PALERMO – “Piero sai…”. Massimiliano Restivo introdusse l’argomento mentre parlavano di mille altre cose. Comprese le difficoltà economiche della vita di tutti in giorni.
“Piero sai, c’è uno che paga ventimila euro per fare questa cosa”. I soldi non bastano. È un tema che toglie il sonno a tantissimi italiani. Nessuno, o quasi, pensa di risolvere i guai economici impugnando una calibro 7.65. La “cosa” da fare, infatti, era l’omicidio di Vincenzo Urso.
Piero non si scompose: “… la faccio io, dice, non ci sono problemi, mi dice questo”. Piero è Piero Erco. Di lui parla Restivo, che nel frattempo è diventato collaboratore di giustizia.
Dalle pagine giudiziarie della provincia palermitana emerge una storia di “normale” brutalità mafiosa. Erco è indagato per il delitto commesso ad Altavilla Milicia nel 2009. Assieme a lui sotto inchiesta ci sono i mandanti – Francesco e Andrea Lombardo, padre e figlio, entrambi oggi pentiti – e Luca Mantia, l’uomo che avrebbe accompagnato Erco sul luogo dell’omicidio.
Chi è il killer? Di lui fino a pochi giorni fa si sapeva che ha 56 anni, è napoletano ma da decenni vive a Trabia, e dallo scorso settembre è detenuto per un’estorsione aggravata dal metodo mafioso. Assieme ad un’altra persona, Antonio Teresi, sarebbe andato a chiedere il pizzo al gestore di un lido balneare. Teresi è il solo ad avere precedenti per mafia.
Se davvero hanno ragione i pentiti, ed Erco è un killer che ha agito per denaro, quello di Urso è l’unico omicidio che commesso? Pubblici ministeri e carabinieri stanno lavorando attorno a questo interrogativo in un territorio segnato da decine di vecchi delitti di mafia irrisolti.
Erco non avrebbe avuto alcun ripensamento. Restivo racconta di avere testato la sua fermezza: “Gli dico, Piero ma sei sicuro? Ma stai tranquillo, 100 per cento mi fa a me”. Nessun ripensamento, solo freddezza. La stessa freddezza che gli avrebbe consentito di non andare nel panico quando la pistola si inceppò provocandogli un taglio alla mano e il silenziatore non funzionò.
Se davvero Erco ha ucciso Urso c’è un killer in meno in libertà. Altri, invece, restano in circolazione anche a Palermo, dopo avere ammazzato Davide Romano, Giuseppe Calascibetta, Francesco Nangano, Giuseppe Di Giacomo e Giuseppe Dainotti.