PALERMO – Il problema esiste, eccome. E Giovanni Ardizzone non ci gira attorno. L’Ars si è impantanata, le assenze dei deputati sono un macigno, che hanno reso “ostaggio” il Parlamento. Ma sono solo un sintomo, secondo il presidente dell’Assemblea, della crisi dei partiti e della politica.
Presidente, provocatoriamente le abbiamo chiesto di mandare tutti in vacanza e farci almeno risparmiare la luce di Sala d’Ercole, visto che i deputati non si presentano in Aula. Non trova che sia una situazione intollerabile e lesiva della dignità delle Istituzioni?
“L’assenteismo è diventato cronico in tutte le assemblee perché quando manca la politica tutto ne risente. L’Ars è inutile? No, inutili sono i deputati che non fanno il loro dovere fino in fondo, perché l’Ars è un presidio di democrazia. Non è l’istituzione a essere inutile, dobbiamo distinguere. Purtroppo in questi anni abbiamo scontato la mancanza della politica con la P maiuscola che è fatta anche di sentirsi parte di un gruppo”.
È la crisi dei partiti…
“Ognuno ha rappresentato una posizione abbastanza personale. Io ricordo che per l’ultima finanziaria ho dovuto scrivere un messaggio ai responsabili dei partiti per fare approvare la manovra, dal mio amico D’Alia all’onorevole Cardinale e all’onorevole Raciti, per dire di fare venire in aula i deputati. Perché qui non veniva assicurata neanche la presenza fisica”.
Ma perché accade questo?
“Perché ognuno non si sente parte di un progetto comune. È cambiato molto. Una volta si facevano le leggi omnibus e si scaricavano le esigenze territoriali, anche legittime, in testi legislativi. Io mi prendo un merito: per la prima volta non abbiamo avuto nessuna impugnativa sulla legge finanziaria perché abbiamo contenuto le istanze dei singoli. Leggi fotografia non se ne fanno, mi sono opposto a quelle che chiamo leggi con le impronte digitali”.
Ma è questo che ha allontanato i deputati dall’Aula?
“Se per garantire la presenza dei deputati è necessario che tutti trovino riscontro alle loro esigenze, volendo essere buoni del territorio, volendo essere cattivi esigenze personali, dico che non è questo il modo di essere presenti in aula. Non è possibile che l’istanza del singolo parlamentare si traduca in una norma. Magari se io fossi stato più di manica larga avremmo avuto la presenza di più parlamentari”.
Glielo hanno detto?
“Tra le righe lo avverto”.
È un quadro desolante quello che lei descrive.
“Devo dire che il problema è generalizzato ad eccezione del Movimento 5 Stelle. Ci sono parlamentari che abbiamo visto pochissime volte in aula. E il problema non si risolve con la sanzione del gettone, la questione è di sensibilità istituzionale. Quelli che hanno fallito sono i gruppi”.
Mancano figure come Lino Leanza, che sapevano orchestrare e guidare i deputati?
“Non è un problema di guida o non guida. A volte ci siamo trovati fermi per mancanza di relazione tecniche del governo. Ma abbiamo cambiato il modo di legiferare”.
Legiferare su cosa? Qui da anni non fate altro che votare finanziarie…
“Grandi riforme non ne sono state fatte. Abbiamo però applicato il decreto Monti sul contenimento dei costi della politica con la massima trasparenza diversamente da Parlamento nazionale e altri consigli regionali”.
E poi cos’altro?
“Sui costi della politica ci siamo sganciati dal Senato, questa è una grande riforma. Poi la vicenda delle città metropolitane: la legge ha permesso di sottoscrivere il patto per il Sud”.
Con le altre ex Province non è andata altrettanto bene.
“Ma lì il problema è che il governo nazionale ha tagliato le risorse e siamo stati deboli nell’interlocuzione in sede di conferenza Stato-Regioni”.
Cos’è mancato?
“Sono mancati i partiti, che dovrebbero mettere assieme persone che hanno un comune modo di vedere. Abbiamo avuto invece il moltiplicarsi dei gruppi parlamentari. E purtroppo non è stato adottato il codice etico che poneva problemi a coloro che cambiavano gruppo”.
C’è stato un record di trasformismo in questa legislatura.
“Che riflette il Parlamento nazionale. E che riflette la mancanza di politica. Non mi meraviglio che alla fine prevalga il civismo. C’è il desiderio della gente di impegnarsi nelle Istituzioni ma i partiti non danno il buon esempio. Ma l’istituzione Ars va salvaguardata. Guai a fare di tutta l’erba un fascio”.
Ce la farete a votare tutto quello che c’è da fare da qui alla fine della legislatura o i banchi resteranno vuoti?
“Vorrei esitare la modifica del regolamento, sarà utile nella prossima legislatura. Anche intervenendo sul voto segreto. Ce l’abbiamo solo all’Ars, gli altri consigli regionali non ce l’hanno. Quello ci ha fortemente condizionato. Ma il problema, sia chiaro, non è l’opposizione che lo chiede ed esercita il diritto, ma i ricattucci dei singoli nella maggioranza”.
Una maggioranza abbastanza raffazzonata, ne converrà.
“Noi abbiamo avuto momenti in cui alcuni gruppi si sono ingolfati e hanno preso tutto e il contrario di tutto. Mentre in una lista come quella di Musumeci alla fine sono rimasti in due. Questo dovrebbe far riflettere. La gente fino adesso è andata dove ha sentito l’odore del potere. Spero che per il futuro si possa riaggregare sulle idee e sull’azione”.