Inchiesta sulle comunità lager |Cimici al Comune di Catania - Live Sicilia

Inchiesta sulle comunità lager |Cimici al Comune di Catania

La donna, indagata per corruzione, affidava i minori alle comunità di Pellizzeri.

Le intercettazioni
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CATANIA – Previsto stamani davanti al gip di Catania Daniela Monaco Crea l’interrogatorio di garanzia per Giovanni Pellizzeri, Mario Pellizzeri e Isabella Vitale, i tre indagati dell’operazione Camaleonte raggiunti da ordinanza di custodia cautelare. I tre, assistiti dal difensore di fiducia Nino Lattuca, rispondono a vario titolo di corruzione, maltrattamenti su minori e falso in atto pubblico. Ma tra i protagonisti assoluti dell’inchiesta c’è un’ex funzionaria dell’ufficio Famiglia e Politiche sociali del Comune di Catania, indagata per corruzione. Sarebbe stata lei l’anello di congiunzione tra i migranti, fonte di lucrosi guadagni, e le strutture di Pellizzeri. Per l’accusa, oltre ad aver svolto “attività di indebita consulenza sulle strategie da seguire per ripianare la situazione” avrebbe, cosa ancor più grave, affidato diversi minori in occasione almeno di due sbarchi, quelli del 6 e del 13 aprile del 2015, senza attivare la procedura prevista in quei casi. Il comune, infatti, avrebbe dovuto affidare i minori stranieri non accompagnati a strutture iscritte in elenchi precisi, a garanzia di determinati standard. In assenza di posti, e quindi solo in caso di emergenza, si poteva ricorrere ad altre comunità non autorizzate. Secondo la Procura di Catania in occasione del primo sbarco la funzionaria non avrebbe interpellato nessuna delle comunità accreditate; e in occasione del secondo, nonostante fosse disponibile una struttura autorizzata, l’indagata avrebbe collocato i minori nelle comunità di Pellizzeri “addirittura convincendo quest’ultimo – si legge nell’ordinanza del gip –  ad accogliere un numero di minori superiore alla capienza effettiva”. 

 

Ad un certo punto l’improvvisa ribalta mediatica, che stava travolgendo le comunità per minori stranieri, gestite tra Giarre, Mascali e Sant’Alfio dalle cooperative Esperanza e Ambiente e Benessere, riconducibili a Giovanni Pellizzeri, mette in allarme l’indagata. E’ lei, intercettata, a riferire a Giovanni Pellizzeri, dopo aver letto alcuni articoli su un giornale online e aver visto un servizio andato in onda sul Tg3: “Allora eh…, io la prego, anche su internet, cerchi di individuare la cosa, perché un funzionario della Regione, che non era Parrino, ha detto che la comunità non è…non è autorizzata…cercate di capire e cercate di attrezzarvi, perché ci dobbiamo trovare tutti in condizioni di poterci difendere…”. E poi ancora la donna: “perché bisogna che ci purifichiamo e ci leviamo un po’ di fango, ah?” e Giovanni Pellizzeri: “eh! Ne abbiamo avuto tanto”. Dopo i pareri negativi dell’associazione Save the children, che aveva visitato la comunità per minori di Giarre, e soprattutto della Procura della Repubblica per i Minorenni, Giovanni e Mario Pellizzeri escogitano la chiusura di alcune delle strutture gestite. Durante una conversazione intercettata il 22 aprile 2015 nell’ufficio del Comune di Catania, la funzionaria, impaurita, spiega a Mario Pellizzeri: “Dobbiamo trovare un punto in cui ne usciamo tutti il meno dolorosamente possibile prima che la cosa diventa… fastidiosa, con altre ricadute”. E poi successivamente: “questa fase la dovete gestire con assoluta saggezza… E stiamo attenti, che in tutti i tavoli si parla di voi! …in tutti i momenti…ieri eravamo in Prefettura, ed è uscito fuori il nome Esperanza… e quindi dobbiamo, innanzi tutto, tentare di chiudere Esperanza, cercare di forzare, là dove è possibile, su Ambiente e Benessere che già ha avuto una prima autorizzazione, per vedere se è possibile la continuità…e basta! E poi vedere sul discorso Mascali come siamo combinati…io vi chiedo questa freddezza e questa compiutezza, perché questa fase la dobbiamo chiudere…da…con classe…la chiuderemo con classe…in bocca al lupo…cerchiamo di non scoraggiarci…”. 

 

L’intervento della funzionaria infedele sarebbe stato determinante anche per sbloccare i pagamenti. Grazie al suo intervento, secondo l’accusa, nel giro di un mese, tra la fine di giugno e la fine di luglio, sarebbero stati emessi in favore dei Pellizzeri quattro mandati di pagamento per un importo pari a circa 215mila euro. Che tra i Pellizzeri e la funzionaria vi fosse un pactum sceleris sarebbe provato, secondo la Procura di Catania, da alcune conversazioni captate nelle quali si evincerebbe che la donna avrebbe ottenuto un’utilità in denaro. Il 14 aprile del 2015 i carabinieri registrano una conversazione tra Mario e Giovanni Pellizzeri.

 

Mario: la dottoressa… dice che pagamenti imminenti non ce ne saranno.

Giovanni: minchia bene stiamo…era tranqui…era seccata? No! O sì?

Mario: dispiaciuta…perché soldi non ne sono arrivati ancora

Giovanni: perché non ci pagano?

Mario: e perché non ne prende nemmeno lei


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