PALERMO- La politica ha scoperto che la Formazione è marcia. E si è indignata. Tutto giusto, per carità. Anche l’indignazione tardiva è ben accetta: nella presente valle di lacrime siamo di bocca buona. Però, chissà perché, questo fiume di comunicati moraleggianti ci fa un effetto da lacrime di coccodrillo. Abbiamo come l’impressione di trovarci davanti al caimano che piange dopo avere divorato i suoi figli.
La politica ha controllato, in questi anni, la formazione professionale. Ha incanalato lì i disperati che si rivolgevano alle segreterie per trovare lavoro. I satrapi siciliani hanno usato i corsi come bacino elettorale e di consenso. Poi è caduta dal cielo la meteorite di Report. Il presidente Crocetta ha incornato il problema con la solita enfasi mediatica. A quel punto, ai lorsignori non è rimasto altro da fare: accodarsi all’esecrazione di un sistema che praticamente tutti, con responsabilità diverse, ma con lo stesso approccio clientelare, hanno contribuito a costruire.
Dunque, abbiamo scoperto la che Formazione è marcia. La notizia è arrivata da una plaga giornalistica lontana e ha provocato il caos. Eppure, sotto gli occhi di ognuno, l’architettura del clientelismo ha prosperato, nonostante denunce giornalistiche, nel silenzio e nell’omertà. Evidentemente andava bene così. Ora che non va più bene, politica e popolo insorgono. Recita un vecchio detto: il moralismo è l’ultimo rifugio dei mascalzoni. Senza offesa.