In bilico tra la Resais e il "bacino" | Il futuro incerto degli ex Pip - Live Sicilia

In bilico tra la Resais e il “bacino” | Il futuro incerto degli ex Pip

Il transito nella società regionale è previsto per il primo gennaio. Ma su quella norma è arrivata l'impugnativa. E ora si pensa a un "piano B".

COMMISSIONE BILANCIO
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PALERMO – Sul futuro degli ex Pip cresce l’incertezza. Con l’approvazione della Finanziaria per il 2018 era stata fissata l’assunzione in Resais dei lavoratori del bacino a partire dal primo gennaio 2019. Ma dopo l’impugnativa del governo centrale davanti alla Corte costituzionale, i termini si dilatano e sfumano le certezze. E così, oggi il tema è stato al centro di una lunga audizione in commissione Bilancio all’Ars.

La sentenza della Corte non arriverà prima dell’autunno 2019 e potrebbe essere troppo tardi così, la domanda è d’obbligo: mentre si attende che la Consulta decida se la legge è costituzionale o meno, i Pip che fine fanno? Occorre firmare il contratto in Resais o bisogna aspettare il giudizio della Corte?

L’articolo di legge non dà una risposta univoca. Nessuna norma transitoria prevedeva la possibilità dello stop da parte della Consulta e per questo negli ultimi giorni la commissione Bilancio ha ascoltato i sindacati e le loro richieste per impedire che una norma nata per beneficiare i lavoratori diventi il motivo della loro rovina. Occorre capire anzitutto se gli ex Pip dal 2019 devono essere assunti in Resais malgrado ci sia un’impugnativa presso la Corte costituzionale in sospeso o se è necessaria una norma di salvaguardia per allungare i tempi dell’assunzione fino al giudizio della Corte. Poi occorre riuscire a comprendere se, senza una nuova norma di legge, il primo gennaio, i Pip usciranno dal bacino o se l’attuale legge permette di rimanervi senza che bisogni approvare nuove regole che potrebbero aumentare la confusione e potrebbero essere esposte a nuove censure del governo nazionale.

Le intenzioni della commissione Bilancio sono chiare e se ne fa portatore il presidente Riccardo Savona (Forza Italia): “Bisogna evitare in qualsiasi modo che per la premura di qualcuno di firmare i contratti in Resais, si facciano uscire gli ex Pip dal bacino, per farli ritrovare disoccupati e senza sussidio dopo un eventuale decisione della Consulta di dichiarare incostituzionale la legge”. Insomma, sarebbe un danno doppio: non solo quello di non vedere realizzati gli effetti sperati dalla Finanziaria 2018 e cioè la contrattualizzazione ma addirittura di non vedersi più attribuito il sussidio che attualmente la Regione eroga ai 2686 ex Pip.

Alla seduta è intervenuto il vicepresidente della Regione Gaetano Armao, sentito dalla commissione per raccontare lo stato del ricorso alla Consulta, essendo l’assessorato all’Economia quello titolato a difendere le norme della finanziaria impugnata. “Il governo regionale – dice Armao – ha presentato la difesa sull’impugnativa dello Stato e dati i rilievi processuali presentati dal governo centrale non è sbagliato sperare in un esito positivo”.

Ma gli esiti del giudizio sono imprevedibili e il tema urgente è capire cosa accadrà il due gennaio. Qui gli interventi si dividono. Marianna Caronia (Misto) ha chiesto di “prevedere la possibilità di rientro nel bacino nelle more della contrattualizzazione, per impedire che nel caso di esito negativo del giudizio queste persone perdano il sussidio”. Numerosi interventi in commissione, come quelli di Giuseppe Milazzo (Forza Italia) ed Edy Tamaio (Sicilia Futura) hanno puntato sulla tutela della presenza dei lavoratori nel bacino facendo valere la norma della Finanziaria per cui “ai soggetti iscritti nell’elenco ad esaurimento che non transitano, continuano ad applicarsi le misure di sostegno al reddito in atto assicurate dalla normativa vigente”. Giuseppe Lupo (Pd) ha indicato invece la necessità di essere comunque cauti e ha annunciato: “Presenterò un emendamento perché i termini della legge siano allungati dal primo gennaio alla data sentenza. Senza questa previsione, infatti, i Pip rischierebbero di perdere anche la tutela attuale”. Una linea in parte condivisa dal deputato Stefano Zito che però rilancia asserendo alla necessità di affrontare con una sola riforma a tutte le vicende del precariato siciliano. “Bisogna dare seguito alla legge – ha detto invece Vincenzo Figuccia (Udc) che il parlamento siciliano ha approvato, anche nelle more del giudizio pendente presso la Consulta. Il governo Musumeci ha già resistito all’impugnativa del Consiglio dei Ministri, difendendo lo spirito della legge siciliana. Ora occorre mettere in sicurezza questi lavoratori, ex Pip, che da diciotto anni prestano servizio nell’Amministrazione regionale”.

Ma se la politica percorre la via della cautela, i sindacati rilanciano con proposte più audaci. Durante l’audizione, così, c’è stato chi ha chiesto una contrattualizzazione in Resais a tempo determinato, chi ha pensato di fare valere il primo comma dell’articolo 64 e così di presentarsi il due gennaio alla Resais per firmare i contratti, e chi invece ha proposto una soluzione politica al problema, avviando presso la commissione Bilancio un tavolo fra governo regionale e governo nazionale o chiedendo alle forze regionali presenti nella maggioranza del governo centrale di presentare la richiesta di ritiro del ricorso statale. A questa pluralità di vedute ha posto un freno il dirigente regionale dell’assessorato al Lavoro Francesca Garoffolo che ha evidenziato quanto sia rischioso modificare il contenuto di una norma al vaglio della Corte costituzionale.

Insomma, mai come adesso la sorte dei lavoratori del bacino “Emergenza Palermo” sembra incerto. Nulla è accaduto dopo quasi sei mesi dall’approvazione della Finanziaria e della norma che doveva dare una certezza lavorativa agli ex Pip, con la firma del contratto di lavoro presso la Resais. Altri mesi dovranno passare per comprendere quale sarà l’epilogo della vicenda. Nel frattempo i Pip continueranno ad essere in cima delle urgenze politiche da affrontare.

La nota Fisascat

“Apprendiamo favorevolmente che tutti gli attori politici e istituzionali stiano valutando la gravità di un’impasse che noi denunciamo da subito dopo l’impugnativa da parte del governo – dichiara Mimma Calabrò, segretario generale Fisascat Cisl Sicilia -. Non permetteremo che si chieda ai lavoratori di fare un salto nel buio. Impensabile procedere con una opzione di scelta fino a quando non giungerà un pronunciamento da parte della Consulta – continua -Serve un intervento normativo per evitare che questi lavoratori possano essere definitivamente beffati. Il rischio, infatti, è che se la norma fosse dichiarata incostituzionale i Pip si troverebbero senza nemmeno quella norma che legittima il loro stato attuale. Occorre che tutti le parti, ognuno per la propria competenza, vadano oltre le bandiere e gli ideologismi per portare avanti una strategia sinergica volta a salvaguardare circa 2600 lavoratori e le loro famiglie. Ad oggi – conclude la sindacalista – il 31 dicembre è la data che determinerà il loro futuro”.

La nota Uiltucs

“Si va avanti. Non si ferma la procedura di stabilizzazione dei lavoratori del bacino Pip all’ente regionale Resais. A questo punto – dice Marianna Flauto, segretario generale della Uiltucs Sicilia – si aspetta che l’assessorato convochi la Resais e le organizzazioni sindacali per procedere con il percorso stabilito dalla legge. Sperando che nel frattempo si realizzi l’incontro con il ministero della Funzione pubblica per garantire la sostenibilità del percorso”. In sostanza se i Pip passassero alla Resais e la Consulta dovesse esprimersi negativamente, i lavoratori rischierebbero di restare in un limbo. Ma l’assessore Armao ha sostenuto che l’impugnativa è stata articolata in maniera generica ed è stata contestata dall’avvocatura regionale nel merito. La dirigente generale del Lavoro, Francesca Garoffolo, dal canto suo ha ribadito l’aspetto della volontarietà necessaria per il passaggio alla Resais e ha spiegato che qualsiasi norma transitoria potrebbe inficiare la legge in fase di impugnativa. Nel corso del dibattito i parlamentari hanno avanzato diverse proposte, sostenendo tra l’altro la necessità di un piano b qualora venisse accolta l’impugnativa e di procedere celermente per evitare di perdere il diritto.


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