CATANIA – In fondo l’unità operativa di Rianimazione del Garibaldi di Catania porta il nome di Antonella Caruso, la giovane donna che nel 2003 diede alla luce la piccola Ylenia mentre era in coma. Quel nome è il simbolo del miracolo, della speranza, della possibilità di guarire anche a un passo dalla morte. In un letto di quel luogo dove si sente forte l’odore di alcol e disinfettante, giace una giovane adolescente di appena 14 anni. E’ stata ricoverata al Garibaldi il 22 agosto: un’alba tragica. Si è svegliata tra le urla di sua sorella e non ha avuto il tempo di aprire gli occhi che ha sentito il dolore atroce dei fendenti inferti dal padre. Il suo sangue sulle lenzuola. Il suo sangue, così raro, che ha mosso e commosso i siciliani. Un poplo, il nostro, che ha stupito per la grande prova di solidarietà dimostrata. Le sue ferite, quelle fisiche, molto lentamente sembrano rimarginarsi. La guarigione dell’anima avrà un altro percorso.
Oggi a stringerle la mano è arrivata Lucia Borsellino. Un semplice tocco, una parola di conforto, forse un sorriso. A far sapere della visita speciale alla giovane paziente è una nota diffusa dallo stesso nosocomio. L’assessore regionale alla Sanità è stata accompagnata dal Direttore generale del Garibaldi, Giorgio Santonocito. Appena uscita dalla sala degenza Lucia Borsellino non ha nascosto la sua “emozione” e si è stretta in un abbraccio con il Direttore dell’unità operativa di Rianimazione, Sergio Pintaudi. L’assessore, inoltre, – così come si legge nel comunicato stampa – si è intrattenuta con l’equipe medica e psicologica del reparto, ed ha chiesto informazioni sulle condizioni della ragazza e sulle capacità di recupero. “Certe vicende – ha detto la Borsellino – incidono inevitabilmente nel cuore di ognuno di noi e non dovrebbero mai accadere. Quando però succedono ci sono professionisti che sanno intervenire con la sensibilità e la professionalità necessaria”.