Intervista all'anno vecchio - Live Sicilia

Intervista all’anno vecchio

Risponde il 2010
di
3 min di lettura

Buonasera, lei è l’anno vecchio?
“Sì”

E non si vergogna?
“No. Di che?”.

Di essere, per l’appunto, vecchio. E’ una colpa, sa?
“Mi guardi meglio”.

Ma lei è un bambino!
“Per la precisione, un bambino di un anno”.

E io mi aspettavo…
“Lo so, lo so. Un vegliardo canuto che trascina i piedi. Un relitto in vestaglia. Un anziano signore in pantofole. Invece sono un bambino”.

Però ha le rughe.
“Quelle ci sono sempre. Gli anni cominciano ridendo e finiscono piangendo. Si formano le rughe. Non lo sa lei, signor, signor…”.

Non sono un signore, sono un giornalista.
“Mi pareva. Immagino che avrà la solita scorta di domande scimunite. Il bilancio… che anno è stato…. Ah, le dico subito che non rilascio previsioni sul futuro. Per il servizio pronostici dovrà rivolgersi al mio collega, l’anno nuovo. Chiami l’899, etc, etc…”.

Ci ho provato. Non risponde al telefono.
“Per forza, deve ancora nascere”.

Che anno è stato, dottor 2010?
“Uffa, le solite scemenze”.

Perché?
“Dico: conta qualcosa?”.

Che cosa?
“Sapere che anno è stato”.

No?
“No, l’anno prossimo voi commetterete gli stessi identici errori del passato”.

Noi chi?
“Voi tutti, maledetti!”.

Perché si inalbera?
“Non imparate mai. Mai. Mai…”.

Cioè?
“Festeggiate gli anni in una assurda serata in cui è obbligatorio fingere di essere felici, ballare come scimmie, consumare i sogni e stropicciarli. Tanto, sotto la maschera, nessuno è veramente contento nella notte tra il 31 e l’uno, quando regna in ogni cuore un sentimento di ignota oppressione”.

Vero, mi sa.
“E dovreste fare festa tutti giorni, allo scoccare dei secondi. Inventarvi un brindisi per le ore in cui siete ancora insieme.  Non lasciare scorrere il tempo dell’amore e dell’amicizia in una fossa di rimpianti”.

Parla come un libro stampato, 2010.
“Noi bambini siamo grandi saggi. Voi siete delle grandissime teste di c…”.

La richiamo all’ordine!
“Massì, massì. Tanto non c’è speranza. Tu sei venuto qui per un giudizio sul governo Lombardo, giusto?”.

E sul Palermo. E…
“E sul campionato e sulle elezioni e sulla crisi. Uffa… Che fantasia, voi giornalisti”.

Nessuna dichiarazione in merito.
“Niente. Sono una persona seria e sono troppo impegnato a morire”.

Ah, morire…
“Adesso mi stai per chiedere cosa ne sarà delle persone che hai amato e che hai smarrito quest’anno. Magari darai pure la colpa a me. Con gli amici griderai: dannato 2010! E ti avvicinerai al 2011 con un mazzo di rose, senza guardare il suo coltello nascosto. E neanche le sue gioie segrete”.

Come lo sa?
“L’anno scorso hai fatto lo stesso con me. Ricordi?”.

Torniamo a quelli che non ci sono più.
“Ci sono, ci sono”.

Dove?
“Dove non guardi mai. Nello stesso posto della felicità. Addio, chiudo gli occhi. Mi preparo al sonno e spero di sognare”.

Che schifo di intervista, scusi.
“E che posso farci? Se non avete le domande corrette… Il tempo è scaduto”.

Mi dia almeno un consiglio per la foto.
“Hai l’immagine di un vecchio pallone adagiato su un campo di calcio?”.

Ce l’ho.
“Mettila”.

Perché?
“Per ricordare l’essenziale. I palloni e gli anni nuovi provocano il desiderio spesso effimero. Per fortuna, il cuore degli uomini è anche bello e carico di pedate e memoria. Come un vecchissimo pallone rattoppato”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI