Il tesoro di don Vito | Scatta il sequestro - Live Sicilia

Il tesoro di don Vito | Scatta il sequestro

Beni per duecento milioni
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Duecento milioni di euro tra auto, ville, terreni, appartamenti e conti correnti bancari. A tanto ammonta il sequestro di beni mobili e immobili effettuato dalla Direzione Investigativa Antimafia di Palermo nei confronti dell’imprenditore edile Francesco Civello, indicato dai magistrati, insieme al socio in affari Francesco Zummo, come il vero tesoriere della famiglia Ciancimino. I due costruttori avrebbero infatti custodito ed occultato il patrimonio illecito dell’ex sindaco mafioso di Palermo, rilegittimandolo attraverso le loro società.

Sullo sfondo di questa operazione si staglia la figura di Francesco Zummo. Lui, che in passato è stato raggiunto da diversi ordini di sequestro, avrebbe tra le altre cose accompagnato due volte i figli di don Vito in Canada per effettuare, attraverso l’intermediazione di boss canadesi, alcune operazioni immobiliari. Condannato per associazione mafiosa, Francesco Civello era finito nel mirino degli inquirenti, e dello stesso giudice Falcone, già negli anni ottanta; quando mise a disposizione degli uomini delle cosche palermitane i propri conti correnti, consentendo ai boss di depositarvi i proventi del traffico di droga internazionale.

“Questo sequestro – ha detto il procuratore aggiunto Antonio Ingroia – conferma la continua attività svolta dalla Dia nell’aggredire le punte emergenti del riciclaggio di denaro di provenienza illecita. Le figure dei due costruttori erano già finite tra le maglie investigative di Falcone alcuni decenni fa, ma mai nessun provvedimento di sequestro aveva interessato il patrimonio di Civello”.

Ingroia ha quindi voluto rivolgere un plauso particolare a chi ha svolto le indagini economico-finanziarie che hanno permesso di arrivare a questo sequestro: “Il Centro Operativo della Dia costituisce un vero fiore all’occhiello della Direzione – ha spiegato Ingroia -, e testimonia come lo sforzo della Polizia giudiziaria sia sempre al massimo. Risultati migliori – conclude il magistrato -, potrebbero essere ottenuti con un ulteriore potenziamento degli strumenti a disposizi di chi indaga”.


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