Il ritorno di Franco e Ciccio - Live Sicilia

Il ritorno di Franco e Ciccio

Fulvio Abbate e Pietrangelo Buttafuoco, ospiti del Festival del Giornalismo a Perugia, non risparmiano niente e nessuno. Più sferzanti e disubbidienti che mai, sono loro i nuovi Franco Franchi e Ciccio Ingrassia del giornalismo italiano.

PERUGIA – Ospiti del Festival di Giornalismo a Perugia, che si tiene in questi giorni, due colonne del giornalismo intellettuale siciliano: Pietrangelo Buttafuoco e Fulvio Abbate. Catanese il primo, palermitano il secondo. Un passato nel Movimento Sociale Italiano per il corsivista de Il Foglio ed una tessera datata del Partito Comunista Italiano per il Marchese di Teledurruti.

Ma più di tutto, i due funamboli dell’inchiostro, sono uomini che si sono guadagnati pagina dopo pagina, la licenza alla critica che li rende maestri del pensiero che cerca sempre e comunque il paradosso. Paradosso che serve a farsi beffe del pensiero comune e contemporaneamente a provocarlo, per sbattere in un fondo quello che non conviene dire ad alta voce. Un’altra cosa li accomuna, entrambi sono stati censurati, Abbate ad un certo punto è stato infatti mollato da L’Unità e Buttafuoco, dopo un articolo che ha scatenato un putiferio di reazioni politiche (L’alfabeto dei destrutti, pubblicato niente meno che su La Repubblica) è stato sospeso a divinis dalla Mondadori e così, queste penne pazze, hanno vissuto anche la condizione di “trapassati” del giornalismo.

Ma come hanno detto loro stessi a Luca Mastrantonio del Corriere della Sera, che li intervistava, più che “martiri”, si considerano “beati”. Queste due icone (lo scriviamo anche se loro non direbbero mai di sentirsi tali) d’un pensiero che a volte appare mostruoso ai radical chic d’ogni latitudine non si smentiscono mai e difatti orgogliosamente Buttafuoco dichiara alla platea, che la sera legge “Topolino”, del quale vanta anche l’abbonamento.

Chissà forse in sotterranea polemica con intellettuali laureatissimi che la sera dicono di leggere Kant? Invece il maestro Fulvio Abbate, confessa di tenere sul comodino il libro “Monsieur Proust” di Albaret Céleste (la cameriera di Marcello Proust, Marcello e non Marcel, perché Marcel lo usa il cretino cognitivo dice Buttafuoco). Da fuorilegge del giornalismo di questo calibro, non possiamo che aspettarci delle parole feroci dette col sorriso e difatti Destra e Sinistra, entità della politologia e della società, escono “destrutte e destrutturate” dal dialogo quasi comico oltreché intellettuale che i due intrattengono. “A chi somiglia Renzi?” si chiede Buttafuoco, e subito si risponde: “A Fanfani”.

Per poi chiedersi cosa avrebbe fatto Totò dell’onorevole Renzi sul treno – sceneggiature politiche tutte da scrivere insomma. E per Abbate, Renzi è solo quel ragazzo che va a La Ruota della Fortuna. Abbate dal canto suo, si lancia in una spiegazione della società italiana e rivela di aver elaborato la “Teoria del blocca sterzo” per spiegarla. In cosa consiste questa teoria? “Il blocca sterzo è Silvio Berlusconi” per Abbate. Per Buttafuoco invece, il problema in Italia è che la sinistra si fonda su Berlusconi e la destra non esiste proprio perché c’è Berlusconi.

E così Beppe Grillo è solo un parassita nato da questa dicotomia, spiega ancora il corsivista de Il Foglio. Queste sono solo alcune delle valutazioni di due “beati trapassati”, che fortunatamente ci deliziano con ragionamenti sempre alternativi al coro del comune pensiero che ammorba giornali, tv e conversazioni da bar. Ma noi la finiamo qua ed il resto del dialogo meta giornalistico, tra queste due “icone senza autore”, lo potete vedere su YouTube.


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