Imprenditore strozzato dagli usurai |Cassazione conferma le condanne - Live Sicilia

Imprenditore strozzato dagli usurai |Cassazione conferma le condanne

Si è chiuso così anche il secondo filone dell’ampia inchiesta anti usura avviata nel 2009 dai finanzieri di Riposto dopo il tentato suicidio di un commerciante.

ACIREALE
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CATANIA. E’ stato rintracciato martedì mattina dagli agenti del Commissariato di Acireale ad Aci Castello, nell’abitazione della convivente, ed è stato arrestato in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dal tribunale di Catania. A finire in manette il 47enne Luciano Messina, consulente finanziario acese, per il quale la Cassazione ha confermato la condanna a 5 anni e 8 mesi, che dovrà scontare nel carcere di Bicocca, per estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Confermata la condanna a dieci anni anche per Mario Di Bella, imputato nello stesso processo con le accuse di usura ed estorsione, anch’esse aggravate dal metodo mafioso. Il provvedimento ha raggiunto il 47enne ripostese nel carcere di Caltanissetta, dove si trova detenuto.

Si chiude così il secondo filone di un’ampia inchiesta anti usura avviata nel 2009 dai finanzieri della Compagnia di Riposto e coordinata dal sostituto procuratore di Catania Assunta Musella. Poche settimane fa, intanto, è giunta anche la condanna in appello a tre anni per il direttore della filiale Banca Nuova di Catania, Giuseppe Miduri, arrestato in flagranza di reato, nell’ambito della stessa attività investigativa, mentre intascava 5000 euro da un imprenditore, rata per la restituzione di un prestito, cui erano applicati tassi d’interesse pari al 120% l’anno.

L’INCHIESTA. Sono ben quattro i tronconi d’indagine scaturiti dall’attività investigativa avviata nel 2009 dalle Fiamme Gialle ripostesi, all’indomani del tentato suicidio a Riposto di un commerciante vittima degli strozzini. Ben tre di quei filoni hanno visto protagonista Mario Di Bella, raggiunto già da due condanne definitive per usura ed estorsione. Un altro procedimento, ancora in corso, lo vede imputato per abuso d’ufficio e turbativa d’asta, nella vicenda legata alla gestione delle strisce blu a Riposto.

E’ il primo arresto di Di Bella, compiuto dai finanzieri in flagranza di reato nell’ottobre del 2009, a dare impulso alle successive indagini. Nella Caserma della Guardia di Finanza della Compagnia di Riposto si presenta, poco dopo, un imprenditore acese che opera nel settore delle energie alternative. Il titolare dell’azienda, appresa la notizia dell’arresto di Di Bella, racconta di essere anch’egli vittima dell’uomo e di un complice, Luciano Messina.

Di Bella avrebbe preteso dall’imprenditore, a fronte di un prestito di alcune decine di migliaia di euro, una somma iniziale di 10mila euro, altre 5000 euro per le festività di Natale ed ulteriori 500 euro a titolo di protezione. I tassi di interesse annui sarebbero stati pari al 300%.

La vittima, ormai disperata, aveva ceduto persino la propria automobile, una Bmw serie 5, il cui valore è risultato il doppio rispetto alla cifra data in prestito dall’imprenditore. Quest’ultimo, stanco delle continue richieste di denaro, alcune per la restituzione del prestito e altre estorte in cambio di protezione, ha raccontato tutto ai finanzieri. Diversi i ruoli svolti dai due imputati nella vicenda. A Mario Di Bella spettavano le minacce e le pressioni sulla vittima, mentre Luciano Messina fungeva da mediatore.

 


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