Incappucciati, freddi e spietati | In azione killer professionisti - Live Sicilia

Incappucciati, freddi e spietati | In azione killer professionisti

A sinistra Mirco Sciacchitano. A destra il luogo dell'omicidio a Falsomiele

L’omicidio di Schiacchitano doveva essere un monito per tutti coloro che non rispettano le regole. Chi, nel mandamento mafioso di Santa Maria Del Gesù, ha dato il via libera alla plateale esecuzione?

PALERMO - LE INDAGINI
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PALERMO – Il raid per ammazzare Mirko Sciacchitano è durato una manciata di secondi. Due o forse tre persone sono arrivate in macchina. Erano incappucciate. Hanno stoppato il disperato tentativo della vittima di mettersi in salvo, forse scavalcando un muretto. Lo hanno afferrato per i pantaloni, scaraventato per terra e crivellato di colpi.

L’omicidio di Schiacchitano doveva essere un monito per tutti coloro che non rispettano le regole. Cosa abbia scatenato la furia omicida resta un mistero, ma la dinamica non lascia dubbi agli investigatori: Schiacchitano è stato ammazzato in un agguato mafioso. Ed è nel mondo della criminalità organizzata che si scava per dare un volto ai killer.

Si parte dalle immagini che mostrano degli uomini incappucciati e dal silenzio che è calato sulla vicenda. Una cappa di “non so”. Nessuno ha visto qualcosa, neppure l’uomo che è rimasto ferito nell’agguato. La prova di forza ha tappato le bocche. A Palermo, dicono gli investigatori, non si sparava così da tempo. Neppure per gli omicidi di Giuseppe Di Giacomo, ammazzato alla Zisa, e Francesco Nangano, in via Messina Marine. Eppure allora si trattava di due boss di spessore eliminati nell’ambito di faide interne per il potere. I killer allora erano stati precisi. Per uccidere Schiacchitano sono stati anche spietati. Lo confermano i due, forse tre colpi – l’autopsia non è stata ancora eseguita – sparati alla testa per essere certi di portare a termine la missione di morte.

Perché Schiacchitano è stato ammazzato e chi ha dato il benestare per l’agguato? Sono questi i due interrogativi a cui devono dare risposte i carabinieri del Nucleo investigativo e i magistrati Sergio Demontis e Luca Battinieri. Il primo fa parte della direzione distrettuale antimafia e ciò conferma il contesto in cui si indaga. Si scava nel sottobosco degli spacciatori che lavorano per conto della mafia, tornata prepotentemente in affari con la droga. Via della Conciliazione, luogo dell’agguato, si trova nella zona fra Falsomiele e Brancaccio, sotto l’influenza del mandamento mafioso di Santa Maria del Gesù. Un mandamento arroccato, geograficamente e culturalmente dove vigono le regole di una mafia arcaica e potente. Un mandamento dove nel 2011 qualcuno aveva accumulato tanto potere da decretare l’omicidio di un capomafia come Peppuccio Calascibetta. Un mandamento dove sono tornati a circolare, dopo avere scontato lunghe condanne, boss della vecchia generazione.


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