PALERMO – Le quote del fondo immobiliare Fiprs attualmente in mano alla Regione saranno acquistate dal Fondo pensioni dei dipendenti regionali. L’operazione sul Fiprs, che detiene la proprietà del patrimonio della Regione, era stata prevista dal governo Crocetta ma adesso viene portata avanti dall’esecutivo Musumeci: una delibera degli ultimi giorni del 2019 ha infatti dato il via agli uffici per realizzare la vendita delle quote del fondo.
L’operazione vale 22,75 milioni di euro. Le risorse che però il Fondo pensioni dovrà pagare sono solo a titolo di acconto. La vendita potrebbe valere di più ma la decisione sull’ammontare del valore toccherà a una commissione trilaterale. I sindacati sono pronti alle barricate e contro l’idea si è schierata la Corte dei conti, sia nell’ultimo giudizio di parifica che in quello del 2017, in occasione della prima formulazione della norma.
Stando a quanto emerge dalla delibera di giunta il Fondo pensioni ha manifestato il proprio nulla osta all’avvio di una procedura concorsuale per definire il valore delle quote. Il valore della partecipazione non sarà deciso dalla sola Regione ma da una commissione trilaterale, così da evitare che il costo per il Fondo pensioni sia deciso soltanto dalla parte venditrice. A decidere il valore finale del 35 per cento di partecipazione del Fiprs saranno così un rappresentante del Fondo pensioni, uno del dipartimento regionale alle Finanze e al credito e un rappresentante dell’assessorato all’Economia (che nelle scelte dovrebbe avere il ruolo super partes).
La decisione di vendere la quota del fondo in cui sono confluiti gli immobili, un tempo di proprietà della Regione e in cui adesso l’amministrazione è in affitto, fu assunta per la prima volta per volontà dell’ex governatore Crocetta e dal suo assessore all’Economia Baccei. Già allora non mancarono le critiche. Quelle dei sindacati che chiesero che la vendita fosse assoggettata alla creazione del Civ, il Comitato di indirizzo e vigilanza del Fondo. E quelle della Corte dei conti. “Vi è la concreta possibilità – scrissero allora i magistrati parlando della valutazione delle quote in oltre 22 milioni – che le valutazioni siano iperboliche e inadeguate e che non tengano conto delle previsioni negative del mercato immobiliare, che comporterebbero ‘ictu oculi’ un deprezzamento dei beni incamerati”.
Nell’ultima finanziaria, però, l’Ars ha varato rinnovato la norma posticipando i termini per la realizzazione dell’operazione al 30 giugno 2019. Anche nell’ultimo giudizio di Parifica non sono mancati i dubbi dei magistrati contabili. “In sede di audizione – scrive la Corte dei conti – è infine emerso che il Fondo Prelios presenta una forte esposizione debitoria nei confronti del sistema bancario, in ragione di debiti rinegoziati la cui copertura è garantita dai canoni di locazione percipiendi sino al 2025”. Proprio questa situazione è stata così ritenuta un “forte elemento di criticità” capace di rendere, assieme ai dubbi sulla quantificazione del valore, “assai problematica l’attuazione dell’operazione di acquisto”.
In generale per la Corte dei conti “la riscrittura dell’impianto normativo non supera le osservazioni già mosse da questa Corte in occasione della originaria formulazione, atteso che continua ad essere negletta l’autonomia decisionale del Fondo Pensioni Sicilia, in contrasto con la sua natura di Ente previdenziale, i cui organi dovrebbero poter ponderatamente valutare in autonomia se, in che misura e con quali procedure estimative realizzare gli investimenti immobiliari previsti nelle mentovate disposizioni”.
La norma regionale non rispetterebbe così l’autonomia dell’ente previdenziale ma per i sindacalisti del Cobas-Codir Dario Matranga e Marcello Minio la situazione dal punti di vista dell’autonomia sarebbe ancora più grave. “Chiediamo – affermano i due sindacalisti – l’immediata nomina del consiglio d’amministrazione dell’ente: un commissario nominato dalla parte venditrice che impone pure il prezzo di vendita può garantire l’autonomia dell’ente previdenziale? Non si può inoltre non considerare – aggiungono – il fatto che gli enti previdenziali (compreso Inps) stanno dismettendo tutti gli immobili in linea a quelle che sono le buone pratiche consigliate in questo momento storico”.
Dubbi da parte anche della Cisl Fp. “Ci chiediamo – commentano Paolo Montera, segretario generale della Cisl Fp Sicilia, e Fabrizio Lercara, segretario regionale della Cisl Fp Sicilia e componente del Civ – che senso abbia questa operazione immobiliare in questo momento, soprattutto dopo che la Regione ha annunciato l’intenzione di raggruppare tutti gli uffici regionali di Palermo in un unico Centro direzionale. Il nostro timore è che si stia tentando di fare cassa, business, utilizzando i soldi dei dipendenti regionali. La questione sarà discussa al Consiglio di vigilanza del Fondo pensioni (Civ), dove sono rappresentati i sindacati, e, anche se il voto non è vincolante, faremo presenti le nostre preoccupazioni – concludono i sindacalisti – e vigileremo passo passo affinché non si speculi mettendo a rischio i fondi che derivano dal lavoro dei dipendenti regionali”.