Intervista al 'fantasma' del Capo: | "Vi racconto chi sono e cosa ho visto" - Live Sicilia

Intervista al ‘fantasma’ del Capo: | “Vi racconto chi sono e cosa ho visto”

Abbiamo raccontato la storia dell'apparizione del Capo. Abbiamo fatto un viaggio nella speranza. Ora proponiamo ai nostri lettori un'intervista esclusiva al 'fantasma' che spiega tutto di sé.

PALERMO- Sono andato al Capo, la mattina di Pasqua, dalle parti di quel campanile, dove l’abbiamo amata anche se non c’è mai stata. Sono andato a cercare la Madonnina, nata dal riflesso di un’ombra tra una trave e una crepa sul muro. Lo so che il nome corretto sarebbe “La monaca fantasma”. Per me è la Madonnina. E siccome siamo i legittimi proprietari delle nostre visioni, mi sia consentito scriverlo. Ho affrontato la scalata con i miei cento e passa chili che mai mi sono sembrati così leggeri. Sono arrivato lassù. Non ho visto crepe, né muri. Ho visto lei. E mi sorrideva. Io mi sentivo come l’antennista sui tetti in “Ballando con una sconosciuta” di Francesco Guccini. Ascoltatela adesso, mentre leggete. Nel frattempo, ecco l’intervista.

Buonasera
“Buongiorno, è mattina”.

Lei chi è?
“Secondo lei chi sono?”.

Se fa l’eco non vale
“L’eco, in questo caso, è l’unica risposta possibile. Non c’è niente qui, se non il vuoto. Una trave, un’ombra”.

Io la sto ascoltando
“Solo perché vuole che sia così. Ricorda?”.

Cosa dovrei ricordare?
“Tante volte, a Natale, da piccolo, alla mezzanotte della vigilia, lei ha giurato a se stesso di udire il fruscio del Bambinello, il fiato più forte del bue e dell’asino, la stella cometa che si inchina, il suono lontano delle zampogne contro il cielo blu di cartapesta. Gesù prima non c’era. Poi sì”.

Erano le zie che, di nascosto, lo sistemavano nel loro presepe hollywodiano, lungo quanto il salone.
“Non avrebbe funzionato lo stratagemma, se non fosse stato sorretto dal battito dei suoi sogni”.

Dunque, lei è qui perché lo voglio io? Perché lo vogliamo noi? Perché in una sera di primavera c’è venuta in testa la pazzia di guardare il cielo blu di Palermo, al Capo, per trovare finalmente, non più per cercare?
“Sì e no”.

In che senso?
“Non basta cercare per trovare. Per trovare davvero qualcosa, bisogna che ci sia davvero qualcosa da cercare”.

Ricominciamo con lo scioglilingua.
“Avete trovato perché avete cercato”.

Pare lo slogan del tizio che vende il sale. E cosa avremmo cercato?
“Il vostro cuore”.

Io l’ho chiamata speranza.
“Funziona, però è un concetto riduttivo. Da giornalisti senza fantasia. Voi cercavate il cuore che batte dentro di voi. L’avevate dimenticato”.

E non sarebbe bastato un film, un bacio, un’arancina al burro, per emozionarci?
“Non desideravate un’emozione. Casomai un sentimento. Che è più difficile”.

Qual è la differenza?
“L’emozione è un momento che può durare secoli. Il sentimento è una scelta per sempre. E voi avete scelto me per rassicurarvi, per sapere che siete ancora capaci di amare. E di scegliere”.

Qui la faccenda si fa filosofica. Non abbiamo nemmeno fatto le presentazioni. Che nome preferisce? Suora, Monaca, Madonnina?
“Lei che dice?”.

Madonnina, perché mi ha procurato un’overdose di tenerezza.
“Io?”.

Non proprio lei, lo confesso. La fede della gente. Erano qui e la invocavano con le mani tese. Qualcuno li ha pure preso in giro sui colti social network: ecco i selvaggi che credono alle favole. Altri si sono ingegnati a dimostrare che lei non poteva esistere.
“Dimostrando soprattutto che il dubbio era venuto pure a loro”.

Appunto. Ma la domanda che mi interessa è un’altra. Lei, Madonnina, ci ha visti?
“Sì, perché voi potevate vedere me. Mi avete regalato i vostri occhi”.

E cosa ha visto?
“L’amore”.

Non la speranza? Insisto.
“L’amore, che è speranza e disperazione insieme. La speranza di essere felici. La disperazione di non fare più in tempo”.

Un miracolo, insomma?
“Quello avreste potuto realizzarlo subito, non siete stati abbastanza pronti”.

Come?
“Guardandovi negli occhi, non solo verso il campanile. Vi sareste riconosciuti, senza più la scusa di una crepa sul muro”.

Lei è soltanto questo, allora: un miscuglio di ombre alla rinfusa?
“Tutto dipende dagli occhi”.

E i nostri che dicono?
“Che, se siete stati in grado di vedermi su questo campanile, un giorno potrete cambiare tutto. Un giorno, non avrete bisogno di arrampicarvi. Un giorno, potrete volare”.


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