Incarichi legali, lo "stop" dell'Ars | Più difficile il ricorso agli esterni - Live Sicilia

Incarichi legali, lo “stop” dell’Ars | Più difficile il ricorso agli esterni

Una norma approvata nella legge stralcio ridurrà notevolmente il business delle parcelle pagate dalla Regione agli avvocati.

I soldi della Regione
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PALERMO – Alla fine se ne è accorta anche l’Assemblea regionale. Quello degli incarichi legali negli enti regionali è un vero e proprio business, che costa ai cittadini milioni di euro l’anno. Dall’Irsap alla società Sas, passando per Riscossione sicilia, le Asp e altri enti regionali, come abbiamo raccontato su Livesicilia, sono state decine le nomine dirette con le quali presidenti e amministratori di società pubbliche hanno assegnato spesso a pochi professionisti, una sfilza di incarichi ben remunerati.

Tutto, quasi sempre, intuitu personae, cioè senza dover rendere conto a nessuno, nonostante i soldi per le parcelle fossero soldi pubblici, e senza nemmeno dover specificare l’iter seguito per assegnare questo o quell’incarico.  A volte anche aggirando le norme sulla trasparenza e l’anticorruzione che obbligano quantomeno gli enti a pubblicare nomi e compensi. Una miniera per corroborare quello che appare come una specie di “sotto-sottogoverno”.

Adesso, dopo l’emersione di diversi casi, e i costi spesso a sei zeri, l’Ars ha deciso di intervenire per fermare quantomeno l’emorragia. Così, è stata approvata una norma, nella cosiddetta “legge stralcio” che dovrebbe arrivare in Aula martedì, che crea – almeno in teoria – qualche difficoltà in più e impone qualche controllo che finora non c’è stato. Intanto, viene data la possibilità agli enti regionali di poter istituire dei propri uffici legali. Ma per fare questo, si dovrà ricorrere agli interni. A dipendenti, insomma, già stipendiati, in possesso dei titoli per difendere la società in un eventuale procedimento.

Ovviamente non sono esclusi gli incarichi all’esterno, ma quelli “diretti”, così come avviene oggi, dovranno essere considerati solo delle eccezioni. “ Eventuali incarichi a difensori esterni – si legge nell’articolo della legge stralcio – sono validamente conferiti previo loro inserimento in un apposito ‘Albo dei difensori di fiducia’ istituito da ciascun ente, società ed organismo, sentito l’Ordine degli avvocati competente secondo la sede legale, in conformità ai principi di imparzialità, trasparenza, economicità, rotazione degli incarichi, vicinanza della sede giudiziale al foto di appartenenza, distinzione curriculare attestata da studi specialistici post laurea ed esperienze professionali coerenti con lo specifico incarico da conferire, insussistenza di conflitto di interessi, possesso di requisiti di moralità, aggiornamento periodico”.

Insomma, anche l’incarico dovrà essere in sintonia col curriculum del professionista: niente cause amministrative a penalisti, insomma, o casi analoghi. “Fatte salve le ipotesi di eccezionalità ed urgenza – prosegue la norma -, il conferimento di incarichi legali a professionisti esterni è subordinato alla preventiva valutazione delle competenze da parte di una struttura vigilante e/o controllante, il cui parere si intende positivamente reso decorsi 15 giorni dalla acquisizione della documentazione”. Oltre all’albo, quindi, gli enti dovranno fornirsi di una struttura che dovrà verificare la congruità degli incarichi.

Ma non basta. Servirà anche un decreto del Presidente della Regione, che dovrà essere adottato entro tre mesi dalla pubblicazione della legge stralcio, col quale saranno stabiliti “ modalità, criteri e condizioni per l’esercizio dell’attività difensiva, tecnica e consultiva degli avvocati dell’Amministrazione regionale anche in relazione ad enti, società ed organismi, in conformità all’ordinamento forense, alle altre normativa di settore, nonché ai principi ed orientamenti elaborati dalla giurisprudenza e dagli organi di governo dell’Avvocatura, riguardanti gli uffici legali ed i difensori degli enti pubblici”.

Nel frattempo, però, lo stesso governo dovrà risolvere un altro problema. Quello riguardante la mancanza di avvocati… nell’Ufficio legislativo e legale. “In tanti sono andati in pensione, e adesso ne abbiamo pochissimi in organico”, aveva denunciato Crocetta durante i lavori della Finanziaria. Una dichiarazione che aveva in qualche modo aperto, però, all’assunzione di nuovi dipendenti regionali dall’esterno anche in “comando” (cioè provenienti da altri enti pubblici, anche statali, ma pagati dalla Regione). Pure questa mossa, però, potrebbe essere in parte smorzata dall’intervento della commissione bilancio dell’Ars. Fermo restando uno stanziamento di circa 225 mila euro per nuovi avvocati, la norma obbliga il governo a dare una priorità a quelli provenienti dagli organici delle ex province. Gli avvocati esterni, insomma, sia alla Regione che negli enti regionali, da adesso in poi dovranno, se tutto va bene, mettersi in fila.


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