Il bimbo ucciso dai cani a Mascalucia | L'esperto: pericolosità sottovalutata - Live Sicilia

Il bimbo ucciso dai cani a Mascalucia | L’esperto: pericolosità sottovalutata

Un dogo argentino

Il parere di Salvatore Montemurro, presidente dell'Osservatorio cani mordaci. Foto d'archivio

La tragedia nel catanese
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ROMA – “I bambini non vanno mai lasciati da soli con cani di grossa taglia, soprattutto come quelli di questa razza, di 40-50 chili di peso, e selezionati per la caccia grossa, che hanno un forte istinto predatorio”. A sottolinearlo il presidente dell’Osservatorio italiano cani mordaci, Salvatore Montemurro che – interpellato dall’ANSA – rileva come “un bambino piccolo deve imparare a comunicare con un cane e viceversa, in modo che il linguaggio sia compreso a vicenda”. L’esperto spiega che “non bisogna mai sottovalutare la potenziale pericolosità di un cane e che chi acquista un cane di una razza potente, prestante, ha necessità di essere seguito da addestratori professionisti per imparare a dialogare” con l’animale mentre “in Italia il padrone medio non è addestrato, e si verificano fraintendimenti”.

Fra le ragioni che possono aver provocato l’aggressione, Montemurro cita una “mancanza di buona socializzazione da parte dei cani che non hanno ben accolto l’arrivo del bambino (di età minore) o non sono mai andati d’accordo col piccolo, oppure l’istinto predatorio perché il bambino si è allontanato con una certa velocità o l’istinto di controllare il bambino”. Essendo due i cani in questione, aggiunge “potrebbe essersi innescato l’atteggiamento del branco”. L’Osservatorio, ha detto ancora Montemurro, si è attivato affinché attraverso una veterinaria, Leila Li Causi, della provincia di Agrigento, “venga accertata la razza dei cani, se corrisponda ai dati del microchip, la loro socialità e venga monitorato il loro futuro: spesso, infatti, vengono riaffidati ai padroni”. Nel rilevare che “l’aggressività del cane è soggettiva, che il danno può derivare anche da un tentativo di gioco” e quindi superando il concetto della “pericolosità della razza”, Montemurro osserva che “manca una legislazione adeguata” e che occorrerebbe “professionalizzare allevatori e addestratori di queste razze istituendo anche un albo in modo che sappiano valutare l’adeguatezza e la preparazione dei futuri padroni ai quali dare una sorta di brevetto, un patentino”.

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