Una squillo di sedici anni provoca sgomento e riflessioni che sferrano un pugno al bassoventre. L’età traccia il discrimine di una perdita irreparabile dell’innocenza. Attribuiamo ai sedici anni sogni, costruzioni bellissime, letture gaudiose (quando va bene) e tanta bonaria leggerezza, con la nostalgia di averli divorati in fretta. Sentire le cronache del sesso minorenne, nel deserto della comunicazione e degli affetti, percuote una zona dei sentimenti individuali e collettivi, esposta a improvvisa nudità.
Ma non è tutto qui lo scandalo dei corpi e delle anime venduti e comprati: a Palermo (e non solo) si tratta di moneta corrente. Quanti anni avranno le giovanissime nigeriane della Favorita, per esempio? Perché in loro non riusciamo a scorgere le stimmate della sofferenza umana? Perché la nostra giusta amarezza si ferma sulla soglia della carta d’identità?
Ben venga lo sgomento per questa fanciulla in fiore perduta, sperando che un giorno possa ritrovarsi. Ma poi abituiamoci a guardare con occhi diversi tutte le donne che, per vezzo maschile e copia e incolla femminile, chiamiamo purtroppo “buttane”.