Giacchetto, Riggio e Gentile | I legali: "No al giudizio immediato" - Live Sicilia

Giacchetto, Riggio e Gentile | I legali: “No al giudizio immediato”

Faustino Giacchetto

I legali presentano una memoria al presidente dei Gip in cui sostengono che non si possono separare le posizioni processuali degli indagati.

L'INCHIESTA SUL CIAPI
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PALERMO – Dalla difesa dei principali indagati arriva un’opposizione secca alla richiesta di giudizio immediato avanzata dalla Procura.

Gli avvocati di Faustino Giacchetto, Francesco Riggio e Luigi Gentile hanno presentato una memoria al capo dell’ufficio del Giudice per le indagini preliminari, Cesare Vincenti, che dovrà decidere se accogliere la richiesta dei pm che puntano all’accelerazione dei tempi processuali. Il giudizio immediato, infatti, consente di saltare l’udienza preliminare. Si va direttamente al dibattimento nel caso in cui le prove siano evidenti e raccolte nel giro di sei mesi. L’obiettivo è processare Giacchetto e Riggio mentre questi sono ancora in custodia cautelare. Custodia che scadrà trascorsi sei mesi dall’arresto.

La richiesta di immediato riguarda otto dei 34 indagati, tra persone fisiche e società. Sono Giacchetto, uomo chiave del Ciapigate, il presidente del Ciapi di Palermo, Riggio, la moglie di Giacchetto, Concetta Argento, la segretaria dell’imprenditore, Stefania Scaduto, l’esponente del Pid, Domenico Di Carlo, gli ex assessori Gianmaria Sparma e Luigi Gentile. Giaccheto e Riggio sono gli unici ancora in carcere. A tutti gli altri – tranne la Argento, subito scarcerata con il solo obbligo di dimora – il Riesame ha concesso gli arresti domiciliari.

Il procuratore aggiunto Leonardo Agueci e i sostituti Maurizio Agnello, Sergio Demonitis, Pierangelo Padova, Gaetano Paci e Alessandro Picchi sono certi di avere raggiunto una prova solida, non scalfita per altro dalle decisioni del Riesame. Gli avvocati Giovanni Di Benedetto e Fabrizio Biondo per Giacchetto, Antonino e Sal Mormino per Riggio, Giovanni Rizzuti e Nino Zanghì per Luigi Gentile ritengono, però, inaccetabile la separazione processuale degli imputati laddove, e l’inchiesta sul Ciapi rientrerebbe fra questi casi, la norma ritiene necessaria la trattazione congiunta. Insomma, non si può smembrare il processo. Anche perché ci sarebbero imputazioni, ad esempio quelle contestate a Giacchetto, che riguardano il presunto corruttore ma non il corrotto.

Altro punto: a molti dei protagonisti della vicenda viene contestata l’associazione a delinquere. L’ipotesi è che abbiano organizzato un sistema capace di mettere le mani su diversi progetti finanziati al Ciapi di Palermo. Finora, però, per stessa ammissione dell’accusa, ci si è concentrati sul solo progetto Co.Or.Ap da 15 milioni di euro. Come dire: la presunta associazione a delinquere si basa su una pluralità di condotte per le quali, però, al momento non c’è alcuna contestazione. Il rischio di una proliferazione di processi sarebbe dietro l’angolo.


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