Il giurista toglie l'alibi ai politici| "Con 46 dimissioni sciolta l'Ars" - Live Sicilia

Il giurista toglie l’alibi ai politici| “Con 46 dimissioni sciolta l’Ars”

L'esperto Salvatore Raimondi: "Lo Statuto è chiaro, la sostituzione dei dimissionari con i primi dei non eletti è sicuramente da escludere”.

Parla Salvatore Raimondi
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“La norma è chiara: in caso di dimissioni di 46 deputati la fine della legislatura non è in dubbio”. Il palermitano Salvatore Raimondi è uno dei massimi esperti di diritto amministrativo in Italia e sull’interpretazione dello Statuto è irremovibile: “La sostituzione dei dimissionari con i primi dei non eletti – afferma – è sicuramente da escludere”. Le sue parole tolgono l’ultimo alibi a chi si appiglia a un cavillo, la mancanza di una legge che indichi chiaramente cosa fare, e sono tanto più forti se si considera che in realtà il docente, ex ordinario all’università di Palermo ora in pensione, è contrario allo scioglimento dell’Ars: “Se si tornasse alle urne adesso – dice – saremmo condannati a rieleggere novanta deputati anziché 70. Una cosa intollerabile”.
Ma la legge è legge. “Lo Statuto – spiega Raimondi – fa riferimento a una norma sulle modalità di scioglimento, ma è perentorio: ‘Le contemporanee dimissioni della metà più uno dei deputati determinano la conclusione anticipata della legislatura dell’Assemblea’. Questo argomento non è negoziabile”. Sulle modalità, invece, si può discutere: “L’Ars – prosegue l’esperto – potrebbe fare riferimento a disposizioni analoghe, ma di sicuro è da escludere che non si arrivi alla conclusione anticipata della legislatura”. Anche perché altrimenti si porrebbe un problema di conflitto fra leggi: “Le modalità di scioglimento – precisa Raimondi – devono essere adottate con legge dell’Ars. Una legge approvata a maggioranza assoluta, ma comunque di rango ordinario. Se l’Ars non approvasse mai questa norma, come d’altro canto finora non ha fatto, bloccherebbe l’applicazione dello Statuto, che invece è una norma di rango costituzionale, quindi di livello superiore. Dal punto di vista del diritto questo non avrebbe senso”.
Se i deputati che hanno deciso di aderire alla campagna #stopars arrivassero a quota 46, dunque, si tornerebbe alle urne. E il termine, anche su questo, è perentorio: “Anche in questo caso – chiarisce il docente – lo Statuto è molto chiaro. Dice che si deve votare entro novanta giorni dalle dimissioni, non dallo scioglimento dell’Assemblea. Se si dimettessero oggi, in altre parole, si andrebbe al voto entro il 29 agosto”.
Questa soluzione, però, a Raimondi non piace. Di più: “Mi fa soffrire”. Il motivo è presto detto: “Voglio lanciare un appello, e voglio che sia preso come un appello della società civile – continua l’amministrativista – Con queste dimissioni di Lombardo preannunziate per il 28 luglio o con l’abbandono di 46 deputati saremmo costretti a rieleggere 90 parlamentari”. Un’Ars a ranghi pieni che, secondo il docente, è inefficace: “I fatti – attacca – dimostrano che l’Ars non è neanche capace di fare leggi indispensabili che non comportano spese. Penso al recepimento del testo unico dell’edilizia o al riassetto normativo degli Enti locali. Fanno praticamente una sola legge all’anno: la Finanziaria. I novanta deputati, così, oltre ai costi diretti, ci costringono a una maggiore spesa ogni volta che si vota la manovra”. L’appello è consequenziale. “Dimezziamo l’Ars – propone Raimondi – Settanta è già una cifra enorme. I candidati si impegnino a portare l’Assemblea a cinquanta deputati. Noi cittadini non dovremmo votare chi non lo fa. E sia chiaro: non è un preludio a una candidatura. Io voglio continuare a fare il professore”. Anche per spiegare ai politici che lo Statuto è chiaro. E che i cavilli sono solo un alibi.


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