Il tesoro di Ianu Fichera |120 mila euro scovati dalla polizia - Live Sicilia

Il tesoro di Ianu Fichera |120 mila euro scovati dalla polizia

Con l'arresto di Giuseppe Orestano, avvenuto ieri, si riaccendono i riflettori sull'omicidio di Sebastiano Fichera, ammazzato nel 2008. Il "cane sciolto" non avrebbe spartito con i vertici degli Sciuto Tigna i proventi del traffico di droga. Ma il pentito D'Aquino parla anche di altro. (Foto di repertorio)

I retroscena del delitto
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Sebastiano Fichera ucciso nel 2008

CATANIA – Era un cane sciolto Sebastiano Fichera. Il piccolo boss degli Sciuto Tigna crivellato con una 7.65 l’estate di sette anni fa in casa nascondeva un piccolo tesoro: oltre 120 mila euro in contanti sequestrati dalla polizia poche ore dopo il delitto. Ieri nelle mani di Giuseppe Orestano, detenuto, è arrivata l’ordinanza con cui la Procura lo accusa di essere uno dei killer di Ianu: lo avrebbe ammazzato per un ordine partito da Biagio Sciuto, il capomafia alla sbarra proprio per questo omicidio. Una vendetta: Sebastiano Fichera non avrebbe spartito i proventi di un giro di traffico di droga che aveva con Gaetano D’Aquino dei Carateddi. E i guadagni sarebbero stati notevoli.

E la prova arriverebbe proprio dalla perquisizione a casa di Fichera dopo il suo omicidio avvenuto in via Cairoli, dove fu attirato con la scusa di dover risolvere un problema per il furto di un escavatore. All’improvviso invece entrarono in azione i sicari: Giuseppe Orestano e Giacomo Spalletta, secondo i collaboratori di giustizia e la ricostruzione degli inquirenti.

Torniamo all’ispezione nell’abitazione della vittima: i poliziotti prima di entrare notarono una persona uscire, era il cugino che stava tentando di allontanarsi portando via custodie di orologi “Cartier” e “Rolex”. Gli agenti lo hanno bloccato e lo hanno invitato a riporre gli oggetti. Passato al setaccio l’appartamento gli investigatori trovarono (e sequestrarono) 121.095 euro in contanti. Una somma ritenuta assolutamente spropositata rispetto ai redditi leciti della vittima, considerato che all’epoca risultava disoccupato.

Avviate le indagini la Squadra Mobile scopriva come Fichera, la vittima, mantenesse rapporti con esponenti del clan Cappello, tra cui Antonio Aurichella (suo cognato) e Gaetano D’Aquino, uno dei vertici della consorteria mafiosa. Per gli inquirenti i tre erano legati da “affari” di natura illecita: gestivano un traffico di stupefacenti che “lucrava” bene. E i soldi sarebbero finiti nelle tasche di Fichera senza passare dalla cassa dell’organizzazione criminale di cui era affiliato, il clan Sciuto Tigna. Una cosa che avrebbe fatto infuriare Biagio Sciuto fino a decretare la sentenza di morte del “piccolo” boss.

“U picciriddu” – così Sciuto avrebbe chiamato Fichera nell’incontro per pianificare il delitto. Lo racconta Domenico Querulo, il pentito che ha inchiodato Pinuccio Orestano. In quella riunione a casa del capomafia ci sarebbe stato anche Giacomo Spalletta, che avrebbe partecipato all’agguato, e Mario “Lentinese” Maugeri, che avrebbe accompagnato la vittima al falso appuntamento trappola. Sia Spalletta che Maugeri sono stati uccisi a sangue freddo pochi mesi dopo l’assassinio di Fichera: una scia di sangue esplosa per vendetta. Questa la tesi dell’accusa.

Sui 121.095 euro l’idea degli investigatori è chiara: frutto del traffico di cocaina. Nel processo Bisonte sarà ricostruito il canale della cocaina tra Aurichella e D’Aquino dei Carataddi con i napoletani sostituiti, appena in manette, dai fratelli trafficanti Querulo. Ma la fonte di quei contanti potrebbe essere anche un’altra, è il collaboratore D’Aquino a fornire una nuova prospettiva: “Ebbe molti soldi da un politico Sebastiano Fichera, e quando Sciuto venne a sapere che ebbe centoventi mila euro da questo politico andò su tutte le furie, perché Fichera non diede nemmeno un euro a Sciuto”. Ma su questo punto mancano dei riscontri.


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