I vitalizi dell'Ars e quelli degli altri |Ardizzone: uniformarli per legge - Live Sicilia

I vitalizi dell’Ars e quelli degli altri |Ardizzone: uniformarli per legge

I costi in Sicilia e nelle altre regioni. I tagli mancati a Palermo e Roma e quello che c'è da sapere sulle onorevoli pensioni.

Onorevoli pensioni
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PALERMO – Sono diventati per qualche tempo uno degli argomenti più à la page dei media nostrani. Grazie anche alle attenzioni de L’Arena di Rai uno con tanto di indimenticabili performance del presidente della Regione. Ma non solo di quello. Sono i vitalizi degli ex deputati dell’Assemblea regionale. E delle loro vedove e figli. Costano più di diciotto milioni all’anno e hanno fatto tanto parlare di sé. Tantissimo. Come di rado accade, vai a capire perché, per i vitalizi delle altre regioni, di cui si parla ma non nella stessa misura. E come accade ogni tanto con i generosi vitalizi di Camera e Senato.

Ma per addentrarsi nel fantastico mondo dei vitalizi, è necessario spostare lo sguardo più in là. Per scoprire come la vituperata Assemblea regionale siciliana altro non sia che un pezzo di una più ampia terza camera, quella dei parlamentini regionali. Che per anni hanno condiviso a diverse latitudini analoghi privilegi, ingrassando a dismirura prima delle dieta imposta negli ultimi anni. Non tutti ricevendo, però, la stessa attenzione mediatica. Sarà che la Sicilia fa sempre un certo effetto in tv, eppure passando in rassegna i numeri e le regole sul tema,si può sempre imparare qualcosa.

La regione dei vitalizi. È la Sicilia? Non proprio. I vitalizi per gli ex consiglieri regionali, infatti, li avevano tutti. Tutte le regioni li pagavano, tutte li hanno ancora sul groppone dei bilanci, dopo l’abolizione. Il mese scorso il quotidiano Italia Oggi riportava i dati del rapporto del Centro studi di Itinerari previdenziali sul tema. Numeri che meritano un’occhiata.

La Sicilia, infatti, come detto paga circa 18 milioni all’anno. Il Lazio 14. Ma attenzione. I dati della regione Lazio, piccolo dettaglio, sono gli importi netti. Quelli della Sicilia lordi. In pratica, il Lazio paga più della Sicilia per i vitalizi. Altro piccolo dettaglio: l’Ars esiste dal 1947, il consiglio regionale del Lazio dal 1970. E infatti, la Sicilia paga più di 300 vitalizi, come la Sardegna, il Lazio 226.

Altra comparazione. La Puglia paga più di 200 vitalizi ai suoi ex consiglieri per la bellezza di 15 milioni all’anno, solo 3 in meno dell’Ars malgrado il consiglio regionale pugliese sia nato 23 anni dopo quello di Palazzo dei Normanni e abbia quindi un centinaio di “pensionati” in meno.

E ancora. La Sardegna paga più di 17 milioni di vitalizi, più o meno quanto la Sicilia. Che però ha il triplo degli abitanti della Sardegna.

Tutti hanno abrogato il vitalizio. È vero. Nessuna regione prevede più il vitalizio. Così come non lo maturano più deputati e senatori in carica. Si pagano quelli maturati prima dell’abolizione. C’è chi c’è arrivato prima e chi dopo. E la Sicilia è stata una delle poche ad abrogare l’assegno (dal 1° gennaio 2012) già della legislatura in corso mentre altre regioni hanno rimandato l’effetto virtuoso alla consiliatura successiva. Adesso tutti maturano solo una pensione che si calcola col sistema contributivo: poca roba rispetto agli assegni del passato.

Il contributo di solidarietà della discordia. Se n’è parlato tanto ultimamente. Il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone ha smentito la notizia secondo la quale l’Ars non lo ha imposto. Il punto è che sul tema s’è creato un equivoco. Il contributo di solidarietà era una norma nazionale, imponeva un prelievo una tantum sulle pensioni d’oro che alimentava il Sistema di nazionale di garanzia, destinato a finanziare piccole e medie imprese, ricerca e innovazione e fondo per la prima casa. A questo fondo, dice il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, “l’Ars ha dato più di sei milioni e mezzo di euro da pensioni e vitalizi, più di qualsiasi altra regione”.

Gli assegni vitalizi dell’Ars sottoposti a contributo di solidarietà sono stati 41, di questi 26 diretti, cioè quelli agli ex deputati – l’Ars ne paga 178 -, e 15 indiretti, cioè l’assegno di reversibilità, cioè i vitalizi – l’Ars ne ha in carico 132 – che vanno (succede anche nelle altre regioni e per Camera e Senato) a vedove e figli (in Sicilia i figli beneficiari di vitalizio sono quattro) di ex deputati deceduti.

La riduzione temporanea dell’assegno vitalizio. È un’altra cosa. Si tratta di misure introdotte negli anni della crisi per limare gli assegni degli ex consiglieri regionali. Ne discusse la conferenza dei presidenti dei consigli regionali alla fine del 2014. Si decise una riduzione dei vitalizi per il triennio 2015-2017, del 6 per cento per i più bassi e in percentuali crescenti fino al 15 per cento per quelli superiori ai seimila euro lordi.

Lo hanno fatto tutte le regioni? No. Queste misure sono state adottate solo da alcuni consigli regionali, quelli di Lazio, Marche, Lombardia, Piemonte, Toscana (che ha anche introdotto il divieto di cumulo di vitalizi), Trentino Alto Adige, Val d’Aosta, Molise e Veneto. In Friuli Venezia Giulia la riduzione si applica solo in caso di cumulo di più vitalizi. In Sardegna si è sospeso l’adeguamento dei vitalizi al costo del lavoro per un triennio.

All’Ars niente tagli aggiuntivi. La Sicilia non ha applicato nessun contributo aggiuntivo ai suoi vitalizi. Il presidente dell’Ars Ardizzone commenta così: “Il nostro fondo previdenziale, sia per quanto riguarda i deputati sia per i dipendenti, è solido. Negli altri consigli regionali si è attuata una finzione giuridica. Le somme aggiuntive non alimentano il fondo di solidarietà sono tornate negli stessi bilanci dei consigli per implementare i rispettivi fondi”. Sì, ma in ogni caso, in quelle regioni quei risparmi sono stati pagati dai beneficiari dei vitalizi. Tanto che, come raccontava nei giorni scorsi Repubblica, centinaia di ex consiglieri in tutta Italia hanno presentato ricorso contro queste misure. Perché non farlo anche in Sicilia? “Io allora le chiedo: perché non lo applica anche il Parlamento nazionale?”, ribatte Ardizzone, che ricorda come l’Ars sia agganciata al Senato.

Insomma, non c’è verso di chiedere un piccolo sacrificio ai titolari di questi assegni che hanno ripagato (in alcuni casi limite anche a fronte di pochi mesi trascorsi a Sala d’Ercole) i beneficiari a condizioni privilegiate rispetto ad altri lavoratori? “Nella vita tutto si può fare – risponde Ardizzone -. A tal fine invito i presidenti di Camera e Senato a rendere omogenei i sistemi previdenziali di Parlamento nazionale e consigli regionali. Anzi, in tal senso presenteremo una legge voto nello spirito del deliberato della conferenza dei consigli regionali. La proporrò io stesso. È questa la strada se davvero si vogliono cambiare le cose”. A proposito. I vitalizi di Camera e Senato costano 236 milioni all’anno.


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