I laboratori d'analisi: | "Scusate, dobbiamo chiudere" - Live Sicilia

I laboratori d’analisi: | “Scusate, dobbiamo chiudere”

Le strutture private di analisi cliniche non interrompono la propria lotta contro l'applicazione del tariffario nazionale e per spiegare ai cittadini le proprie ragioni comprano una pagina di giornale.

PALERMO – “Da ieri, 10 luglio 2013, gran parte dei laboratori di analisi cliniche della Regione Sicilia ha chiuso a tempo indeterminato”. Inizia così l’accorata lettera aperta ai cittadini, scritta dai titolari dei laboratori privati che questa mattina campeggia a tutta pagina in una inserzione sul ‘Giornale di Sicilia’.

Una sorta di manifesto della protesta delle strutture sanitarie, oggetto, a partire dal primo giugno scorso, dell’introduzione del tariffario nazionale “Balduzzi” a sostituzione di quello regionale in vigore dal 1997, che, sempre a detta dei laboratori avrebbe “apportato una riduzione media del 45%” rispetto al precedente tariffario.

“Qualsiasi riduzione del tariffario regionale – si legge nella lettera – non consentirebbe di mantenere i livelli di qualità analitica fino ad oggi mantenuti, né di rispettare tutte le complesse normative di legge a cui le strutture private hanno dovuto adeguarsi per essere accreditate con il Servizio Sanitario Regionale”.

I laboratori privati di analisi, dunque, proseguiranno la loro lotta contro l’applicazione del tariffario nazionale, ma “non chiamatela protesta”. “Non è uno sciopero – prosegue l’inserzione – ma un’estrema necessità dettata dall’impossibilità di erogare prestazioni sottocosto”. Tempi duri, quindi, per gli utenti, che si troveranno ad affollare le sale d’attesa delle strutture pubbliche.

E’ per questo che i laboratori si rivolgono proprio alla cittadinanza, scusandosi per i futuri disagi e disservizi, per sensibilizzare la Regione ed in particolare il presidente Crocetta. Nessun riferimento, invece, all’assessore di competenza, Lucia Borsellino, imputata dalle strutture sanitarie come responsabile del provvedimento che li vede impossibilitati a recuperare i costi di produzione delle prestazioni, e quindi in difficoltà economiche.

 


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