Kamal, storia di un'ombra con l'anima - Live Sicilia

Kamal, storia di un’ombra con l’anima

Intervista ad un immigrato del Bangladesh
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“Cosa devo fare? Sono straniero…”. E’ la risposta biascicata di Khan Kamal, 36 anni, venditore ambulante, arrivato dal Bangladesh nel 2000, dopo aver raccontato come tre settimane fa è stato aggredito da una banda di ragazzi in pieno centro di Palermo. Cosa deve fare se si sente un’ombra anche in pieno giorno? Se la sua colpa, quando hanno provato a rubare la sua merce in via Cavour, è stata quella di reagire? “Ho il permesso di soggiorno e la licenza – continua – anche se chiamo la polizia, quelli scappano…Prima erano i passanti ad intervenire, gli italiani, ma adesso…” Adesso? “Se ne fregano”. E racconta con difficoltà: “Due sere fa ad un mio amico hanno rotto il carrello col quale trasportava la merce e so pure di un venditore di ombrelli che è stato minacciato vicino al Politeama”. Di storie ce ne sono, insomma. Ma alle ombre spesso non resta altro che subire. Dopo la spedizione punitiva contro un immigrato, che ha portato alla denuncia di due giovani palermitani, la paura serpeggia tra gli ambulanti del centro. Così come la rassegnazione, il senso d’impotenza. Ma esistono zone e zone, così raccontano gli stranieri. “Capita che provino a rubare – dice il vicino di bancarella di Khan Kamal, in Italia da undici anni – ma cosa dobbiamo fare? Lasciamo andare per evitare problemi. E’ ingiusto, siamo in regola e cerchiamo di guadagnarci da vivere, ma non ci conviene reagire”. Più in là c’è un altro giovane del Bangladesh, non ha la licenza, è appena tornato a Palermo dopo aver lavorato per diversi anni in una fabbrica di Brescia: “Se provano a rubare non posso chiamare la polizia…La città è cambiata, inizio ad avere un po’ paura. Prima di trasferirmi a Brescia, una decina di anni fa, lavoravo qui, a Palermo, e non ricordo episodi di violenza”.
Una poliziotta, in pattuglia appiedata con due militari ferma in via Mariano Stabile, sembra confermare il racconto degli stranieri: “Gli immigrati sanno che possono rivolgersi a noi, ma spesso non lo fanno, preferiscono lasciar correre. In effetti ci hanno segnalato la presenza di una banda di giovani che li infastidisce. Tuttavia, registriamo episodi di violenza anche fra stranieri, non tutti sono pacifici”.
Vicino al mercato di Ballarò, in corso Tukory, gli ambulanti sembrano molto più tranquilli, come fosse un altro mondo. “No problema, qua no problema”, così dicono. Raccontano di ragazzini che a volte provano a rubare qualcosa, ma, appunto, sono ragazzini. “Politeama è una cosa, qui è un’altra”, dice tagliando netto un marocchino sulla cinquantina. In che senso? Ci sono più controlli (anche se, a differenza di quanto accade in centro, qui non ci sono pattuglie di vigili, di poliziotti o militari)? “Non lo so, ma qui no problema”. Lo conferma anche un ragazzo bengalese poco più in là: “Mondello, Politeama…diverso…qua no problema”.


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