La morte dei due cugini di Librino: soltanto una "fu legittima difesa"

La morte dei due cugini di Librino: soltanto una “fu legittima difesa”

È stata depositata la sentenza del Gup Carla Valenti

CATANIA – I due cugini di Librino, Vito Cunsolo e Virgilio Cristian Cunsolo Terranova, rispettivamente di 31 e 30 anni, avevano fatto irruzione a casa sua. E lui in un caso si sarebbe difeso sparando, uccidendo Virgilio Cristian. Nell’altro avrebbe inseguito la vittima, Vito, finendola con un colpo da distanza ravvicinata, all’interno di quella casetta, illuminata solo da una fioca abat-jour e dalla luce del frigo.

L’episodio risale al 22 giugno 2022. E Giuseppe Battiato, allora 71enne che viveva da solo in una campagna a Pennisi, frazione di Acireale, è stato condannato a 10 anni. La ricostruzione del fatto cruento è del Gup di Catania Carla Aurora Valenti.

Le motivazioni

Il giudice ha depositato la sentenza e dichiarato la legittima difesa soltanto per un delle due morti, dunque escludendo la condanna; oltre che concedendogli le attenuanti generiche per l’altra uccisione. La legittima difesa, del resto così come era già emerso l’anno scorso -, era riconducibile al fatto di esser stato aggredito in casa dai due giovani cugini, che erano piombati nell’abitazione rurale dell’anziano allo scopo di rapinarlo.

Ora con le motivazioni il giudice lo ha messo nero su bianco. Così come la concessione dell’ulteriore sconto, dovuto al rito scelto dai suoi legali. L’anziano condannato è difeso dagli avvocati Giuseppe Rapisarda e Marco Zappalà Romeo. I legali adesso hanno già fatto ricorso in appello.

L’appello

Si attende la fissazione del processo in Corte d’assise d’appello. Nel caso di Vito Cunsolo, secondo il giudice, come detto, l’omicida avrebbe sparato un colpo di grazia. E si tratta di un punto contestatissimo della difesa, che sostiene che l’anziano si sarebbe messo a sparare solo per difendersi.

Se poi un colpo a distanza ravvicinata c’è stato, sostanzialmente, per la difesa sarebbe dovuto al fatto che c’era buio e non si vedeva. La difesa ha sempre sostenuto che questa ipotesi non avesse alcun riscontro. L’anziano ha confessato di aver sparato e ucciso i due ragazzi che erano entrati nel suo casolare.

La tesi difensiva

Ma ha detto di aver sparato per difendersi, accusando i due di essere entrati nel casolare. A casa dell’anziano, si ricorda, fu trovata una ingente somma di denaro. L’anziano dormiva con una pistola calibro 7,65 sotto il cuscino. È l’arma del delitto.

Battiato ha riferito di aver subito dei furti nei giorni precedenti e che per questo non si fidava a dormire senza. In aula al processo di primo grado sono state presenti varie parti civili. E ai familiari del giovane Vito, l’anziano dovrà risarcire i danni, e pagare anche una provvisionale. L’arma è una browning.

La confessione

Sta di fatto che quella notte, alle 3, ha confessato ai carabinieri di essersi svegliato e di aver sparato all’interno del casolare. Poi avrebbe trasportato i cadaveri con una carriola (che solitamente userebbe per i limoni) e li avrebbe deposti nella parte del fondo, dove poi sono stati trovati i due catanesi uccisi.

Mentre parlava ha portato i militari di fronte a una palma nana, dove aveva buttato la pistola e il telefonino di una delle vittime. I corpi sono stati trovati “riversi per terra e ricoperti da alcuni teloni di plastica”. L’inchiesta, coordinata dalla procura di Catania, è stata condotta dai carabinieri.


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