PALERMO – “Abbiamo bisogno in ogni settore dell’amministrazione di uomini della legalità. Abbiamo nominato Cicero perché lo ritentiamo una persona competente e perché non vogliamo lasciarlo solo in questo momento in cui gli hanno rafforzato la scorta”. Rosario Crocetta arriva (puntualissimo, e questa è una notizia) all’Irsap per dare solidarietà pubblica ad Alfonso Cicero. Già commissario dell’ente regionale che ha sostituito le vecchie Asi, Cicero è stato da pochi giorni nominato presidente dalla giunta, con una mossa non gradita dai partiti e anche da qualche associazione di categoria. Cicero ha denunciato ieri un’intimidazione (una valigetta con liquido infiammabile trovata davanti casa, a Caltanissetta).
La polemica con la stampa
Crocetta è venuto a portare solidarietà al presidente dell’Irsap, uomo notoriamente vicino alla Confindustria nissena, protagonista di diverse battaglie per la legalità nelle province in cui ha operato quando ancora esistevano le Asi. Ma il governatore ha colto anche l’occasione per un attacco, dai toni molto accesi, alla stampa. O meglio, a certa stampa: ”Purtroppo l’atmosfera di tensione in Sicilia è alimentata anche da alcuni giornalisti che forse vogliono sostenere che la mafia che io denuncio non esiste e deve continuare a non esistere. La mafia non è uno scherzetto. Non accetto lo sfottò e la strumentalizzazione di alcune mie frasi completamente fraintese da certa stampa”.
Ha iniziato così, Crocetta. Ma non si è fermato qui. ”È arrivato il momento di far sapere ai siciliani qual è la partita e anche gli organi di informazione devono decidere da che parte stare – ha detto – La vittima e l’aggressore non possono essere messi sullo stesso piano. Alcuni giornalisti non possono mettere la mia denuncia e il denunciato allo stesso livello”, proponendo una sua originale interpretazione del diritto di replica.
Ancora sulla stampa sgradita: ”Qui c’è un governo regionale che si impegna contro la mafia – ha aggiunto -. C’è gente che ci mette la faccia come Francesco Calanna dell’Esa e poi c’è qualche testata che si diverte a sfotterci, presenterò un dossier su questo fatto. Non è possibile che quando noi attacchiamo la mafia c’è una parte dell’informazione che gioca sporco. E vedremo anche che rapporti di parentela ci sono: preparerò un dossier”.
Insomma, per i primi dieci minuti, con i giornalisti delle tv, quasi non si parla di Cicero, ma è tutto un attacco alla stampa, ai “blog che pubblicano commenti anonimi” e a chi ha travisato, dice Crocetta, le sue parole sul “geneticamente mafioso”: “Mi hanno chiesto ‘a che famiglia appartiene?’. E io ho spiegato che non intendevo dire che quella persona appartiene a una famiglia in quanto affiliato a una cosca, ma che mi riferivo ai suoi familiari ‘geneticamente’ intesi”.
Il discorso sulla stampa torna nel finale. Quando Livesicilia chiede espressamente a Crocetta di fare i nomi di chi gioca sporco e di chiarire se intenda dire che ci sono testate che fanno il gioco della mafia. “Non voglio fare i nomi di mezzi di informazione – risponde Crocetta e smorza i toni iniziali – Laddove riterrò che gli attacchi siano sistemici mi rivolgerò alla procura della Repubblica. Io presuppongo vi sia sempre la buona fede in chi scrive. Il mio ragionamento è di sensibilizzazione. Io sto dicendo: noi stiamo sfidando i poteri mafiosi. La stampa deve decidere se dare lo stesso spazio alla vittima e all’aggressore. Nei commenti leggo di tutto: se io scrivo una lettera al direttore in cui dico viva la mafia, il direttore la pubblica? Se qualcuno mi insulta con commenti anonimi – insiste il governatore -, questo non lo posso considerare casuale, ogni volta che faccio una denuncia sulla mafia. Io per quello che dico ci metto la faccia, chi mi risponde con un commento anonimo può dire quello che vuole. E io non so se quello è il figlio di Riina. E il giornale, scegliendo di pubblicare quel commento anonimo lo fa suo”.
Il caso Cicero e i “punciuti”
“In questo impegno civile non possiamo lasciare solo chi rischia la vita. Le intimidazioni a Cicero non sono mai state rese note così come non sono mai state rese note le denunce che ha fatto. È giusto che i siciliani sappiano”, debutta Crocetta. Che definisce la denuncia pubblica “una sorta di assicurazione sulla vita”.
Per Cicero tante parole positive. Le critiche per la sua nomina, Crocetta le rispedisce a mittente: “Se uno fa delle denunce da anni e poi diventa l’uomo di Venturi, l’uomo di Montante e chissà chi… – protesta il governatore – Alfonso Cicero è intanto il commissario nominato dalla giunta regionale che porta avanti la battaglia di moralizzazione antimafia. Per lui parlano dossier grossi così. Che poi sia vicino a Montante credo debba essere considerato un pregio. Perché con Montante Confindustria ha intrapreso un cambiamento che ha avuto una portata nazionale”. Le critiche e i malcontenti? “Capisco che ci sono i ‘punciuti’ che si lamentano. La mafia distingue ‘punciuti’ e ‘avvicinati’. Noi non vogliamo avere a che fare né con gli uni né con gli altri”, liquida a suo modo il governatore.
La nomina è “assolutamente legittima”, dice Crocetta, che aggiunge: “Se poi cambierà la legge, ne prenderemo atto e ci adegueremo”, visto che sulla governance dell’Irsap è in corso in terza commissione l’esame di un ddl dei grillini.
Le carte di Cicero
Tocca poi ad Alfonso Cicero dire la sua. Il neopresidente dell’Irsap è visibilmente agitato e si commuove quando parla della paura della sua famiglia per l’intimidazione di ieri. “Ho subito altre intimidazioni – racconta -. Feci davanti alla porta, proiettili, messaggi. Ma non li avevo resi noti. In passato sono stato seguito in macchina. Abbiamo fatto più di trenta denunce circostanziate, io e chi mi è stato vicino. I territori delle aree industriali che ho poi gestito, in passato erano stati gestiti da sistemi affaristico-mafiosi”.
E lì Cicero tira fuori un corposo incartamento e comincia a raccontare i tanti casi di malaffare da lui denunciati quando gestiva le Asi di Enna, Agrigento e Caltanissetta. “Ad Agrigento ho revocato sette lotti ad aziende che dovevano essere cacciate già prima che mi insediassi – racconta tra l’altro – perchè raggiunte da informative antimafia. Un direttore generale di un ente mi mise in guardia dicendomi che la mafia favarese sparava”.
Il quadro che emerge dalle sue parole è quello di un grande caos nella precedente gestione delle aree industriali. “Stiamo trovando 300 milioni di euro di debiti delle Asi siciliane. Ma non ne risponde l’Irsap. Si soddisferanno con la vendita del patrimonio”, racconta.
Cicero confida anche di aver pensato a dimettersi dopo i fatti di ieri, ma dice di volere andare avanti, al fianco di Crocetta. Poi, dopo aver ricordato le diverse querele al deputato regionale Alloro, suo grande accusatore, parla anche dei 97 incarichi conferiti a legali di cui ha scritto nei giorni scorsi Livesicilia, che in quella circostanza non riuscì a ottenere da lui la richiesta replica a quelle notizie: “Le 97 consulenze? Come si fa a sparare una balla del genere? Sono tutti contenziosi, devi dare l’incarico al legale, sennò fai danno erariale – spiega, confermando quindi che gli incarichi sono stati assegnati -. Ho scritto all’avvocatura e mi hanno detto che non potevano assumere la difesa. Abbiamo conferito incarichi legali e li abbiamo pubblicati. Abbiamo solo due consulenze, con compensi sobri”.
Maggioranza e antiparentopoli
Crocetta parla anche di politica, rispondendo ai giornalisti. “Abbiamo esteso le incompatibilità anche al caso in cui si sia semplicemente socio e anche al caso delle onlus. È una norma generale. Mi pare che tutti i requisiti che ci eravamo proposti rimangano tutti in piedi”, dice a proposito del ddl che ha subito uno stop preventivo dal Commissario dello Stato e che quindi il governo sta riscrivendo. Crocetta smentisce anche il fatto di esser stato lasciato solo dai suoi alleati. “Ma quale abbandonato dalla maggioranza? Se tocchiamo degli interessi certo qualcuno si arrabbia. Il mio stile mi crea molti nemici”. Ma almeno in questo caso il governatore non tira in ballo nessuna “punciuta”.
LA DIRETTA DELLA CONFERENZA STAMPA
PALERMO – Il presidente della Regione Rosario Crocetta è arrivato a Brancaccio alla sede dell’Irsap. Lo ha accolto il commissario Alfonso Cicero, che ieri ha denunciato di aver subito un atto intimidatorio. Il governatore è venuto a manifestare solidarietà. C’è anche il segretario generale Patrizia Monterosso.
13.36 “Non voglio fare i nomi di mezzi di informazione – dice Crocetta al cronista che gli chiede a chi si riferisse quando ha detto che ci sono organi di informazione che ‘giocano sporco’ – Laddove riterrò che gli attacchi siano sistemici mi rivolgerò alla procura della repubblica. Io presuppongo vi sia sempre la buona fede in chi scrive. Il mio ragionamento è di sensibilizzazione. Io sto dicendo: noi stiamo sfidando i poteri mafiosi. La stampa deve decidere se dare lo stesso spazio alla vittima e all’aggressore. Ho letto dei commenti su Provenzano commoventissimi in alcuni blog, chi è che si è posto il problema delle vittime della mafia? Nei commenti leggo di tutto: se io scrivo una lettera al direttore in cui dico viva la mafia, il direttore la pubblica? Se qualcuno mi insulta con commenti anonimi, questo non lo posso considerare casuale, ogni volta che faccio una denuncia sulla mafia. Io per quello che dico ci metto la faccia, chi mi risponde con un commento anonimo può dire quello che vuole. E io non so se quello è il figlio di Riina. E il giornale, scegliendo di pubblicare quel commento anonimo lo fa suo”.
13.24 “Ho subito attacchi, discredito, diffamazioni, che a volte hanno trovato spazio sugli organi di informazione. Ho querelato Alloro, l’ho detto. Le 97 consulenze? Come si fa a sparare una balla del genere? Sono tutti contenziosi, devi dare l’incarico al legale, sennò fai danno erariale. Abbiamo conferito incarichi legali e li abbiamo pubblicati. Ho scritto all’avvocatura e mi hanno detto che non potevano assumere la difesa. Abbiamo solo due consulenze, con compensi sobri”.
13.15 “la mia famiglia sa che dobbiamo avere tanta forza – dice Cicero con la voce rotta dall’emozione -. Ieri ho detto al presidente che mi dimettevo. Questa intimidazione è diversa perché arriva a casa mia. Ma voglio continuare a dare il mio contributo. Chi conosce Crocetta capisce che la Sicilia ha detto basta”.
13.13 “Stiamo trovando 300 milioni di euro di debiti delle Asi siciliane. Ma non ne risponde l’Irsap. Si soddisferanno con la vendita del patrimonio”, racconta Cicero.
13.07 “Ho querelato Alloro, non solo per avermi diffamato. Ho presentato innumerevoli querele – racconta Cicero -. Tanti amici da quelle parti non ne ho. Quei tre territori, Enna, Caltanissetta e Agigento, erano coperti da Palermo, da ambienti politici e non solo”.
12.59 “Ci sono richieste di arresto, si parla di comitati di affari – dice Cicero, brandendo fotocopie di articoli de Il ‘Fatto quotidiano’ quando parla della sua attività a Enna -. Nel sito dell’Asi trovate che ci sono cinquanta aziende. Non è vero, è un imbroglio, ce ne saranno una quindicina. Molte aziende sono chiuse, come quella del cognato di Crisafulli”.
12.55 Cicero continua a passare in rassegna le sue varie denunce quando era ai vertici delle Asi di Agrigento e Caltanissetta. Ora si sofferma sul “frigo-macello” della città nissena. “C’è una ditta sequestrata per mafia, perché di una prestanome di un mafioso, chiede il lotto e nel giro di due giorni glielo regalano, in comodato d’uso”.
12.50 Prosegue Alfonso Cicero “Il nostro impegno è fatto di atti concreti. Ad Agrigento, i dirigenti che ho licenziato non si stati reintegrati. Fanno ricorsi, con la firma di ex assessori regionali, ma il mio curriculum è chiaro”.
12.44 Cicero tira fuori le carte per parlare delle sue denunce. “Ad Agrigento ho revocato sette lotti ad aziende che dovevano essere cacciate già prima che mi insediassi perchè raggiunte da informative antimafia. Un direttore generale di un ente mi mise in guardia dicendomi che la mafia favarese sparava”.
12.41 La parola passa ad Alfonso Cicero: “Ho subito altre intimidazioni. Feci davanti alla porta, proiettili, messaggi. Ma non li avevo resi noti. In passato sono stato seguito in macchina. Abbiamo fatto più di trenta denunce circostanziate, io e chi mi è stato vicino. I territori delle aree industriali che ho poi gestito, in passato erano stati gestiti da sistemi affaristico-mafiosi”.
12.36 “Abbiamo bisogno in ogni settore dell’amministrazione di uomini della legalità. Io non scelgo gli incarichi sulla base delle amicizie. Sennò non avrei nominato Ingroia. Abbiamo nominato Cicero perché lo ritentiamo una persona competente e perché non vogliamo lasciarlo solo in questo momento in cui gli hanno rafforzato la scorta. Come presidente della Regione voglio segnalare il problema dell’esigenza di una maggiore protezione nei confronti di Cicero”.
12.34 “Se uno fa delle denunce da anni e poi diventa l’uomo di Venturi, l’uomo di Montante e chissà chi… Alfonso Cicero è intanto il commissario nominato dalla giunta regionale che porta avanti la battaglia di moralizzazione antimafia. Per lui parlano dossier grossi così. Che poi sia vicino a Montante credo debba essere considerato un pregio. Perché con Montante Confindustria ha intrapreso un cambiamento nazionale. Poi capisco che ci sono i “punciuti” che si lamentano. La mafia distingue “punciuti” e “avvicinati”. Noi non vogliamo avere a che fare né con gli uni né con gli altri”.
12.30 “Sulle nomine dell’Irsap. La delibera dell’assessore è assolutamente legittima. I problemi delle categorie vanno risolte al loro interno. Noi abbiamo messo chi ci è stato indicato dalle categorie. Noi abbiamo limitato il potere di Cicero, introducendo democrazia nella gestione. Se poi cambieranno i criteri di nomina noi ci dovremo adeguare per legge”.
12.20 Ancora Crocetta: “Lo scontro è con la mafia, che è presente dappertutto. Nella sanità, nella formazione, nella comunicazione, nelle attività produttive. Mettiamoci nei panni di Alfonso Cicero, che ieri, a casa, sua mentre c’erano sua moglie e i suoi figli, ha trovato del materiale esplosivo. Voglio ricondurre la vicenda a una questione di igiene della morale pubblica. Confindustria Sicilia ha intrapreso un’iniziativa di lotta alla mafia che è diventata nazionale. L’abbiamo iniziata a Caltanissetta io e Antonello Montante per buttare fuori Di Vincenzo. È una svolta.Io non vorrei che questa battaglia in Sicilia dove si rischia di più venga considerato uno scherzo o una specie di lobby di potere”.
12.19 Comincia la conferenza stampa vera e propria. Ancora il governatore: “Denunciare pubblicamente è una sorta di assicurazione sulla vita. Io credo che dia una forza incredibile. Non lo faccio certo per protagonismo. L’informazione può avere un ruolo molto positivo”.
12.10 Crocetta smentisce anche il fatto di esser stato lasciato solo dai suoi alleati. “Ma quale abbandonato dalla maggioranza? Se tocchiamo degli interessi certo qualcuno si arrabbia. Il mio stile mi crea molti nemici. Ma faccio un appello alla stampa siciliana. Non si possono accettare commenti anonimi senza responsabilità dei giornali. Io farò una querela al giorno”.
12.05 Spazio anche al ddl Antiparentopoli: “Abbiamo esteso le incompatibilità anche al caso in cui si sia semplicemente socio e anche al caso delle onlus. È una norma generale. Mi pare che tutti i requisiti che ci eravamo proposti rimangano tutti in piedi. Ormai ognuno deve dire da che parte sta. C’è una parte dell’informazione che sta giocando sporco. E vedremo anche che rapporti di parentela ci sono. Io non ho mai detto che la mafia si trasmette geneticamente”.
12.04 “Nei blog commenti anonimi irriguardosi. Io presenterò un esposto alla magistratura. Non possiamo accettare che mentre rischiamo la pelle qualcuno si diverte a sfotterci”.
12.03 “C’è una sconoscenza dei fatti da parte della classe politica. Cosa avremmo dovuto fare? Continuare con la gestione straordinaria?”.
12.00 E’ iniziata la conferenza stampa. “In questo impegno civile non possiamo lasciare solo chi rischia la vita. Le intimidazioni a Cicero non sono mai state rese note così come non sono mai state rese note le denunce che ha fatto. È giusto che i siciliani sappiano. Ed è giusto che gli organi di informazione sappiano da che parte stanno. Non accettiamo di essere messi accanto alla smentita del mafioso”.