Il caso Telecolor finisce| in commissione Antimafia - Live Sicilia

Il caso Telecolor finisce| in commissione Antimafia

Convocato il giornalista Valter Rizzo (nella foto), vittima, insieme ad altri colleghi, di un licenziamento ritenuto illegittimo dal Tribunale.

libertà d'informazione
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CATANIA- La commissione Antimafia presieduta da Rosy Bindi si sta occupando del caso Telecolor.

Da un giorno all’altro, nel 2006, i giornalisti Valter Rizzo, Alfio Sciacca, Fabio Albanese, Nicola Savoca, Katia Scapellato e Giuseppe La Venia sono stati licenziati dall’emittente nella quale lavoravano con contratto giornalistico da decenni, e sbattuti per strada. Un licenziamento che, secondo la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Catania sezione Lavoro (presidente Pasquale Nigro, relatrice Elvira Maltese, a latere Laura Renda), sarebbe stato illegittimo. Risponendo a un’interrogazione parlamentare presantata da 40 deputati, il governo Prodi sostenne che il licenziamento dei giornalisti di Telecolor non era determinato da ragioni economiche poiché l’accordo sulla parte economica era stato già raggiunto. La rottura del tavolo avvenne infatti sulla richiesta di Ciancio di imporre una redazione parallela a Telecolor, direttamente controllata dall’editore attraverso l’agenzia Asi, una redazione bis che avrebbe di fatto esautorato i redattori dal loro lavoro, pur mantenendoli in servizio. Una proposta che i giornalisti rifiutarono in blocco.

Proprio durante il licenziamento stavano maturando due affari importanti del gruppo Ciancio, i cui terreni erano stati destinatari di due varianti che avevano spalancato le porte a guadagni colossali. Il primo è la costruzione dell’ospedale San Marco, il secondo la realizzazione del centro commerciale Porte di Catania, che ha fruttato a Ciancio 28milioni di euro. Questo fiume di denaro è finito sotto l’attenzione della magistratura etnea che ha iscritto Ciancio al registro degli indagati con l’accusa di consorso esterno all’associazione mafiosa, ma poi ha chiesto l’archiviazione. Il Gip Luigi Barone ha respinto la richiesta disponendo nuove indagini che si concluderanno nelle prossime settimane. Dagli atti dell’inchiesta Iblis è emerso che ad eseguire i lavori di movimento terra, nel centro commerciale Icom, è stato Vincenzo Basilotta, il re del movimento terra condannato per concorso in associazione mafiosa. Ma mentre Basilotta lavorava, Ciancio non era più proprietario, e qui entrano in ballo i verbali di Enrico Maltauro svelati dal mensile “S”. Secondo Maltauro, Ciancio si sarebbe interessato alla realizzazione del centro commerciale anche dopo la cessione delle quote. Un fatto che sembra confermato dalla riunione intercettata nello studio di Ciancio in cui viene chiesto a Raffaele Lombardo di interessarsi per risolvere un problema burocratico che rischiava di causare il blocco dei lavori, proprio mentre lavorava Basilotta. L’avvocato di Ciancio, Enzo Musco, ha sempre sostenuto la totale estraneità del proprio assistito “che ha fiuto per gli affari -ha detto a LivesiciliaCatania- ed ha sempre rispettato le leggi tanto da essere vittima di attentati di stampo mafioso”.

La Commissione Antimafia in particolare valuterà se c’è stato il tentativo di condizionare la libertà dell’informazione a Catania.

La Commissione valuterà se, grazie al licenziamento dei 6 dipendenti di Telecolor, noti per le inchieste scomode che portavano avanti, l’informazione risultava completamente sotto il controllo del gruppo Ciancio, che gestiva televisioni, tipografie e radio in regime praticamente di monopolio.

L’Antimafia ha convocato per il 9 settembre uno dei licenziati, Domenico Valter Rizzo, giornalista Rai e noto cronista di giudiziaria che, dopo il licenziamento da parte di Ciancio, ha seguito per prestigiose testate nazionali ogni fase della realizzazione degli affari dell’editore catanese.

Contattato da LivesiciliaCatania, Rizzo spiega di non poter rilasciare dichiarazioni e di non poter anticipare il contenuto dei documenti che produrrà. Rizzo sarà ascoltato dalla commissione che si occupa dei condizionamenti mafiosi sull’informazione presieduta da Claudio Fava.


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