Istituto ippico, lavoratori senza stipendio da 5 mesi - Live Sicilia

Istituto ippico, lavoratori senza stipendio da 5 mesi

Il punto sulla vertenza.

CATANIA – Dipenderebbe da un bilancio lo stallo dell’Istituto Ippico, con i 33 dipendenti che non percepiscono stipendio dall’inizio del 2018. “Se l’Istituto non presenta il bilancio completo, la Regione non può stanziare la cifra per pagarci”, spiegano gli istruttori ippici, in stato di agitazione. “Non possiamo, dobbiamo aver cura degli animali”, chiariscono. Prestiti, interessi da pagare, scoperture bancarie: queste le soluzioni momentanee. Un’attività specialistica, stabilita qui dopo l’unità d’Italia, che si fonda ampiamente sulla passione per i cavalli e sul loro valore sociale ed economico: era una cultura molto radicata, oggi l’istituto potrebbe chiudere.

Un possibile accorpamento con l’Istituto Zootecnico sperimentale di Palermo potrebbe salvare la struttura, ma non mancano le perplessità. Intanto la questione del mancato bilancio, che unifica i due esistenti negli anni scorsi (uno per il funzionamento delle strutture, l’altro per gli stipendi) pesa e coinvolge tutti: la responsabilità è attribuita al dirigente generale Frittitta. “Non voglio attaccare gli enti pubblici”, sostiene il sindacalista Cgil Luigi La Spina, “perché se si guarda alla nostra struttura come a qualcosa di superfluo, responsabili sono i dirigenti degli ultimi anni. Il bilancio non riesce a coprire le spese di animali, lavoratori e strutture, ma si potrebbe risparmiare sulle spese facendoci pagare dalla Regione invece di mantenere un consulente esterno”. Pesa, non a livello personale ma economico, la differenza coi colleghi palermitani: “Noi siamo stati assunti nel 1992 mediante concorso, loro sono qualificati come braccianti agricoli: equipararli a noi comporterebbe per la Regione circa 600 mila euro di spese per l’adeguamento degli stipendi. Peraltro noi percepiamo 1400/1500 euro al mese, ma il dirigente generale intorno ai 15 mila”.

L’ipotesi della chiusura, più probabile dell’accorpamento, andrebbe a coronare un lungo processo di riduzione delle competenze: dalla riduzione delle stazioni di monta –anche a danno degli allevatori-, fino all’impossibilità di tenere sedute di ippoterapia: a beneficio, viene detto, di una struttura privata. “Da anni solleviamo il problema del bilancio, che dovrebbe essere pubblico, ma i vari commissari spostano il problema altrove. Eravamo convinti che con la presidenza di Musumeci le cose sarebbero cambiate, tra l’altro il presidente mostrava una certa simpatia per l’istituto” : così afferma il segretario regionale Uil Luca Crimi. ”La cattiva amministrazione è al centro del problema. Milioni di euro sono stati investiti per rilanciare la struttura, con risultati però molto scadenti: come nel caso della tenuta Ambelia, a Scordia”. Ci vanno di mezzo i dipendenti, come si vede. “Presidenti e consigli di amministrazione devono assumersi le proprie responsabilità: qui si parla di ammanchi di milioni, le ditte fornitrici hanno interrotto i servizi perché non più pagate dall’ente. Ai politici chiediamo una risposta”, prosegue Crimi. Definire la sorte dell’ente sarà fondamentale per i lavoratori: “Sono dipendenti regionali: in caso di chiusura andranno dislocati altrove, oppure si rientrerà nei soliti –non rari- sprechi”. Il problema rientrerebbe nel quadro di un’inefficace collocazione del personale all’interno degli enti regionali: una ridistribuzione permetterebbe d’impiegare più razionalmente anche i fondi europei necessari alla formazione, incrementando prestazioni e possibilità. Da diversi anni la Uil preme in tal senso. “Chiediamo che l’amministrazione decida: chiudere o rilanciare l’Istituto Ippico, ma in ogni caso tutelarne i dipendenti”, conclude Crimi.


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