. Da Confindustria alle cooperative, dal commercio all’artigianato. La possibilità di sviluppo dipende dalle imprese, è con loro che bisogna dialogare. Certe fughe in avanti, lette sulla stampa, non mi trovano d’accordo, avrei preferito un ragionamento inverso: prima si incontrano le attività produttive, poi i vari comitati e le associazioni nate da due anni a questa parte, che sono espressione della società civile, si stila un programma per Palermo e solo a quel punto ci si propone. Mi sarebbe piaciuto sentire questo,  invece anche stavolta, come nel 2007, andiamo incontro a candidature di parte, di componenti di determinati schieramenti e questo non fa il bene della città”.

Che pericolo si corre, secondo lei?
“Nell’ultimo periodo di questa sindacatura abbiamo assistito a uno sfascio totale, non mi pare che ripeterlo sia la cosa migliore. Per questo, con le categorie produttive che si trovano nella Camera di Commercio, individueremo una base programmatica, un comune denominatore da sottoporre al prossimo sindaco. Ne abbiamo parlato con le altre associazioni per preparare dei punti di convergenza, per elaborare un progetto nell’interesse della città. Ricordo a me stesso che nel 2007, in occasione delle ultime elezioni, i candidati furono invitati a un incontro , presso la Camera di Commercio, in cui assunsero precisi impegni che hanno poi dimenticato. Come, per esempio, la costituzione di un tavolo istituzionale continuo per discutere dei problemi del mondo delle imprese”.

Da cosa bisogna ripartire, allora?
“Il degrado di Palermo è sotto gli occhi di tutti, è difficile ricominciare da un punto preciso. Stiamo assistendo alla scomparsa dell’impresa storica, ai grandi marchi internazionali che usano Palermo come trampolino di lancio per il Mediterraneo e ad un abbruttimento della città, sporca e degradata. La disoccupazione è un’emergenza sulla quale bisogna confrontarsi, non si può andare avanti così. O il lavoro nero, che a Palermo ha raggiunto percentuali gravissime. L’ambiente è un altro argomento su cui bisogna dialogare. E poi c’è la cattiva burocrazia, questa forte presenza di impiegati comunali che non ci sono mai quando ti servono”.

A cosa si riferisce in particolare?
“Le racconto un aneddoto: volevamo onorare la memoria di Libero Grassi, dare merito al suo sacrificio attraverso l’affissione di manifesti in giro per la città. Ma all’ufficio Affissioni mancano gli autisti che materialmente trasportino gli attacchini per la pubblicità. Siamo stati costretti a ripiegare su poche copie. Ma come è possibile che su 20.000 dipendenti manchino degli autisti? Questa disorganizzazione va risolta, facendo lavorare il consiglio comunale e scegliendo assessori competenti e non amici, o gente scelta con il manuale Cencelli. Ci sono troppi assessori che non si sa cosa facciano, non lo sanno nemmeno loro. E non possono cambiare così frequentemente: una squadra può fare qualche buon innesto, ma non può vincere se la si rivoluziona sempre”.

Quali potrebbero essere le soluzioni?
“Nessuno ha la bacchetta magica, né si può pretendere che tutto venga risolto subito. Ma ci vuole una piattaforma di sviluppo su cui lavorare ogni giorno, migliorando la situazione pian piano, non peggiorandola. Il Piano regolatore del porto è fermo da due anni in consiglio, è un’offesa alla comune intelligenza, peraltro dopo che si era trovato un punto di intesa con tutte le parti in causa”.

Cosa dovrà fare il prossimo sindaco?
“Dovrà confrontarsi con la città, cominciando dal mondo dell’economia. Palermo è una città in pieno degrado e abbandonata a se stessa. Nella mia relazione, con cui abbiamo presentato l’Osservatorio economico, ho detto che è indispensabile lavorare anche la notte per la città. Ripeto, nessuno ha la bacchetta magica, ma bisogna affrontare i problemi uno alla volta e risolverli. Lo Sportello unico nasce per risolvere i problemi delle imprese, invece si continua a fare la spola fra gli assessorati. Anche l’abusivismo è una piaga intollerabile, non mi si può dire che poiché c’è la disoccupazione, lo si deve tollerare perché dà lavoro, l’abusivismo è abusivismo. I gazebo sono quasi tutti abusivi e sono ancora lì. Si può andare avanti con questa logica?”.

Come immagina Palermo fra dieci anni?
“Io sono stato recentemente a Torino e l’ho trovata completamente diversa da dieci anni fa. Al di là dei colori politici, hanno amministrato bene. I soldi per le Olimpiadi sono stati spesi bene. Qui arrivano 800 milioni in dieci anni e servono per pagare la Gesip. Per carità, hanno il diritto di lavorare e vivere ma sono diventati un peso. Cominciamo a farli lavorare almeno, non mi si può dire che non ci sono autisti che portino gli attacchini sul posto. È concepibile una cosa del genere nella quinta città d’Italia?”.


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