CATANIA – “Un nuovo piano Marshall per l’Africa”. Queste le parole del Presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, in visita nella sede della task force regionale di Frontex a Catania. “Frontex rappresenta l’unione e la solidarietà dell’Europa rivolto al problema dell’immigrazione – dichiara Antonio Tajani appena giunto in via Transito dove ha sede Frontex – e bisogna fare di più, investire ancora in Libia, bisogna bloccare il corridoio libico come è stato fatto con quello balcanico, lavorando direttamente in quei Paesi”.I numeri di Frontex dal 2016 ad oggi sono numeri importanti: 70000 persone soccorse e salvate in mare, 43 tonnellate di droga posta sotto sequestro, la spesa annua per gestire l’emergenza migranti è di circa 42.000.000. “Tra pochi giorni ci sarà l’incontro tra Angela Merkel, Emmanuel Macron e Paolo Gentiloni per definire il piano di ricollocamento dei rifugiati che coinvolgerà tutti i Paesi dell’Unione – continua Tajani – con sanzioni economiche per i Paesi che non riconsidereranno la propria posizione”.Il presidente Tajani si è spostato al porto per incontrare gli uomini e le donne impegnati nelle operazioni di soccorso dei migranti accompagnato dal capo di Frontex Fabrice Leggeri, dal generale della Guardia di Finanza Giorgio Toschi, dal comandante regionale della finanza Ignazio Gibilaro e dal colonnello Joselito Minuto oltre agli europarlamentari siciliani Salvo Pogliese e Giovanni La Via.
Nel porto, attraccata al molo di levante, c’è la nave di Frontex Olympic Commander a bordo della quale operano uomini e donne di diverse nazionalità europee. Sovrintendente alle operazioni di salvataggio è il comandante Lise Dunhan che da alcuni anni si occupa della tratta di esseri umani e in maniera particolare delle ragazze di paesi come la Nigeria che vengono portate in Italia per essere introdotte nel mondo della prostituzione. “Le ragazze coinvolte nella tratta sono tante e sono tutte giovanissime – sono le parole di Lise Dunhan – chiaramente sulle navi di Frontex esiste un team specializzato nell’individuare le persone coinvolte in questo tipo di reato, esistono delle chiavi per scardinare la loro paura, chiavi racchiuse nelle loro dichiarazioni, dagli sguardi, un lavoro concertato con le forze di polizia italiane alle quali vengono prontamente segnalati tutti i casi”.
E sempre sulla nave Olympic Commander opera il team che si occupa dei migrati subito dopo il salvataggio in mare che è formato tra gli altri da tre donne speciali. Camilla Carlsen che cura i rapporti da trasmettere alla polizia, Hella Botten infermiera con una grossa esperienza alle spalle e il sub per il salvataggio in mare Agnete Dukker. E’ lei che ci racconta la sua prima esperienza durante un salvataggio avvenuto nel 2015. “Durante un’operazione di soccorso, un gommone stracolmo di migranti e molti bambini, non potrò mai dimenticare che durante le fasi concitate di salvataggio un bimbo cadde in acqua, mi lanciai subito in suo soccorso tuffandomi e sorrideva, sorrideva, come se sapesse già che l’avrei salvato”. Hella Botten ci conferma che molti migranti hanno segni evidenti di torture: “Bruciature di sigaretta, lividi e persino colpi di pistola agli arti inferiori, segni evidenti della tragedia che vivono queste persone dal momento della loro fuga in mare”.