ACIREALE – Un intero mese confinato a casa. Attesa di settimane per il tampone e, poi, ancora per l’esito dello stesso. La vicenda di Giovanni, è uguale a quella di tanti rimasti invischiati nelle maglie della gestione della pandemia, negativizzati eppure ancora a casa o comunque in attesa di conoscere il risultato del tampone.
Chiuso in casa trenta giorni
Il 9 novembre, dopo aver accusato dolori alla schiena, Giovanni si sottopone a tampone a pagamento. Risulta positivo, così come la moglie. “Ci siamo messi subito in isolamento fiduciario e abbiamo avvisato il nostro medico di famiglia – ci dice. Solo dopo 17 giorni, giorno 26 novembre, siamo stati chiamati per il tampone dall’Asp”. Lui è ancora negativo, la moglie invece guarisce.
Ancora attese
I giorni passano, ma il risultato del tampone non viene comunicato. “Ho chiamato tutti i numeri di telefono dell’Asp, ma le caselle vocali risultavano spesso piene o non disponibili – continua. Ho inviato i messaggi whatsapp e mi sono rivolto addirittura ai carabinieri”. L’intervento dei quali non è stato necessario, perché Giovanni, con caparbietà, è riuscito a conoscere il risultato del tampone. Comunicato comunque qualche giorno dopo dall’Asp.
La telefonata risolutiva
Giovanni non si dà per vinto e chiama tutti i numeri di telefono disponibili. Compreso il numero verde dell’assessorato regionale alla Salute. “Mi ha risposto una ragazza cordialissima che mi ha letto il risultato – negativo. Lo stesso risultato mi è stato comunicato immediatamente dopo dall’Asp. La cosa più frustrante che nessuno dava alcuna risposta. È stato un incubo” – continua.
Il nodo rifiuti
Come altri in passato, anche Giovanni testimonia di avere ricevuto la telefonata per la raccolta dei rifiuti speciali 30 giorni dopo l’inizio dell’isolamento.