I rifiuti del Palermitano? | In giro per la Sicilia - Live Sicilia

I rifiuti del Palermitano? | In giro per la Sicilia

In provincia 80 comuni su 82 portano l'immondizia a Siculiana o Lentini: ogni anno vengono trasferite 300 mila tonnellate di spazzatura, "bruciando" per il trasporto una valanga di denaro. Il sindaco di Partinico scrive alla Regione: "Bellolampo ci ha dato la disponibilità, perché spendere di più?"

PALERMO – Un milione e mezzo all’anno solo per tre comuni. O, se si allarga lo sguardo a tutta la provincia, almeno dieci milioni. I rifiuti della provincia di Palermo viaggiano per mezza Sicilia prima di arrivare a destinazione, con un costo che naturalmente ricade sulle spalle dei contribuenti: a parte il capoluogo e Ustica, infatti, tutti i comuni del Palermitano portano la propria immondizia a Lentini o a Siculiana, mentre Bellolampo – almeno in un caso – dà la disponibilità ad accoglierli. Accade così che, ad esempio, il Comune di Partinico alzi la voce: il sindaco, Salvo Lo Biundo, all’inizio del mese ha scritto al dipartimento Acqua e Rifiuti e al prefetto per segnalare che sì, la disponibilità di Bellolampo c’è, e allora forse sarebbe il caso di ottimizzare i costi.
Parte da un dato, Lo Biundo. Per il suo Comune portare i rifiuti a Siculiana costa 35 euro a tonnellata, e un centro di 32 mila abitanti ne produce in media oltre 16 mila all’anno. Provate a prendere una calcolatrice e fare il calcolo: 35 euro per 16.352 tonnellate fa 572 mila euro all’anno per portare i rifiuti in una discarica, quella gestita dal Gruppo Catanzaro, che dista 120 chilometri da Partinico. Sei volte tanto quanto dista Bellolampo: “Ci sembra ancora più paradossale – osserva non a caso Lo Biundo – che i Comuni del Palermitano siano costretti a percorrere oltre 120 chilometri per raggiungere l’impianto di Siculiana quando potrebbero, con un notevole risparmio sui costi di trasporto, conferire nella più prossima discarica di Bellolampo”.
Già, i costi di trasporto. Aggiungete Carini: gli abitanti qui sono 40 mila, le tonnellate oltre ventimila e i costi di trasporto scaricati ogni anno sui contribuenti circa 715 mila. Un po’ meno spende l’altro comune finito al centro dello scontro nel fine settimana: Capaci ha infatti undicimila abitanti, produce una media di 5.600 tonnellate di rifiuti all’anno e spende dunque un po’ meno di duecento mila euro. Totale per i tre centri, e quindi per gli 83 mila abitanti che vi risiedono, un milione e 480 mila euro.
La questione diventa più complessa se al conteggio si aggiunge Lentini. In provincia, cioè in tutti centri da Pollina a Balestrate escluso il capoluogo, risiedono circa 600 mila persone. Le statistiche dicono che in media ogni anno ciascuno di noi produce mezza tonnellata di rifiuti: 300 mila chilogrammi di immondizia, quindi, viaggiano ogni anno a un prezzo che oscilla fra i 35 e i 45 euro. Il costo, nella migliore delle ipotesi, è di dieci milioni e mezzo. Tanto più che, per citare ancora il sindaco di Partinico, “più volte, anche in sede istituzionale, il sindaco di Palermo ha dato disponibilità a ricevere i rifiuti prodotti dai Comuni della provincia presso il citato impianto di Bellolampo, finanziato interamente con risorse pubbliche”.
La Regione, però, non la fa così semplice. “La discarica di Bellolampo – spiegano dal dipartimento Rifiuti – può ricevere da mesi solo i rifiuti dei comuni di Palermo e Ustica perché si attende il completamento dei lavori di capping, cioè di copertura, da parte della Rap. Un intervento necessario, secondo gli organi di controllo, per tutelare la salute pubblica”. Insomma: va bene le disponibilità di massima, ma mancano le garanzie per la sicurezza: “Non appena la Rap comunicherà l’avvenuto completamento dei lavori e presenterà un piano ad hoc che consentirà il conferimento anche da parte degli altri comuni – proseguono dalla Regione – il dipartimento emanerà immediatamente una direttiva in tal senso”. Nel frattempo, nell’attesa che una discarica pubblica e già pronta si adegui alle richieste di un secondo ente anch’esso pubblico, altre istituzioni – a loro volta pubbliche – spendono soldi. Soldi, ça va sans dire, pubblici. Cioè prelevati dalle tasche dei cittadini.

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