Il governo e l'Ars impantanata | Aspettando i gruppi che verranno - Live Sicilia

Il governo e l’Ars impantanata | Aspettando i gruppi che verranno

Un rimescolamento delle carte a Sala d'Ercole potrebbe puntellare la maggioranza. O occorrerà trovare altre soluzioni.

Le spine del governatore
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Continua il nostro approfondimento sulle dieci “spine” che a nostro giudizio hanno determinato il calo di consensi di Musumeci e del suo governo fotografato dal sondaggio del Sole 24 Ore.

PALERMO – “Poi, se dopo le elezioni si formeranno altri gruppi parlamentari che non si riconoscono più nei due partiti che compongono quasi interamente l’opposizione, allora saremo pronti a confrontarci”. Così parlò Alessandro Aricò, capogruppo di Diventerà Bellissima, a Livesicilia qualche giorno fa, commentando il calvario del governo e della sua coalizione all’Ars. Lì, dove il centrodestra ha patito le pene dell’inferno dal primo giorno della legislatura. Lì dove il governo Musumeci soffre uno dei primi e principali problemi tra i dieci che abbiamo riassunto qualche giorno fa commentando il calo di gradimento del presidente rilevato dal sondaggio del Sole 24 Ore.

Una giungla vietnamita Sala d’Ercole dove il centrodestra non riesce a venire fuori da una crisi di nervi permanente. I mal di pancia e le insofferenze sono esplosi da subito. Per lo più dentro Forza Italia ma non solo. I franchi tiratori hanno colpito più volte, protetti da quel voto segreto che il governatore vorrebbe smantellare. Le assenze sistematiche hanno fatto il resto. Il governo è andato sotto non si sa più quante volte, le sedute saltate per assenza di numero legale non si contano più. Il pantano è quasi totale. In occasione di uno degli ultimi tentativi di votare una legge, l’assessore Toto Cordaro, delegato da Musumeci a tenere i rapporti col Parlamento regionale, si è rivolto alle opposizioni chiedendo di dare una mano. Gianfranco Micciché, presidente dell’Assemblea e leader di Forza Italia, non ha gradito: “Mi sembra che non ci si renda conto che le leggi non si approvano facendo l’appello alla responsabilità all’opposizione. La maggioranza si deve dare una regolata e deve cominciare a essere presente. Se non c’è una maggioranza o torniamo a votare o allarghiamo la compagine di governo. La politica è questa”.

Parole a cui il musumeciano Aricò ha risposto prima invitando la coalizione a compattarsi, visto anche che in occasione della discussione della finanziaria, quando il governo spinse sull’acceleratore, ci fu una verifica del numero legale da cui emerse una risicata se pur chiara maggioranza d’Aula. Poi, però, il capogruppo dei musumeciani ha fatto quel riferimento a uno scenario futuribile di cui abbiamo scritto a principio di articolo. Evocando la possibilità che dopo le Europee vedano la luce “altri gruppi” a Sala d’Ercole. Un’ipotesi che circola da un pezzo a livello di gossip nei corridoi del Palazzo. Si è parlato ad esempio della possibilità della nascita di un gruppo leghista, ma i paletti piantati dagli uomini del Carroccio in Sicilia hanno allontanato la prospettiva. Sotto osservazione c’è sempre un gruppo di malpancisti forzisti, da tempo in rotta col partito. Ma Aricò, parlando di allargamento della maggioranza, sembra far riferimento ad altro. Ossia a uno scenario che veda pezzi delle opposizioni sganciarsi da queste ultime per stringere un accordo con il centrodestra. Qualcosa di simile a quanto avvenuto, sebbene senza un patto ufficiale, con i due deputati di Sicilia Futura, che da un pezzo votano spesso e volentieri con il centrodestra. I maligni potrebbero pensare a un pezzo di Pd di credo renziano, che dopo l’avvento di Nicola Zingaretti potrebbe seguire Matteo Renzi in una nuova avventura – i retroscenisti nazionali su questa ipotesi si sono sbizzarriti fino a poco tempo fa – magari saldandosi con qualche pezzo in uscita di Forza Italia. Fantapolitica al momento, ma uno scenario di quel tipo potrebbe assicurare una puntellatura ai numeri traballanti del governo all’Ars. Se poi la fantapolitica resterà tale, il problema dei numeri all’Ars andrà affrontato in altro modo se si vorrà uscire dal pantano. E soprattutto se il governo vorrà avviare dopo un anno e mezzo quella “stagione di riforme”, sempre attesa, che Musumeci aveva nei suoi piani.

Ci sono leggi importanti che hanno concluso il loro cammino in commissione o che stanno per farlo, come ha ricordato di recente il capogruppo dem Giuseppe Lupo, dalla pesca ai rifiuti, passando per il diritto allo studio e via dicendo. Tutto rischia di restare lettera morta nell’Aula dei lunghi coltelli. Replicando il film visto con la finanziaria, svuotata di tutto o quasi, con i provvedimenti più importanti accantonati o impallinati (vi ricordate i roboanti annunci sull’Esa?).  E difficilmente, senza qualche buona legge, alla semina potrà seguire il raccolto, come predica instancabile il governatore

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