Quel maledetto pontile, quella maledetta foto: è il frame sfocato di una politica sfocata, che si mette in posa alla faccia del popolo, forse un po’ sornione, di certo (cito Trilussa) un po’ cojone. Una politica “spoliticata” che fa acqua da tutte le parti, e non solo quando piove. Ma piove, adesso piove!
Piove e la Sicilia si allaga. Piove e Palermo si allaga; e si allaga Mondello.
Sì, Mondello, dove c’è quel pontile, dove han scattato quella foto. Piove, piove a dirotto. L’acqua scorre impietosa, tra le case e le chiese, scorre dai tombini impotenti e su marciapiedi di pietra che sembra burro, scorre su strade in piena e su automobili alla deriva, scorre sotto i ponti e su quel pontile.
Quel pontile maledetto, quella foto maledetta.
È uno schiaffo in piena faccia ai disperati che alla prima alluvione si trovan l’acqua dentro casa; case che – ironia della mala sorte – sono lì, a pochi passi dal pontile di Mondello, inaugurato con molta e magna pompa ma con poche e niente pompe (quelle idrovore, dico).
Quel pontile maledetto, quella foto maledetta. È uno schiaffo alla faccia della nostra intelligenza; noi, cittadini smaniosi di qualche foto in meno e di qualche opera in più. Ridono i politici e i politicanti, di zona e di tutti i luoghi e tutti i laghi (ora ci vuole), mentre una foto li immortala con gli accoliti alle spalle, anch’essi alla disperata ricerca di un’oncia d’immortalità. Ridono tutti, il pontile di Mondello è realtà, Palermo finalmente risorge, splendente come il sole e come quel pontile!
Ma il sole non può splendere sempre …No, forse è la pioggia che non può cadere sempre, boh. Anyway, il sole di questo Maggio pazzo … No, un momento, quello è Marzo. Anyway, il sole se n’è andato e al suo posto sono arrivati i nuvoloni e, con loro, un nubifragio da allerta rossa e scuole chiuse; e da strade allagate all’inverosimile. E impazzano i video, che rimpallano di cellulare in cellulare, di Livesicilia in Livesicilia, quasi a beffeggiare le facce sorridenti di quella foto irridente.
Irridente si. Perché una classe politica che si mette in posa per l’apertura di un “inutile” pontile è una classe politica che irride il popolo, se a pochi passi da lì, a Partanna Mondello, esso annaspa sotto l’acqua. Ma che cavolo ci ridete? E chissenefrega del vostro pontile, se poi le nostre strade si trasformano nei canali di Venezia?
Ma qui non siamo a Venezia. Qui, su quei canali improvvisati, solo cartacce, detriti d’ogni tipo e qualche sorcio -mischino – disperato pure lui; e automobili, lapini e motorini che “gondoleggiano” tra i fili scoperti di pali divelti (ci ho pure fatto la rima), tra bidoni ingolfati di rifiuti mai spazzati (ci ho pure rifatto la rima).
Di Venezia, qui, c’è solo il carnevale, il triste carnevale di quelle tristi maschere sorridenti, di quella maledetta foto di quel maledetto pontile. Maledizione a me, quando non mi faccio i fatti miei!
Ecco. L’ho detto, anzi l’ho scritto. Questa politica da posa, che ride sempre, è carnevalesca.
Ma ogni carnevale, si sa, ha sempre chi ci va dietro e non occorre che specifichi la classifica dell’intelligenza tra i due. No, non mi riferisco a quelli della foto che stavano dietro (sarebbe accanimento), mi riferisco al popolo che vota e che lo fa spesso senza alcuna considerazione del bene comune, bensì del solo bene proprio. Perché un figlio da impostare è un bene proprio, una carta da “ammuttare” è un bene proprio, una porta da aprire è un bene proprio. Legittimo, certo. Ognuno si guarda il suo, diciamo da queste parti.
Ed è qui che casca l’asino; ed è qui che asini restiamo noi, che non capiamo quanto il bene comune sia il bene più intimo che ognuno dovrebbe perseguire e preservare. Perché quell’acqua non è solo di chi abita a Partanna Mondello piuttosto che a Passo di Rigano piuttosto che allo Sperone, quella è acqua che la nostra Terra fa da ogni sua parte.
Quell’acqua è il mare in cui naufraga il diritto di tutti noi di essere un popolo normale. Quell’acqua sono le lacrime di disperazione e rassegnazione e patimento e avvilimento che tutti i giorni versiamo, senza che neanche ci facciamo più caso. Anzi, auto ironici come siamo, spesso ci ridiamo su, dietro un laconico e buffo: “A mare siemu!” (per l’appunto). Quell’acqua è la liquidità inafferrabile dei nostri politicanti, eroi delle campagne elettorali e (tanto per restare in tema) dei bagni di folla.
Quella folla entusiastica e speranzosa siamo noi, siamo tutti noi, che riempiamo teatri e sale (se c’è lo schiticchio, tanto meglio) e aspettiamo che finisca la parrata per approssimarci al demiurgo parlante e, magari con una doppia vasata, ricordargli che ci siamo e che … “quella cosa, come finì?”.
Ma noi siamo questi e quella foto in fondo l’abbiamo scattata tutti noi. Noi li vogliamo li, noi li vogliamo così, come in quella maledetta foto: belli e sorridenti all’inaugurazione di un “inutile” pontile. Basta che al telefono ci rispondano sempre, basta che al loro bar-tier generale li troviamo sempre, basta che la cortesia ce la facciano sempre.
Per il resto, che si mettano pure in posa, pazienza se la gente (sempre noi) affoga in un mare d’acqua piovana e nella melma di una Terra che sembra davvero senza speranza. No, la mia non è demagogia (detesto i demagoghi) e ovviamente non ho nulla contro quel pontile, che inutile lo è solo tra virgolette.
Però, ci vuole il vento in chiesa, ma un poco poco sfottuti ci sentiamo … Capisco pure l’evento, l’occasione, le foto, gli applausi, i comunicati, lo scruscio di batteria e tabacchieri i legnu … capisco tutto. Ma il trionfalismo no, se il suo contraltare è strade che si allagano, è pronto soccorsi da inferno, è collegamenti da medioevo, è uffici pachidermici, è … vado avanti? Meglio di no, sennò poi dicono che ce l’ho con Schifani.
A proposito, presidente, all’Ast, poi, hanno approvato il bilancio? Non era, a rigor di legge, una cosa urgente? Vabbè … Quando lo faranno, mi raccomando, dica loro di farsi una bella foto: anche quello sarà un evento, ci ha fatto fuori un intero Cda, ricorda? Ma si, ora lo approvano. Un po’ di pazienza, che premura c’è?
Del resto, il sole prima o poi torna a splendere. Basta aspettare, anche se Lui – il sole- può prendersela più comoda di un tinto Cda, Lui non può essere revocato. Per carità, presidente, almeno Lui no, altrimenti, poi, riprende a piovere, si allaga di nuovo tutto e siamo punto e a capo.