"Il mutuo va acceso, |ma finanziato con i risparmi" - Live Sicilia

“Il mutuo va acceso, |ma finanziato con i risparmi”

Il presidente di Confindustria, Antonello Montante

INTERVISTA AD ANTONELLO MONTANTE. "Il buon lavoro del governo sulla sanità permette di sperare in una riduzione delle addizionali. Tutti i risparmi strutturali dal 2016 devono essere destinati in via prioritaria a copertura del mutuo", propone il leader di Confindustria

L'intervista ad Antonello Montante
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PALERMO – Quel mutuo s’ha da fare. Antonello Montante, presidente della Confindustria siciliana, sgombra il campo da qualsiasi possibile equivoco. Il mutuo da un miliardo che il governo regionale ha deciso di accendere per ripianare i debiti con le imprese va approvato: “E’ una priorità per non far saltare le imprese”. Il prezzo da pagare, però, non può essere quello di “congelare per trent’anni le addizionali perdendo la speranza di ridurle”. Questa la posizione di Confindustria, nelle dichiarazioni di Montante diffuse stamattina dall’Ansa. Il presidente degli industriali, però, rilancia, e suggerisce all’Ars la strada da percorrere per salvare il mutuo senza “congelare per trent’anni le addizionali Irpef e Irap significa ipotecare una generazione e spaventare gli investitori”. La strada è quella della spending review, da cui attingere per pagare le rate del mutuo.

Lei ha parlato di “delirio” a proposito dell’idea di congelare per trent’anni le addizionali Irpef e Irap. Perché sarebbe un danno così pesante per la Sicilia?
“Perché tutti avevamo l’aspettativa che dal 2017 si potessero finalmente abbassare le addizionali e che in questo modo in Sicilia potesse costare di meno investire o produrre. Quest’aspettativa, è bene dirlo, si fondava sul buon lavoro svolto dal governo al tavolo della Sanità che ha permesso di rientrare nei parametri nazionali. In questo modo, però, non ci verrebbe più permesso di sperare in una riduzione delle aliquote dal 2017, riduzione che permetterebbe di diventare più competitivi per attrarre investimenti. Sarebbe una tragedia ritrovarsi un’aliquota fissa per trent’anni”.

Voi però siete i primi a ritenere necessario il mutuo per sbloccare i pagamenti alle imprese.
“Certo: pagare i debiti e non fare saltare le imprese è una priorità, sia chiaro. Ma la Sicilia deve anche poter lanciare un messaggio: venite qui a investire perché si paga meno”.

E allora dove pescare i soldi necessari a pagare le rate del mutuo?
“Una delle soluzioni è quella di fare una norma programmatica che dice che tutti i risparmi strutturali dal 2016 devono essere destinati in via prioritaria in sede di approvazione dei documenti finanziari a copertura del debito del decreto legge pagamenti”.

Insomma, mettere nero su bianco che i risparmi da spending review servono anzi tutto a pagare la rata del mutuo?
“Sì, ogni risparmio prioritariamente servirebbe a pagare la rata di mutuo di 60 milioni di euro all’anno, che nel bilancio della Regione non è una cifra enorme. Questo permetterebbe di raggiungere due obiettivi. Anzi tutto impegnerebbe la Regione a fare davvero la spending review, poi assicurerebbe il pagamento della rata senza bloccare le addizionali”.

E a vostro modo di vedere ci sono i margini per effettuare risparmi che lo permettano?
“Certo. Basta pensare ai costi della politica, considerando ad esempio che dal 2018 ci saranno venti deputati di meno, o alle partecipate regionali, che non sono state ancora toccate in maniera seria. Ma questo va nell’interesse di tutta la politica e della regione siciliana: non dobbiamo fare spaventare gli investitori se vogliamo sperare di creare sviluppo”.

Voi temete che la norma possa anche non passare?
“Credo che su questa vicenda dobbiamo essere uniti, non bisogna spaccarsi. Se la legge non passa non vince nessuno, falliscono solo le imprese. Bisogna invece trovare la soluzione migliore. E la soluzione non può essere quella che porta come conseguenza che per trent’anni si dirà non investiamo in Sicilia. È nata una speranza, un’aspettativa di riduzione delle addizionali, ed è nata grazie al lavoro del governo: non uccidiamo questa speranza”.

Si tratta di una strada che può incontrare delle obiezioni da un punto di vista di certezza delle coperture, o no?
“Diciamo che di certo ci vuole una forte azione politica sui tavoli tecnici ministeriali di competenza. Ma c’è il tempo per fare quanto si deve”.


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