Il Consiglio contro la soppressione |"Così si nega il diritto alla Giustizia" - Live Sicilia

Il Consiglio contro la soppressione |”Così si nega il diritto alla Giustizia”

L'assemblea cittadina, con voto un'anime, si è espressa contro l'ipotesi di soppressione degli uffici etnei. Lanzafame, primo firmatario: "La decisione la pagherebbero i cittadini".

soppressione del Tar
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CATANIA  – Hanno votato all’unanimità contro una previsione che ha già provocato una levata di scudi. Il Consiglio comunale si è schierato apertamente contro la decisione di sopprimere il Tar di Catania per contenere i costi pubblici, approvando la mozione del consigliere Agatino Lanzafame. “Sopprimere il Tar di Catania, significa negare il diritto di accesso alla Giustizia ai cittadini della Sicilia Orientale, ed in particolar modo alle fasce economicamente più deboli, per non parlare delle ripercussioni negative che si avrebbero sui tempi dei processi destinati ad allungarsi a dismisura generando ancora più incertezza negli operatori economici. Il tutto senza un reale risparmio. Per questo motivo abbiamo voluto sostenere con questo ordine del giorno l’impegno del Sindaco Bianco per salvare il tribunale amministrativo di Catania” – ha affermato il consigliere, primo firmatario, leggendo il documento in aula.

Ripensare l’annunciata scelta di sopprimere le sezioni distaccate dei tribunali amministrativi regionali le richieste dei rappresentanti del Consiglio che, forse per la prima volta, hanno trovato un’intesa immediata. “Il Tar di Catania è tra i primi tre tribunali amministrativi d’Italia per numero di contenzioso, secondo soltanto a Roma e Napoli – aggiunge Lanzafame – e garantisce il pieno accesso alla giustizia amministrativa a tutti i cittadini della Sicilia Orientale. La sua chiusura comporterebbe un aumento esponenziale dei costi a carico dei cittadini e delle pubbliche amministrazione coinvolte nei procedimenti, anche in relazione alle difficoltà nella mobilità derivante dalle carenze infrastrutturali nella nostra regione”. Spending review sì, ma con criterio e senza negare diritti a nessuno.

“La “spending review” – prosegue – non può assolutamente tradursi in una serie di indiscriminati tagli orizzontali ma deve essere sempre effettuata tenendo conto sia delle ricadute sulla effettività dei diritti costituzionalmente garantiti sia sulle effettive ripercussioni in termini di funzionalità dei servizi coinvolti”. Per non parlare delle ripercussioni per i professionisti.

 

 


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