Il dottor Biagio Pedalino, siciliano, medico epidemiologo con un curriculum nutrito, si occupa di epidemie in giro per il mondo. Per esempio, e più volte, della terribile Ebola intervenendo personalmente sul campo. Ora risponde a qualche domanda sul Coronavirus. E sulla Sicilia.
A che punto siamo, dottore?
“Sono d’accordo con il presidente Musumeci. Dobbiamo prepararci al peggio”.
Perché?
“Penso che in Sicilia siamo solo all’inizio della curva dell’epidemia”.
Che cosa potrebbe accadere?
“Partiamo da una premessa”.
Prego.
“In questa situazione, non essendoci, al momento, né cura, né vaccino, l’unica arma che abbiamo è la prevenzione. Ridurre, cioè, con l’isolamento, le possibilità di contatto tra un soggetto sano e un soggetto infetto. La popolazione sta cominciando a comprendere che le regole vanno seguite. Le autorità hanno fatto moltissimo, ma forse andrebbe fatto qualcosa di più”.
Che cosa andrebbe fatto?
“Mi riferisco al famoso esodo dal Nord al Sud e in Sicilia, con il rientro di gruppi numericamente importanti. Si sarebbe dovuto evitare. Sia chiaro, non sto additando nessuno, chiedo però la collaborazione di tutti”.
Come?
“Prendiamo il caso degli studenti universitari che sono tornati a casa e adesso sono isolati, ma all’interno di un nucleo familiare. Ci sono già stati casi di contagio familiare nel Trapanese. Poi, magari, la mamma esce per la spesa, papà va a lavorare… Si tratta di mine vaganti, come è logico”.
La soluzione?
“Tutte queste persone che sono rientrate e i loro familiari devono essere monitorati e controllati. Tutti. Le liste di queste persone sono disponibili presso le ASP e i comuni dove si sono registrate (come da decreto). Altrimenti, rischiamo una impennata e un allungamento dell’epidemia. E’ un tema su cui ho cercato di sensibilizzare molte volte l’opinione pubblica. Le misure di contenimento sono state importanti, ma, insisto, dovevamo e dobbiamo fare qualcosa di più. Ripeto: non addito nessuno come untore, ma adesso vanno presi serissimi provvedimenti”.
Cosa potrebbe accadere?
“Siccome qualcosa abbiamo imparato già dell’epidemia, e poiché sono state messe in atto misure comunque importanti, e di questo va dato atto, non credo che avremo i numeri della Lombardia. Anche perché la Sanità siciliana non potrebbe sostenerli”.
Che suggerisce?
“Io, con il massimo rispetto di tutte le figure in campo, consiglio questo. Fare il test, cioè il tampone, a tutti coloro che sono rientrati, testare anche gli operatori sanitari per capire qual è la situazione di partenza e riflettere su una turnazione differente dagli attuali standard per evitare che gli stessi siano schiacciati dallo stress”.