In pensione con le nuove regole, ecco quanto sarebbe l'assegno mensile - Live Sicilia

In pensione con le nuove regole, ecco quanto sarebbe l’assegno mensile

Con le nuove regole si può lasciare in anticipo il mondo del lavoro ma crollerebbe sensibilmente la retribuzione mensile percepita
LE SIMULAZIONI
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ROMA – Pensioni, il ritorno al sistema contributivo puro previsto dal governo comporterà il mantenimento della possibilità di anticipare l’uscita dal lavoro in cambio di un decurtamento di circa un quinto dell’assegno pensionistico.

Questo sistema di flessibilità in uscita dal lavoro, ribattezzata “Opzione tutti”, potrebbe verificarsi prima del compimento del 67esimo anno di età del lavoratore, ma comporterebbe, come già sperimentato dalle lavoratrici che hanno usufruito proprio di Opzione donna, un ricalcolo dell’assegno che terrebbe conto solo dei contributi versati, escludendo i versamenti degli anni retributivi precedenti il 1996, quelli cioè precedenti alla riforma Dini.

In questi giorni parecchi quotidiani nazionali economici e generalisti hanno cercato di spiegare agli italiani gli effetti concreti sull’assegno pensionistico percepito in caso di adesione a “Opzione tutti”. Per esempio, la simulazione fatta da smileconomy pee Repubblica spiega cosa accadrebbe a tre lavoratori classe 1959 con reddito mensile netto di 1500 euro i quali, compiendo 63 anni nel 2022, si vengano a trovare nella possibilità di anticipare l’uscita di 4 anni e di accedere quindi ad “Opzione tutti”.

Il primo caso preso in esame è quello di un lavoratore con 62 anni di età ma solo 37 di contributi. Questo non riuscirebbe ad accedere a Quota 100 per un solo anno. Nel 2022 arriverebbe a 63 anni di età e 38 di contributi, ma, essendo in vigore Quota 102, dovrebbe attendere il compimento dei 64 anni. Nel caso in cui l’ipotetica Opzione tutti fosse operativa, il lavoratore avrebbe la possibilità di pensionarsi subito, vedendo decurtare il proprio assegno da 1.181 euro al mese (quelli previsti al compimento dei 67 anni) a 934 euro.

Il secondo caso di esempio riguarda un 63enne con 35 anni di contributi: se decidesse di abbandonare il lavoro rinuncerebbe al 20% dell’assegno, passando da 1094 euro al mese a 872. Il terzo esempio è quello in cui smileconomy prende in esame il caso di un lavoratore che ha accumulato solo 20 anni di contributi, dieci nel retributivo (prima della riforma Dini del 1995) e dieci dal 1996 in poi. Si può trattare, ad esempio, di un contribuente che ha lavorato in parte in nero o è stato precario per tanti anni. Se costui decidesse di pensionarsi al raggiungimento dei 63 anni perderebbe il 27% dell’assegno, incassando solo 579 euro al mese anziché 794.


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