PALERMO – Che fosse un evasore lo aveva stabilito una macchina. Una di quelle utilizzate dall’Agenzia delle Entrate, un computer che tramite un programma aveva rilevato un’evasione d’imposta di oltre centomila euro, ovvero quella corrispondente ad una presunta mancata dichiarazione della quota di partecipazione della propria società. Il titolare di un’azienda che si occupa della costruzione e noleggio di imbarcazioni di lusso, Mauro Corvisieri, asssistito dagli avvocati Mauro Torti e Corrado Nicolaci, è stato assolto con formula piena dalla prima sezione penale, presieduta da Mario D’Antonio, perché il fatto non sussiste.
La vicenda per la quale l’imprenditore era stato accusato di evasione fiscale, risale al 2005. In base all’accusa, infatti, ai tempi non sarebbero stati dichiarati i redditi della quota associativa, ovvero 595.522 euro, con un’evasione d’imposta che sarebbe corrisposta – in base a quanto sarebbe venuto a galla dal programma elettronico – a 103.291,38. Insomma, si sarebbe trattato di un “accertamento intuitivo”, in base al quale alcuni dati sarebbero stati automaticamente comparati e, stavolta, erroneamente.
“Come prevede la legge, ho dovuto dimostrare da solo come era stato utilizzato il denaro – spiega a Livesicilia l’imprenditore – un’operazione quasi impossibile, perché è stato necessario risalire a tutti i movimenti di quel periodo. Mi sono sentito perseguitato, ma sono felice che la verità sia venuta a galla e che i clienti abbiano continuato a dimostrarmi fiducia. Io faccio l’imprenditore senza l’aiuto di nessuno – prosegue – mi sono costruito da solo e ho dato vita ad un’attività che amo in una terra davvero difficile, dove purtroppo, per questa vicenda, ho davvero sofferto”.