I gioiellieri nel mirino dei boss | 'Devo acchiappare oro... soldi subito' - Live Sicilia

I gioiellieri nel mirino dei boss | ‘Devo acchiappare oro… soldi subito’

Domenico Palazzoto e Nicolò Di Maio

Nelle carte dell'inchiesta che ha portato a 91 arresti per mafia il retroscena di un colpo che gli uomini della cosca di Resuttana volevano mettere a segno ai danni di una coppia di grossi commercianti della provincia palermitana. Ecco le intercettazioni e i piani svelati dalle cimici.

Palermo - Operazione Apocalisse
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PALERMO – “Devo acchiappare oro”, ripeteva Domenico Palazzotto. In tempo di crisi i presunti mafiosi di Resuttana volevano fare cassa con le rapine. E che rapine. Palazzotto, che assieme al fratello Gregorio avrebbe avuto un ruolo di primo piano nella famiglia di Resuttana, aveva preso di mira una coppia di anziani gioiellieri di un grosso centro della provincia palermitana. Le intercettazioni hanno consegnato ai pubblici ministeri particolari di estrema crudezza e violenza. Non sappiamo se il piano sia stato portato a termine, ma i propositi erano da brividi.

Nel febbraio 2013 Palazzotto ne parlava con Nicolò Di Maio, anche lui fra i 91 arrestati del blitz interforze denominato Apocalisse. Carabinieri del nucleo investigativo, poliziotti della Squadra mobile e finanzieri della Polizia valutaria hanno mandato in frantumi i nuovi assetti dei mandamenti mafiosi di Resuttana e San Lorenzo.

In particolare sono stati i carabinieri ad intercettare il progetto di rapina. Per il quale Palazzotto, nel febbraio 2013, sembrava avere già programmato di sorprendere in casa i titolari di “quella gioielleria”. Sapeva che sarebbe stato facile piazzare la refurtiva: “… c’è un bel giro d’oro… qua ce lo pagano bene… ce lo pagano bene e… sono soldi subito…”. Di Maio lo avrebbe spalleggiato: “Per acchiappare oro… c’è quella cosa che ti ho detto io… quella gioielleria, ci facciamo questa… ci tiriamo questa cosa belli sistemati… bum… bum… stiamo due giorni… e scendiamo”.

I due interlocutori scendevano poi nei particolari dell’azione. Dalle conversazioni emerge un rigurgito di brutalità che, leggendo le trascrizioni delle conversazioni, resta incomprensibile agli stessi investigatori: “…la camorria è che qua dobbiamo fare il sequestro…”; “non c’è bisogno di fare sequestro… sono marito e moglie grandi… gli facciamo pure la violenza… la violenza sessuale…a lei”.

Infine concordavano il modus operandi: “… secondo me… questo a casa lo deve avere pure l’oro… braccialoni… mi ha parlato che ha pure brillanti…orologi d’oro… appena loro e… con le calze…”. Il “mi ha parlato” farebbe intendere l’esistenza di un informatore che conosceva bene i due gioiellieri. Abitudini comprese: “… io so dove sta però… c’è il portiere tutto il giorno… cose… la sera ci sono le dirette…”.


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