"Il M5s è cambiato: perché l'addio | Gli altri quattro? Difficile restare" - Live Sicilia

“Il M5s è cambiato: perché l’addio | Gli altri quattro? Difficile restare”

Il deputato Tancredi: “Ho fatto solo da detonatore. I 4 deputati 'scontenti'? Li ringrazio e li aspetto”

“Da quando non sono più nel Movimento cinque stelle ho iniziato a respirare davvero. Il post di solidarietà dei miei colleghi? Mi ha fatto molto piacere. Del resto, in tanti ormai non condividono la linea politica. Una linea che da tempo è dettata da Milano”. Il deputato regionale Sergio Tancredi, da un po’ non è più un grillino. Ragioni di “mancate restituzioni” (“una scusa per mettermi a tacere”, ribatte). Da ieri non fa nemmeno più parte, formalmente, del gruppo Cinquestelle all’Ars: ha deciso di passare al “Misto”. Ma insieme a lui, presto a lasciare potrebbero essere altri. I colleghi Mangiacavallo, Palmeri, Foti e Pagana pochi giorni fa su Facebook hanno preso le due difese e hanno, di fatto, sancito la rottura del gruppo: “Non ci sono le condizioni per stare insieme”.

Intanto, onorevole, quanto le ha fatto piacere quel post, dal punto di vista umano?

“Moltissimo, ovviamente. Ed è il segno di una sofferenza: quella di chi non vede più nel Movimento i principi per i quali molti di noi si erano avvicinati”.

Lei è già fuori, loro potrebbero seguirla. Lei ha votato a favore della Finanziaria di Musumeci, loro – a differenza del resto del gruppo – si sono astenuti. Che succede adesso?

“Il futuro è da vedere. Di sicuro, io sono stato il detonatore di una deflagrazione che per tanto tempo è stata solo rimandata. Per due anni mi sono morso la lingua. Ma purtroppo, certe cose sono andate solo a peggiorare e a un certo punto sono esploso. Non mi riconoscevo più allo specchio”.

A cosa si riferisce esattamente? Quali sono questi principi traditi?

“Intanto, non si può pensare di andare sempre e soltanto in una sola direzione”

…quella della protesta.

“Sì. Ma non solo questo. Quello che è cambiato ha a che vedere col nostro impegno nel Movimento. Prima, infatti, le decisioni venivano prese orizzontalmente, dai vari gruppi locali. Adesso tutto viene calato dall’alto. Da Milano, più che da Roma. Prima, dai meet-up arrivavano proposte di norme che poi venivano magari pure approvate. Oggi non succederebbe più”.

Il Movimento è cambiato, insomma. Ma non era prevedibile? Da un movimento di protesta si è trasformato in un partito di governo. Le cose cambiano, no?

“Certamente. Se passi da forza di opposizione a forza di governo qualche aggiustamento devi farlo. Ma secondo me, il passaggio sarebbe stato più efficace se il Movimento si fosse fatto aiutare dalle realtà locali. Invece, ho visto tanta gente autoincensarsi, qualcuno si è convinto improvvisamente di essere diventato un grande politico”.

I Cinquestelle alle ultime regionali sono stati comunque i più votati in Sicilia. Sono stati commessi degli errori specifici qui nell’Isola, secondo lei?

“Assolutamente sì. Errori politici evidenti. Questa è una legislatura nella quale la maggioranza è destinata ad avere solo uno o due deputati in più. Possibile che in una situazione del genere, un gruppo come il nostro, fatto di venti deputati, non riesca a incidere?”.

Cosa si è sbagliato allora?

“Semplice: la linea politica è stata miope. Quella del ‘no a tutto’. E invece dovevamo ragionare in altro modo: noi avevamo un programma elettorale. E dovevamo spingere per portare a casa quanto era contenuto in quel programma. Incalzare il governatore: ci stai, o non ci stai?”

E invece?

“E invece nulla… si è rimasti alla contrapposizione fine a se stessa. Musumeci non è il diavolo e nemmeno l’acquasanta. Ma non è il peggior politico degli ultimi trent’anni. E poi, proprio su questo punto, mi sono chiesto anche un’altra cosa…”

… cosa?

“Se siamo riusciti a dialogare sia con la Lega che col Pd, perché non dobbiamo farlo anche col governo siciliano?”.

Magari perché in campagna elettorale avevate definito “impresentabili” gli alleati del governatore.

“Quelli erano toni da campagna elettorale. A un certo punto bisognava metterli da parte. E poi, sinceramente, non mi pare di avere visto particolari problemi dal punto di vista giudiziario finora”.

Insomma, lei avrebbe preferito dialogare.

“Vede, il punto è questo: noi siamo prestati alla politica per migliorare la Sicilia. Ma se dopo otto anni all’Ars non siamo riusciti a concludere nulla, è lecito chiedersi se magari la linea politica non è stata sbagliata finora?”

Adesso, comunque, lei è fuori.

“E le dico la verità: da quando non sono più nel Movimento cinque stelle sto assaporando la vera libertà. Anche quella di dire ciò che voglio. E lo farò anche in futuro”.

In realtà il suo ex partito afferma di averla espulsa per la storia delle mancate restituzioni delle indennità.

“Guardi, se si facesse una graduatoria, io sarei tra i primi Cinquestelle per entità di restituzioni. In realtà loro mi buttano fuori perché io sollevo una questione politica, che è quella che le spiegavo. Volevano mettere a tacere una voce in dissenso”.

E adesso lei che farà? E, a quanto ne sa, cosa faranno i colleghi che l’hanno difesa? Si avvicinano nuovi addii al Movimento?

“Io intanto sono passato al gruppo Misto. Non so cosa faranno i ragazzi che ringrazio ancora. Certo, una volta che hai deciso di votare in maniera diversa rispetto al tuo gruppo, è difficile restare insieme. Cosa succederà però non lo so. A me piacerebbe, anche con loro, fare rinascere l’esperienza dei Meet-up, ripartire dai territori, e da lì iniziare un ragionamento costruttivo”.

Anche con la maggioranza di Musumeci. Lei del resto ha votato a favore della Finanziaria del governo.

“L’accusa di essere filogovernativo la trovo senza senso. Io ho solo pensato che nel momento storico più drammatico dal dopoguerra a oggi servisse unità di intenti. Da parte di tutte le forze politiche. Tutte avrebbero dovuto votare a favore della Finanziaria, anche perché tutti hanno messo qualcosa e il testo era stato concordato con le opposizioni”.

Qualcuno dice anche: adesso formano un gruppo e al primo rimpasto chiedono un assessore.

“Quello che a me interessa è aiutare la Sicilia a ripartire. Se tra quattro o cinque mesi, dovessero esserci le condizioni per contribuire anche da dentro il governo, non mi tiro certo indietro. Ma il punto è un altro. Specialmente oggi, non può passare l’idea di essere sempre contro. Contro tutto e contro tutti. Alla fine, quello che interessa alla gente è che i problemi vengano risolti”.


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